Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 30/05/2022 a pag.6 con il titolo "I ceceni: 'Presa Severodonetsk'. Zelensky tra i soldati a Kharkiv" il commento di Stefano Ciardi.
Volodymyr Zelensky
Tagliate le arterie che correvano sopra il fiume Seversky Donec, le evacuazioni da Severodonetsk sono diventata impossibili e le comunicazioni sempre piu fragili. Dopo vari tentativi, Michail, uno dei volontari rimasti nella città assediata, risponde al telefono: «La situazione al rifugio è molto difficile - racconta l'uomo -. Negli ultimi giorni sono arrivati tantissimi feriti e la notte scorsa una donna è morta. Non siamo riusciti a salvarla». Dopo un assedio che dura da settimane, troppo difficile dire cosa potrebbe succedere a quella che di fatto è l'ultima roccaforte di Kiev nel Lugansk. L'esercito fedele al presidente Volodymyr Zelensky non nasconde le sue difficoltà nel contenere le truppe nemiche: i comandanti osservano i soldati russi che divorano lentamente una dopo l'altra le città ucraine ancora libere, mentre dall'altra parte, Ramzan Kadyrov, capo della Repubblica cecena, si attesta la vittoria sugli ucraini nella città di Severodonetsk. Notizia smentita da Kiev, che parla soltanto di situazione delicata. Michail è ancora lì, nella città sotto assedio e sostiene che fino a ieri «i soldati ucraini erano nei paraggi del centro per gli aiuti umanitari».
Poi la comunicazione cade. Il volontario non riceve più messaggi tramite internet. Forse un nuovo bombardamento ha danneggiato le comunicazioni. L'unico dato certo è che più di diecimila civili sono intrappolati a Severodonetsk in mezzo ai combattimenti tra milizie cecene e soldati ucraini. La vera battaglia per la città si sta consumando adesso ed è impossibile sapere con certezza se e quanto potranno resistere le postazione di Kiev. I soldati ucraini che si ammassano verso il fiume che li divide dai russi, da giorni fanno cenno di vittoria, ma nell'aria c'è già la sensazione che dal comando centrale si stia pensando ad una ritirata strategica. Sul fronte del Donbass adesso sono arrivati anche dall'Italia gli FH70, obici che possono sparare 3 colpi al minuto e hanno una gittata che supera i 25 chilometri di distanza. Ma i russi sono molto più vicini alle città più importanti del Donbass e quello che vogliono gli ucraini sono armi a lungo raggio, come quelle usate da Mosca per distruggere un magazzino di armamenti nella regione di Dnipro. Nella battaglia dell'informazione, Kiev ha inviato alla stampa un comunicato in cui si vanta di aver distrutto il 30% dei carri armati russi usati per l'invasione, più di 1300, costringendo il nemico ad utilizzare modelli di epoca sovietica molto meno tecnologici di quelli che hanno permesso al Cremlino di avanzare su tutti i fronti nelle ultime settimane. Nel frattempo, a Kharkiv, il presidente Zelensky si è recato a visitare le truppe che hanno liberato i villaggi rimasti sotto occupazione russa: «Orgoglioso di chi difende il Paese», ha dichiarato il presidente, che mai dall'inizio del conflitto aveva lasciato Kiev, soprattutto per andare in visita ad Est, in una delle città più vicine alla Russia.
«Le condizioni nel Donbass sono indescrivibilmente difficili», ammette Zelensky da Kharkiv. I russi infatti avanzano nell'Est, mentre a Sud consolidano l'occupazione nelle città già conquistate. La regione di Kharkiv, per lo più liberata dalla presenza russa, continua a essere presa di mira dai missili di Mosca. Bombe sono state lanciate anche oggi sulla seconda città dell'Ucraina, a soli 40 km dal confine con il territorio russo. Il presidente ha licenziato il capo della sicurezza locale per «non aver fatto il suo lavoro nel difendere la città». Secondo le autorità locali infatti 2.229 abitazioni sono state distrutte: «Ripristineremo tutto, le ricostruiremo, le riempiremo di vita. A Kharkiv e in tutte le altre città e i villaggi dove è arrivato il male», ha promesso il leader ucraino in un video della visita su Telegram. I russi, ha insistito, «non hanno alcuna chance. Ci batteremo e vinceremo».
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