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Diego Gabutti
Corsivi controluce in salsa IC
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Periscopio 02/06/2022
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 02/06/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.

In preghiera e digiuno per la pace in Ucraina - Azione Cattolica Italiana

La pace ridotta a ideologia, intesa come rifiuto sistematico del ricorso alla forza anche quando il diritto lo comandi e la necessità lo consigli è soltanto depravazione morale, masochismo infetto, una sozza impostura. Guido Ceronetti, Pensieri del tè.

Sono tornate le bandiere arcobaleno, e con loro il segreto di Pulcinella del pacifismo italiano: l’amore per il tiranno. Pierpaolo Albricci, Italia Oggi.

Nel tentativo dei russi di sterminare gli ucraini c’è un’aggravante rispetto al genocidio Tutsi perpetrato dagli Hutu in Ruanda: gli aggrediti, questa volta, non devono trovare riparo dai machete aerei russi ed escogitare nuovi modi per respingere l’invasore, ma sono anche costretti ad ascoltare i surreali appelli ad arrendersi a mani alzate o a rinunciare a una fetta della propria indipendenza. Il paradosso è che non si tratta di appelli alla resa lanciati dai russi, i quali invece continuano imperterriti a bombardare i civili, ma sono appelli alla capitolazione a cura dei volenterosi complici di Putin in giro per l’Europa e di stanza nei reggimenti dell’operazione speciale televisiva di La7, Rete4 e un pezzo della Rai. Christian Rocca, Linkiesta.

La letteratura russa mi ha [sempre] atterrito. Ancora oggi inorridisco di fronte a certi racconti di Gogol’, così come di fronte a quel che scrive Saltykov-Scedrin. Preferirei non conoscere il loro mondo, non sapere che esiste. Kazimierz Brandys (Milan Kundera, Un Occidente prigioniero).

Per oltre un mese il premier ungherese Viktor Orbán ha tenuto sotto scacco ventisei Paesi teoricamente allineati sull’idea di procedere sulle sanzioni al petrolio russo. Si è parlato molto di spaccatura dell’Europa. Ma non è spaccata un’Unione in cui ventisei stati che rappresentano circa 350 milioni di cittadini sono d’accordo e uno solo, che ne rappresenta meno di dieci, per giunta attraverso un sistema di governo apertamente autoritario, si oppone, reclamando benefici e concessioni. Nathalie Tocci, La Stampa.

Giovane libertario, affratellato ai radicali di Marco Pannella, studente coi soldi di George Soros, Viktor Orbán combatte la dittatura comunista al suo tramonto e oggi, dopo essere andato a sbattere contro l’Europa, le sue ricette, anche le sue cecità, si rinserra dentro i confini, anima il sovranismo più becero, inaugura la democrazia illiberale, rinfocola un nazionalismo anche molto parassitario (cioè coi soldi comunitari). Mattia Feltri, HuffPost.

Abuso di potere, mitigato dal consenso popolare: ecco l’ideale della nostra democrazia. Leo Longanesi, Una vita.

Il generale Fabio Mini ha scritto sul Fatto quotidiano che «la Russia ha preso molti abbagli in questa guerra e il primo è stato quello di cedere alla provocazione». Affermazione che se fosse una battuta sarebbe fantastica e avrebbe potuto anche sembrare vagamente ispirata al mafioso di Johnny Stecchino (quello secondo il quale la piaga della Sicilia, come purtroppo ben sappiamo, è il traffico). In ogni caso, non c’è motivo di preoccuparsi. Per quanto riguarda gli altri abbagli, assicura Mini, la Russia «ha già rimediato manovrando sul terreno e sul piano geopolitico». Francesco Cundari, Linkiesta.

A Mosca considerano [Salvini] un ingrato. E non solo per i finanziamenti. Anche i russi, forse più di noi, ricordano i suoi grotteschi eccessi di devozione. Quando disse per esempio: «Se devo scegliere tra Obama e Putin scelgo Putin tutta la vita». E poi: «Ne avessimo di più come Putin sulla faccia della terra». Ancora: «Cedo due Mattarella in cambio di mezzo Putin». Infine: «Farei a cambio e porterei Putin nella metà dei Paesi europei malgovernati da presunti premier eletti». Francesco Merlo, la Repubblica.

Dopo un approfondito giro di telefonate tra quelli che contano nella Lega, il cronista appunta due cose. La prima è l’ossessiva, quasi paranoica, richiesta di «riservatezza» e di informalità dei colloqui perché «chi si mette sotto i riflettori rischia di essere impallinato». E già questo dà l’idea del clima lì dentro. La seconda: se Giorgetti, Zaia, Fedriga e giù pe’ li rami potessero spingere un pulsante per sbarazzarsi della leadership di Salvini, lo premerebbero in un secondo. Ma il pulsante [al momento] non c’è. Alessandro De Angelis, HuffPost.

[Truffe?] Le truffe ci sono in ogni campo. Se uno passa col rosso dai una multa a chi passa col rosso, non è che blocchi tutte le automobili. Sono un tifoso del Superbonus, dei lavori e dei cantieri. Matteo Salvini.

Ha fatto scalpore la posizione del presidente Draghi che al Parlamento Ue ha criticato il Superbonus. Giuseppe Conte, Sole 24ore.

L’inflazione è una tassa occulta e regressiva (colpisce i più deboli). La cosa curiosa è che ce la siamo, almeno in parte, autoprodotta con l’infernale meccanismo del [Superbonus] 110 per cento (33 miliardi per mettere a posto l’1 per cento del patrimonio abitativo). Senza conflitto d’interesse tra cliente e fornitore (tanto paga un terzo, il contribuente) i prezzi semplicemente esplodono. Ferruccio De Bortoli, CorSera.

Quando hanno mandato Slansky [segretario del pc cecoslovacco, condannato a morte nel 1951] al patibolo, lui ha scritto una poesia, complimentandosi con loro per avercelo mandato... Si perdeva in ossequi per Stalin, il più grande assassino della storia, inventando persino «una bambina estasiata»: Poi Stalin vide una bambina / e le sorrise dolcemente... Jan Zabrana, Tutta una vita.

L’orrore di Bucha e Mariupol? E allora i bombardamenti Nato a Belgrado? Luciano Canfora, repubblica.it.

Mentre Moni Ovadia considera una messa in scena le stragi, un Michele Santoro in piena senilità urla [agli ucraini] «Fermatevi!» Domenico Cacopardo, Italia Oggi.

Il fascismo degli antifascisti non fa meno paura di quello dei fascisti. Roberto Gervaso.

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Diego Gabutti

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