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La Repubblica Rassegna Stampa
11.06.2022 Ucraina: Aiuto, stiamo perdendo
Analisi di Corrado Zunino

Testata: La Repubblica
Data: 11 giugno 2022
Pagina: 12
Autore: Corrado Zunino
Titolo: «Kiev: 'Aiuto, stiamo perdendo'. I russi cambiano nome a Mariupol»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 11/06/2022, a pag. 12, con il titolo "Kiev: 'Aiuto, stiamo perdendo'. I russi cambiano nome a Mariupol", l'analisi di Corrado Zunino.

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La guerra in Ucraina non è mai scesa d’intensità e nelle ultime ore, in una graduale assuefazione mondiale, i bombardamenti sono cresciuti ancora. Succede alla vigilia delle svolte importanti. Il Donbass tutto è un’area di martirio: «Ormai la battaglia è concentrata sul fronte, è uno scontro di artiglieria », dice il numero due dell’intelligence militare ucraina, Vadym Skibitsky. E il bollettino quotidiano della polizia del Donetsk certifica dieci assalti russi, sette insediamenti bombardati, ventidue palazzi distrutti. «Vogliono il completo controllo dell’Est», spiega, ancora, il comando ucraino. Vogliono accerchiare le truppe nemiche. Ecco, i proiettili lunghi un metro sparati senza respiro nell’altra regione orientale — il Lugansk — hanno centrato Lysychansk, Ustynivka, Toshkivka, Zolote, Hirske. A nord dei cinque centri c’è Severodonetsk, un nome già da consegnare ai libri di storia. La guerra è diventata solo la prima linea e, ad Est, l’intelligence di Kiev ammette che si sta perdendo. «Stiamo cedendo proprio sull’artiglieria, tutto ora dipende da quali armi l’Occidente ci dà». Il presidente Volodymyr Zelensky prova a sollevare il morale delle truppe e dei civili dicendo una cosa che è vera, «le forze ucraine stanno tenendo duro», ma sa bene che a Severodonetsk si decide il destino delle regioni orientali e il parallelo con il finale di Mariupol — città circondata, affamata, vinta — fa capire che il tempo che resta per tenere l’Est è davvero poco. La paura di Zelensky, e di tutta l’Ucraina, è che se prende le regioni orientali un Putin che non ha mai detto una parola di tregua, riproverà da lì l’attacco al cuore dell’Ucraina. Tenterà dal Donbass quello che non gli è riuscito da Gostomel e da Odessa. «Il presidente della Russia farà tutto quello che gli sarà permesso di fare, l’unica trattativa possibile per noi è difenderci con le armi», ripete Vitaly Kim, il governatore della regione di Mykolaiv, tornata, a sud, sotto un tiro costante.

Un motivo di conforto per le fragili difese nazionali è che anche questa seconda ondata di soldati russi, recuperati da tutte le aree della nazione-continente, è stanca. Per dire,i generali hanno ritirato le restanti truppe di etnia Buryat, siberiane, proprio da Severodonetsk: è la brigata accusata di aver compiuto i massacri a Bucha. Sì, la guerra torna a crescere d’intensità anche fuori dal Donbass. A Kharhiv: una minore quantità di colpi, più precisi. A Dnipro: sei morti. E qui a Mikolayv, dove dalla campagna i russi ieri hanno martellato percinque ore consecutive, dalle 16 alle 21, mandando in fiamme quattro silos pieni di grani in porto. Nei dintorni, però, e anche nella regione di Zaporizhzhia l’esercito invasore non riesce ad avanzare. Sul territorio che ha conquistato, il famoso venti per cento di Sud-Est, Putin sta già costruendo una Nuova Russia. Il Comando Sud ucraino conferma che a Kherson a breve ci saràun nuovo referendum popolare sull’annessione. «Al posto degli amministratori locali, arrestati, i russi hanno nominato esponenti per procura, come nel 2014 a Donetsk e Lugansk «, scrive la diplomazia americana. «Il sindaco di Kherson è stato sostituito con un filorusso pregiudicato ». A Kherson, però, mancano acqua potabile e farmaci, così come la Mariupol conquistata rischia unacrisi di colera. Per ora le forze occupanti hanno risposto smantellando la scritta a inizio città, “Mariupol” appunto. Dopo aver chiamato per un giorno Voroshilovgrad il capoluogo Lugansk, ora starebbero per riportare la città martire al suo toponimo sovietico, Zdanov, quell’Andrej Zdanov che fu a capo della Cultura sotto Stalin e fustigò Achmatova, Prokofev e Shostakovic. Era nato aMariupol e dal 1948 al 1989 la città si chiamò con il suo cognome. L’Onu ora dice che la condanna a morte dei prigionieri britannici «è un crimine di guerra». Ma con il rublo moneta imposta, i dirigenti scolastici convocati per cambiare libri di storia e lingua insegnata (hanno detto “sì” in due), la Russia ha avviato la deucrainizzazione dell’Ucraina.

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