Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 29/05/2022, a pag. 6, con il titolo 'Kirill è un politico in abiti religiosi Putin deve ritirarsi' l'intervista di Paolo Brera.
Epifanio
Lui era la scommessa: un giovane arcivescovo, figlio della rivoluzione di Majdan, alla guida di una nuova chiesa ortodossa ucraina autonoma e finalmente slegata dal patriarcato di Mosca. Era il 2018. Il 39enne Sergij Petrovyc Dumenko era diventato metropolita con il nome di Epifanio: «Questa è una chiesa senza Putin. Una chiesa senza Kirill», disse l’allora presidente Petro Poroshenko. Ma lo scisma non era completo. A governare le anime dei filorussi restava la Chiesa ucraina del Patriarcato di Mosca, guidata da Onofrio.
Kirill
Sua Beatitudine Epifanio, venerdì anche la Chiesa di Onofrio ha preso le distanze dal patriarca russo Kirill. Vi fidate? Vi riunirete? «Non si sono allontanati da Kirill nella misura che le circostanze avrebbero richiesto. Hanno solo detto che “non erano d’accordo” con le sue dichiarazioni e le sue azioni, senza spiegarne le conseguenze. Inoltre, non è stata detta una parola su cosa si aspettassero da Kirill. Finora, sembra piuttosto il tentativo di un gesto formale per placare gli insoddisfatti, in una situazione in cui l’autorità di Kirill e del Patriarcato di Mosca è caduta drammaticamente. Dovrebbe essere chiaro che c’è una Chiesa ucraina e c’è una Chiesa russa in Ucraina. Finché quest’ultima non deciderà che non deve essere in alcun modo subordinata a Mosca, come possiamo unirci? Dovremmo forse subordinarci noi stessi a Mosca riunificandoci? Non può essere».
La divisione rimarrà dunque anche dopo la guerra? «Il motto di tutti gli imperi è divide et impera. La Russia ha fatto e sta facendo di tutto per dividere l’Ucraina, anche nella vita religiosa. Sapete perché è contraria all’indipendenza della Chiesa ortodossa ucraina? Perché non vuole perdere la sua influenza sul nostro popolo, che ha attraverso la Chiesa, e non vuole perdere più di un terzo della sua intera infrastruttura. Senza controllo sulla Chiesa in Ucraina il Patriarcato di Mosca diventa molto più piccolo. Ma ora i credenti ucraini sono più consapevoli che per la Russia la Chiesa è solo uno strumento per raggiungere un obiettivo politico. A marzo, dopo un solo mese di guerra aperta, secondo i sociologi il sostegno alla Chiesa russa in Ucraina era diminuito dal 15% al 4%, e quello alla Chiesa ortodossa dell’Ucraina era aumentato dal 38% al 52%. L’Ucraina è un paese democratico, come l’Italia e gli altri paesi europei, e rispettiamo la libertà di fede: penso che una struttura del Patriarcato di Mosca continuerà a esistere in Ucraina, ma con pochissimi credenti non avrà alcuna influenza sulla società: non sarà più interessante, per il Cremlino, come strumento di politica».
Con la guerra impantanata nel Donbass e quel primo “successo” rivendicabile dai russi, la sconfitta del Reggimento Azov a Mariupol, ci sono le condizioni per una tregua, per la pace? «Pace, tregua e cessate il fuoco devono essere concetti ben distinti. I russi durante più di otto anni di guerra contro l’Ucraina hanno dimostrato con le azioni che il loro obiettivo non è la pace, ma la conquista dell’Ucraina. Una conquista politica e, se possibile, militare. L’occupazione».
Cos’altro dobbiamo attendere, dunque, per la pace? «Sarebbe molto facile raggiungere la pace anche ora: la Russia deve semplicemente adempiere ai suoi obblighi ai sensi degli accordi internazionali, fermare i bombardamenti e le uccisioni, ritirare le truppe dal territorio dell’Ucraina oltre i limiti che essa stessa si è impegnata a rispettare per iscritto, per tornare a un modo civiledi risolvere le controversie: attraverso la diplomazia. Ma la domanda è: Putin o Lavrov vogliono questo? No, non lo vogliono. Pertanto il mondo deve continuare a combattere l’aggressione russa fino a quando non si fermerà, e fino a quando la Russia accetterà di risolvere pacificamente i problemi».
Ma è già stato versato molto sangue, non è ora di una tregua? «Quante volte è stata dichiarata la tregua in più di otto anni di guerra russa? Decine, se non centinaia. La Russia non ne ha mai rispettato i termini. La tregua dovrebbe avere un obiettivo, quello di raggiungere la pace come ho detto prima, e deve avere garanzie efficaci. La Russia deve pagare un prezzo elevato per aver violato gli accordi, così sarà costretta a rispettarli. Il prezzo è, ad esempio, ulteriori sanzioni. Sperare nella buona volontà del Cremlino non ha senso».
Ha citato tre ipotesi: almeno il “cessate il fuoco” è possibile? «È necessario. Bisogna organizzare l’evacuazione dei civili attraverso i cosiddetti corridoi umanitari. Da parte dell’Ucraina, le proposte per i corridoi sono quasi quotidiane, ma la Russia spesso le respinge o viola gli accordi raggiunti».
Come giudica la richiesta di Papa Francesco di andare a Mosca, invece che a Kiev? «Siamo grati al Papa e alla Chiesa cattolica per i loro sforzi per la pace, per le loro preghiere per essa, per l’assistenza umanitaria all’Ucraina. Non credo di poter dare consigli al Papa sulla diplomazia; ma secondo me se il Vaticano non ha alcuna leva seria - cosa di cui non siamo a conoscenza - che possa davvero cambiare il punto di vista di Putin, non c’è motivo di sperare che una conversazione personale al Cremlino cambierà qualcosa. Putin la userà solo per aumentare la propria credibilità. E se il dittatore della Russia avesse davvero rispettato l’opinione del Papa, gli avrebbe parlato nei primi giorni dell’invasione quando Francesco è andato personalmente all’ambasciata russa. È cambiato qualcosa in meglio, da allora?»
L’Occidente pensa di sanzionare anche Kirill: le pare una buona idea? «Sebbene Kirill Gundyaev abbia un rango religioso, in realtà è più un funzionario del governo russo che un pastore cristiano. È personalmente un uomo molto ricco, non come il Papa o altri leader religiosi in Europa la cui proprietà personale è molto modesta. Kirill è sia un propagandista del Cremlino, uno degli oligarchi, sia un funzionario de facto. L’Occidente impone sanzioni a tutte queste categorie di persone per influenzare e contrastare la politica aggressiva del Cremlino. Kirill è identico a tutti i propagandisti, oligarchi e funzionari già sanzionati, l’unica differenza è il vestito: lui indossa abiti religiosi. Sostiene la guerra, approva pubblicamente le azioni di Putin, dà benedizioni alle truppe russe per uccidere in Ucraina. Perché dovrebbe evitare le sanzioni?»
Ha parlato con il presidente Zelensky dopo il 24 febbraio? Cosa gli consiglierebbe? «Certo, gli ho detto che preghiamo per lui, per le nostre forze armate e per il governo: lo benediciamo perché protegge l’Ucraina dai nemici. In questa lotta per la verità e per la libertà, sosterremo sempre il popolo ucraino e lui, come nostro Presidente, può contare sul sostegno della Chiesa in questa nobile causa».
Il popolo ucraino, ferito e arrabbiato, accetterebbe compromessi sulla Crimea, sul Donbass o sul corridoio terrestre verso la Crimea? «Sta forse proponendo di rendere l’Ucraina oggetto di commercio? Di rendere oggetto di commercio i nostri cittadini, che attualmente vivono sotto occupazione? L’Italia è pronta a offrire a Putin l’Estonia o la Lituania in cambio della promessa di non attaccare in futuro l’Europa? Oppure, invece della Crimea, di offrirgli la Sicilia? Qualcuno potrebbe proporre al popolo italiano di condividere il proprio territorio e i propri concittadini per la pace in Europa?».
Pensa invece che questa guerra possa essere vinta da qualcuno? «L’Ucraina l’ha già vinta: ha vinto moralmente. Dalla seconda guerra mondiale, questa è la prima grande guerra del mondo in cui tutte le persone di buona volontà capiscono chi ha ragione e chi è da biasimare, chi è l’aggressore e chi la vittima. E se il nostro popolo ha vinto moralmente, vincerà su tutti i fronti. Come nella seconda guerra mondiale ci sono stati dei vincitori — quelli che difendevano la verità, la libertà, la pace — così dovrebbeessere in questa guerra: la democrazia e la libertà devono prevalere».
Quale messaggio affida ai fedeli ucraini? «La verità è con noi, e dove c’è la verità c’è Dio, e dov’è Dio è la vittoria. Questo è il mio appello ai fedeli ucraini: stare dalla parte della verità, aiutarsi l’un l’altro e aiutare l’Ucraina».
E ai fedeli “fratelli” russi? «Voglio augurare loro una rivelazione: la consapevolezza della natura criminale della guerra condotta dalla Russia e il coraggio di combattere la dittatura di Vladimir Putin».
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