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Il Foglio Rassegna Stampa
10.06.2022 Woody Allen contro la cancel culture, 'fase passeggera di stupidità'
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 10 giugno 2022
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «Woody Allen contro la cancel culture, 'fase passeggera di stupidità'»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/06/2022, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo "Woody Allen contro la cancel culture, 'fase passeggera di stupidità' ".

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Perché la cancel culture mette a rischio la libertà di parola - Barbadillo

Roma. Woody Allen parla di cancel culture (ne è stato più volte vittima in questi due anni, fra libri e contratti cinematografici cancellati). L’86enne regista americano la considera un ridicolo fenomeno dello Zeitgeist. “Credo che questa sia una fase passeggera di stupidità e che le generazioni future ne rideranno perché è tutto imbarazzante”, ha detto Allen, in un’intervista alla rivista Playboy. Allen ha anche paragonato la cancel culture alla “caccia alle streghe anticomunista del senatore McCarthy… E prima di allora, c’erano momenti in cui si volevano bandire autori come James Joyce”. Nei giorni scorsi, anche un altro mostro sacro del mainstream culturale ha parlato contro la cancel culture. “Molti artisti sono preoccupati di dire la frase sbagliata su Twitter o di essere cancellati, è una specie di stalinismo bizzarro”, ha detto il regista David Cronenberg. La Oxford University Press è un’istituzione prestigiosa (ha pubblicato il primo libro nel 1478) e raramente attira polemiche. Un nuovo titolo, tuttavia, sta creando scandalo.

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Woody Allen

“Gender-Critical Feminism” di Holly Lawford-Smith, professoressa di Filosofia politica all’Università di Melbourne, è oggetto di petizioni contro la pubblicazione. Autori, editori, revisori e traduttori della corazzata editoriale britannica si oppongono a che Oxford faccia uscire il suo libro, perché l’autrice crede che ci siano due sessi biologici e mette in discussione l’esistenza dell’“identità di genere”. Ma Oxford per ora tiene all’offensiva. Certo, le notizie che escono non sono buone. Il quadro di Paul Cézanne “The Negro Scipio”, capolavoro giovanile dell’artista francese, sarà esposto alla Tate Gallery di Londra ma dopo avergli cambiato nome (solo Scipio). A Londra il Globe Theatre, il più antico e famoso della capitale, ha appena messo un avviso censorio al “Giulio Cesare” di William Shakespeare. In Francia, “Il Negro del narciso” di Joseph Conrad è stato ribattezzato, spingendo il grande critico letterario Pierre Assouline a chiedersi sull’Express: “Chi oserà cancellare l’opera completa di Faulkner a partire da ‘Assalonne, Assalonne!’?”. Ma se è vero che sempre più artisti importanti stanno parlando contro i risvolti comici della identity politics e annessa censura, allora forse è vero che potrebbe essere una moda passeggera. In fondo, anche il maccartismo evocato da Allen è finito.

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