Elezioni israeliane nel mirino Se gli israeliani si limitano a morire non vale neppure la pena di parlarne!
Testata: Famiglia Cristiana Data: 17 gennaio 2003 Pagina: 14 Autore: Giulia Cerqueti Titolo: «Israele, la caduta del falco Sharon»
Le elezioni non ci sono ancora state ma Famiglia Cristiana "prevede", quasi avesse la sfera di cristallo, "la caduta del falco Sharon" .
E’ d’obbligo rilevare come nella terminologia usata da questo settimanale e da molti quotidiani di sinistra è costante l’abbinamento della parola "falco" - in senso dispregiativo - al nome del primo ministro Tempi duri si profilano per il Likud, il partito del premier israeliano Ariel Sharon. Gli scandali su presunti casi di corruzione e su finanziamenti illeciti che Sharon avrebbe ottenuto attraverso i figli Omri e Ghilad da un uomo di affari sudafricano, per la campagna elettorale del 1999, hanno fatto sentire il loro peso. Alla vigilia delle elezioni per il rinnovo dei 120 seggi del Parlamento (Knesset) – fissate per il 28 gennaio – il partito del Falco ha subito un crollo dei sondaggi, pur rimanendo in testa alla classifica dei favoriti. A beneficiare della crisi del Likud, più che il partito laburista di Amram Mitzna, sarebbero soprattutto le formazioni minori: lo Shinui, partito di centro laico, l’ultraortodosso Shas e il blocco dei partiti di estrema destra denominato Unione nazionale L’articolo, molto breve e concentrato esclusivamente sulle elezioni israeliane, rivela una evidente antipatia per il "falco" Sharon, ma riteniamo ancor più scorretta la mancanza di informazione sul terribile attentato che ha colpito Israele il 5 gennaio: ventitre persone sono rimaste uccise nel centro di Tel Aviv ed altre centoventi sono state ferite quando due kamikaze palestinesi si sono fatti esplodere.
Un fatto di sangue gravissimo avvenuto in un momento politico molto delicato per Israele, così prossima alle elezioni.
Eppure l’attenzione della giornalista è catturata soltanto dai presunti scandali elettorali del "falco Sharon" e non dedica all’attentato neppure un breve cenno.
Sorge spontanea una domanda: non sarà per caso – come suggeriva Paolo Mieli in una trasmissione televisiva – che questo "disinteresse/amnesia" che ha colpito l’opinione pubblica e i giornalisti dipenda dalla mancata risposta israeliana al feroce attentato?
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