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La Repubblica Rassegna Stampa
02.06.2022 Petro Poroshenko: 'Putin come Hitler nel 1939'
Intervista di Emanuele Lauria

Testata: La Repubblica
Data: 02 giugno 2022
Pagina: 15
Autore: Emanuele Lauria
Titolo: «'Nel 1939 nessun leader di partito avrebbe incontrato Hitler'»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 02/06/2022, a pag.15, l'intervista di Emanuele Lauria dal titolo "Nel 1939 nessun leader di partito avrebbe incontrato Hitler".

L'ex presidente ucraino Poroshenko accusato di tradimento, al momento si  trova fuori dal Paese – Strumenti Politici
Petro Poroshenko

Benedice la linea dura di Biden e Johnson contro Putin, loda il governo di Mario Draghi per il sostegno allo status dell’Ucraina come Paese candidato a entrare nell’Ue e liquida Matteo Salvini che voleva volare a Mosca: «Gli domando solo una cosa: secondo lui, nel ‘39, Chamberlain avrebbe chiesto un incontro a Hitler?».

Petro Poroshenko è l’imprenditore che ha guidato l’Ucraina prima di Zelenski: a Rotterdam è stato uno degli ospiti d’onore del congresso del Partito popolare europeo, che ieri si è concluso con l’intervento della presidente della Commissione Ue Ursula Von der Leyen e con l’elezione dei vicepresidenti, fra cui il coordinatore di Fi Antonio Tajani. Dopo l’annuncio di nuovi aiuti militari all’Ucraina, la Russia ha minacciato nuovamente dure reazioni. Quanto è forte il rischio di un’escalation nucleare? «Sono certo che sia un ricatto. La Russia ha ricevuto messaggi molto forti dall’Ucraina e dall’Europa. Davanti a un’aggressione come quella di Putin la reazione non può che essere decisa. La lingua giusta è quella di Johnson, di Biden: non bisogna credere al presidenterusso, non bisogna fidarsi. E allo stesso tempo non occorre aver paura. Solo un Occidente forte e unito può far pressione su Putin perché non vada avanti».

Matteo Salvini prova a dimenticare il suo passato di fan di Putin. Glielo  ricordiamo noi - L'Espresso
Salvini a Mosca con la maglietta di Putin

Si è molto discusso dei benefici degli accordi di Minsk, raggiunti quando lei era presidente. «Su Minsk sono arrivate una pioggia di critiche ma fu uno strumento per fermare la guerra nel 2014, per salvare vite e per proteggere il Paese: guarda caso dalla notte del 24 febbraio, dall’inizio delle ostilità, Minsk non lo discute più nessuno».

Quanto è importante per l’Ucraina l’ingresso nell’Unione Europea? «È una questione cruciale per l’Ucraina e per gli ucraini. E anzi ringraziamo Draghi per ilsostegno allo status di Paese candidato a entrare nell’Ue. Il nostro ingresso è nel nostro interesse come nel vostro. L’Ucraina è il Paese più euroentusiasta d’Europa, saremo una iniezione di consenso che farà bene anche all’Unione».

Sulla strategia dell’invio alle armi, in Italia, ci sono segnali di dissenso. «L’invio di armi italiane in Ucraina è importante per Kiev ma soprattutto è di vitale importanza per il vostro Paese poiché è un investimento sulla sicurezza dell’Europa: più armi riceveremo e prima arriverà la pace sul Continente».

Che ne pensa del progetto del leader italiano della Lega, Matteo Salvini, di andare aMosca per incontrare Putin? «Domando solo una cosa a Salvini: secondo lui, nel ‘39, Chamberlain avrebbe chiesto un incontro a Hitler? Putin è un criminale di guerra, su di lui pende la responsabilità di uccisioni e stupri di donne e bambini, davvero ci si vuole sedere al tavolo a discutere con lui? Putin sa dialogare solo con i suoi subalterni, davvero i vostri politici vogliono avere lo stesso ruolo di un Lukashenko qualunque? Mi faccia aggiungere una cosa».

Dica. «Io credo che il vostro governo, con Mario Draghi, abbia finalmente abbandonato l’illusione di poter garantire la sicurezza europea grazie ad un rapporto personale con Putin. E questo è sicuramente un bene».

Come si può arrivare a un vero negoziato di pace? «Non c’è Paese più del nostro, afflitto da terribili perdite, che non voglia la pace. Ci si può sedere al tavolo con Putin. Ma bisogna dividere l’agenda dei negoziati in due parti: nella prima mettete il cessate il fuoco, il ritiro delle truppe e l’assistenza umanitaria con la liberazione degli ostaggi. Dopo, solo dopo, si può discutere di tutto il resto».

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