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La Nazione Rassegna Stampa
08.06.2022 Il medico che non uccise Hitler
Commento di Roberto Giardina

Testata: La Nazione
Data: 08 giugno 2022
Pagina: 12
Autore: Roberto Giardina
Titolo: «Il medico che non uccise Hitler»
Riprendiamo da NAZIONE/RESTO del CARLINO/IL GIORNO di oggi 08/06/2022, con il titolo "Il medico che non uccise Hitler" il commento di Roberto Giardina.

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Roberto Giardina

I was Hitler's doctor, not his murderer
Carl Otto von Eicken

Se avesse affondato il bisturi di un paio di millimetri, avrebbe salvato il mondo. Invece, il 23 maggio del 1935, il chirurgo compì un´operazione perfetta, salvò la voce e la vita al paziente Adolf Müller, in realtà il Führer, Adolf Hitler. Lo specialista Carl Otto von Eicken, uno dei migliori in Europa, se ne vantò in una lettera in ottobre con la cugina Marienchen, Marietta, aggiungendo che era obbligato all´assoluta discrezione. La vanità fu più forte. La lettera è stata ritrovata dal suo bisnipote Robert Doepgen, 21 anni, e viene pubblicata dalla “Neue Zürcher Zeitung”, il quotidiano di Zurigo. Von Ecken per qualche istante ebbe il potere di cambiare la storia del XX secolo, ma preferì restare fedele al dovere di medico. “Dovevo prepara una ricerca universitaria su Theo Morrel, il medico di Hitler, personaggio noto, che gli forniva droghe e sonniferi, ma c´erano poche nozizie sul mio bisnonno, in famiglia si sapeva solo che aveva curato il Führer. Era stato un nazista, o aveva compiuto solo il suo dovere di medico? Cominciai a cercare nei cassetti di famiglia, aiutato da mia madre, e abbiamo trovato molte lettere.” Ma poche risposte ai molti dubbi. Von Eicken era nato a Amburgo nel 1873, in una famiglia dell´alta borghesia, agiata grazie al commercio del tabacco. Studiò medicina a Kiel e a Basilea, nel 1922 fu chiamato alla Charitè l´ospedale di Berlino come otorino, e visse nella capitale, in una lussuosa villa a Dahem, il quartiere delle dive, dalla Repubblica di Weimar al nazismo, e rimase al suo posto anche nella Ddr comunista. Non si interessava alla politica, commenta il bisnipote. Hitler soffre di raucedine nella primavera del ´35, e la voce è il suo strumento di potere. “E´ un grande attore, scrive lo storico Thomas Wewbwe, e con la voce seduce le folle, le parole non contano”. E lo sa bene, nel “Mein Kampf” ha scritto che la voce è più importante della scrittura. Von Ecken è chiamato per un consulto il 15 maggio. Hitler è ipocondriaco, scrive il medico, teme di morire giovane, e ha paura di avere un tumore come il Kaiser Friedrich III, che perse la voce per un intervento alla gola e morì per un cancro alla tiroide (nel 1888). Il chirurgo spinge la vanità fino a riportare alla cugina il dialogo con il Führer. “Ha solo un polipo alle corde vocali”. “Può operarmi?” “Anche domani” “Ma devo tenere un discrso importante tra qualche giorno.” “Dopo l´intervento dovrà stare a riposo. Rinviamo l´intervento,” lo rassicura e lo convince. Gli asporterà un polipo di circa un centimetro. La voce del Führer tornerà forte e chiara. Era un nazista? Si chiede il pronipote, ingenuo e preoccupato. Prima di affidare il Führer al suo bisturi, la Gestapo avrà controllato la fedeltà del professor von Ecken. Di certo non era sospetto, ma non sembra che fosse iscritto al partito, o almeno non sono state trovati documenti. L´otorino si iscrisse alla associazione dei medici nazisti solo nel ´42. Nei diari, Joseph Goebbels, il ministro alla propaganda, parla con entusiasmo di lui. E lo consulta a sua volta. E von Ecken curerà anche Göring. Nel ´35, non si poteva prevedere la guerra e la Shoah, l´uccisione di milioni di ebrei, ma von Ecken continuerà a visitare Hitler più volte. Viene invitato come ospite d´onore ai congressi del partito. Il Führer lo chiama quando crede di aver ingoiato una spina, e il chirurgo lo opererà ancora per un polipo in piena guerra. E viene chiamato anche dopo il fallito attentato del 20 luglio 44. La bomba ha leso un timpano di Hitler. E on Ecken visita il Führer negli ultimi giorni nel ´45, nel Bunker di Berlino. “Forse il mio bisnonno poteva almeno fargli perdere la voce, senza ucciderlo”, commenta Robert. Un Führer muto avrebbe perso il potere, il bravo chirurgo von Ecken avrebbe salvato milioni di vite umane. Dopo la guerra, von Ecken venne interrogato da ufficiali americani e sovietici, durante il processo di denazificazione. Gli chiesero se fosse antisemita, e lui negò sempre con tutte le sue forze. Il colonnello russo gli chiese ancora: “Non ha pensato per un istante a uccidere Hitler?” “Sono un medico, non un assassino”, rispose. Un bravo medico salva il suo paziente, anche se è un mostro. Non se ne pentì fino alla morte, nel 1960.

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