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La Stampa Rassegna Stampa
29.05.2022 Per i prigionieri dell'Azovstal un processo farsa
Commento di Anna Zafesova

Testata: La Stampa
Data: 29 maggio 2022
Pagina: 15
Autore: Anna Zafesova
Titolo: «Per i prigionieri dell'Azovstal processo (farsa) stile Norimberga»

Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 29/05/2022, a pag. 15, con il titolo "Per i prigionieri dell'Azovstal processo (farsa) stile Norimberga", l'analisi di Anna Zafesova.

E' Putin a dover temere un processo in stile 'Norimberga', peccato che nessuno glielo ricordi nei nostri Talk Show !

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Anna Zafesova

Lyudmyla Denisova Archives - KyivPost - Ukraine's Global Voice
Lyudmyla Denisova

Botte sulle dita e sulle ferite aperte, con il calcio del fucile. Pinze. Elettroshock. Strangolamenti. «Le donne militari catturate prigioniere vengono costrette a compiere atti sessuali», denuncia asciutto il report della commissaria per i diritti umani di Kyiv Lyudmyla Denisova sui prigionieri ucraini detenuti nelle carceri di Donetsk, Taganrog e Voronezh. Un accanimento particolare viene riservato ai membri del battaglione Azov, che si sono consegnati dopo due mesi e mezzo di resistenza a Mariupol. Ma anche militari di altri reparti vengono sottoposti a torture fisiche e psicologiche: molti prigionieri hanno riferito alla missione umanitaria venuta a verificare le loro condizioni che vengono stipati in venti in celle da 2-3 posti, ricevono pochissimo cibo e acqua, non hanno la possibilità di lavarsi e sono privati di assistenza medica. Alcuni denunciano di essere stati sottoposti a somministrazione di farmaci psicotropici, e di essere stati costretti a recitare la poesia «Perdonateci, cari russi», a imparare l'inno russo e la storia della bandiera e dello stemma della Federazione Russa: chi si rifiutava veniva picchiato e torturato. Mentre Emmanuel Macron e Olaf Scholz nelle loro telefonate al Cremlino chiedono di liberare i quasi 2500 militari ucraini finiti dai bunker di Azovstal nelle prigioni russe, a Mosca sta maturando il piano non soltanto di non scambiarli con le centinaia di soldati russi caduti prigionieri degli ucraini, ma di organizzare un processo esemplare. Subito dopo la caduta di Mariupol, mentre Volodymyr Zelenzky rivelava che Putin aveva dato garanzie per l'incolumità dei combattenti, e il loro successivo scambio, molti parlamentari della Duma sono insorti per non riconsegnarli all'Ucraina, processandoli invece in Russia, addirittura di reintrodurre la pena di morte per i «criminali nazisti», come li definisce la propaganda russa. Invece di trattarli come prigionieri di guerra tutelati da accordi internazionali, la Russia avrebbe intenzione di processare i militari ucraini in un «tribunale internazionale» per una punizione esemplare, sostiene Denis Pushilin, il «presidente» della enclave separatista di Donetsk, che vorrebbe ispirarsi al processo di Kharkiv, dove nel 1943 i sovietici condannarono all'impiccaggione tre tedeschi e un ucraino. E il capo della Crimea annessa Igor Aksyonov ha invocato la pena di morte, «una lezione per chi si è dimenticato Norimberga». Sarebbe un «processo politico per sostenere la narrativa sulla "denazificazione" promossa da Putin», ha dichiarato al Guardian Francine Hirsch, storica americana che ha scritto un libro sul processo di Norimberga e il ruolo dei sovietici.

Un processo-spettacolo, sul modello di quelli lanciati da Stalin contro le presunte congiure «trozkiste», parte di quella ricostruzione dell'Unione Sovietica che il Cremlino sta ormai portando all'ossessione. La guerra in Ucraina viene presentata da Putin come la prosecuzione diretta della Seconda guerra mondiale, con le copie della «bandiera rossa della vittoria» issata sul Reichstag affisse ai municipi del paesi ucraini occupati dai russi nel Donbass. I fake sul «governo neonazista» di Kiev da combattere come erede diretto dei seguaci di Hitler servono sia a motivare i russi, sia – almeno nell'immaginario del Cremlino – a spiazzare l'Occidente, accusandolo di «sostenere i nazisti». Un processo dove almeno qualcuno dei reduci di Mariupol venisse costretto – con i farmaci, con le torture, con il ricatto – a «confessare» davanti alle telecamere, verrebbe presentato da Mosca come una «prova» della fondatezza della sua aggressione contro l'Ucraina. Curiosamente, dopo due settimane la risoluzione che proibisce lo scambio dei militari di Azov non è stata ancora messa ai voti, e fonti della Duma hanno rivelato al quotidiano Kommersant che in questo momento sarebbe «inopportuno». Lo stesso giornale cita però informatori del Cremlino che sostengono che l'idea di una «Norimberga 2.0» non sia stata affatto accantonata, e che piace molto anche al ministero degli Esteri – ormai un ente di propaganda più che di diplomazia – come qualcosa da opporre alle accuse di crimini contro l'umanità rivolte ai russi dopo le stragi di civili a Bucha e in altre città ucraine. I parlamenti di sei Paesi hanno già riconosciuto la guerra lanciata dalla Russia come «genocidio del popolo ucraino», e mentre non è chiaro cosa i magistrati russi potrebbero incriminare ai militari di Azov, team di periti e legali internazionali stanno documentando le decine di migliaia di casi di bombardamenti, esecuzioni e stupri commessi in Ucraina dai russi. Per ironia della sorte, a voler lanciare una Norimberga è proprio quel Cremlino che rischia di finire al tribunale internazionale all'Aja.

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