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Corriere Fiorentino Rassegna Stampa
26.05.2022 In ricordo della famiglia Lattes Nirenstein
di Fiamma, Susanna, Simona Nirenstein

Testata: Corriere Fiorentino
Data: 26 maggio 2022
Pagina: 24
Autore: Fiamma, Susanna, Simona Nirenstein
Titolo: «Cento Wanda Lattes: 'La lezione di Mamma, donna del secolo'»
Riprendiamo dal CORRIERE FIORENTINO del 25/05/2022, l'articolo "Cento Wanda Lattes: 'La lezione di Mamma, donna del secolo' " di Fiamma, Susanna, Simona Nirenstein.

Wanda e Alberto, un giardino per ricordarli - PressReader
Wanda Lattes, Alberto Nirenstein

Avrebbe compiuto oggi cento anni la nostra mamma Wanda Lattes, che invece ci ha lasciato quattro anni fa il 2 di giugno. E quanto le sarebbe piaciuto: anzi, la sua invincibile vitalità, se la natura glielo avesse permesso avrebbe ancora sfavillato fino a chissà quando, arricchendosi di idee e di avventure. Come piaceva a lei. La mamma ha fatto suo il secolo passato, lo ha abbracciato e fatto suo in ogni piega; tutte le battaglie che questo secolo ci ha proposto con l'emancipazione delle donne, la cultura di genere in drammatico cambiamento, le guerre, le persecuzioni antisemite l'hanno vista in prima fila. All'inizio del secolo scorso, Wanda e la sua sorella Rirì, sono due graziose figlie della borghesia ebraica beneducata nel buon gusto della nonna Rosina Volterra, figlia di una grande famiglia di antiquari, e nella rettitudine del Nonno Pinetto, funzionario di banca, ex volontario della guerra '15-'18, amico di Edoardo Spadaro e di Vamba.

Risultati immagini per Alberto Nirenstein e Wanda Lattes
Alberto Nirenstein, Wanda Lattes

La mamma si è subito divincolata dal ruolo, e ha imparato la prima lezione, che poi ha insegnato ai suoi colleghi nella professione e ai suoi cari nella famiglia: studiare, lavorare, immergersi nella vita autonoma. Sarà così che quando, altra svolta del secolo, il fascismo con le leggi razziali fulmina la vita della famiglia e deporta ad Auschwitz due zii Volterra, mentre caccia dalle scuole le sorelle e dal lavoro la famiglia, la mamma approda alla Resistenza. Un temperamento come il suo che altro può fare se non scegliere il "no" più attivo, quello che la porta in bicicletta coi documenti arianizzati (Elena Lattanzi!) a consegnare le pistole ai partigiani, e dall'altra parte a formarsi nell'insegnamento dei leader di Giustizia e Libertà. Enriquez Agnoletti, Bruno Zevi, Calamandrei, e Romano Bilenchi. Quest'ultimo, mitico giornalista che divenne direttore del Nuovo Corriere, la assume dopo la guerra, segnandone per sempre il destino. La cronaca, la presenza, i rapporti umani, la denuncia della verità, l'osservazione appassionata e critica della sua Firenze nasce nell'insegnamento severo di Romano che le dice "Cambia, taglia,ricomincia da capo". "Devo fare un pezzo" è stato il suo magnifico leimotiv letteralmente fino all'ultimo giorno della sua vita: Un pezzo di stile e di verità, ben scritto, in vero italiano-fiorentino, critico, approfondito. La sua perseveranza era stata messa alla prova durante le persecuzioni, il suo carattere si era formato quando era lei a condurre in salvo tutta la famiglia conducendola in campagna da un bravo prete: "e io e la Riri si dormì una da capo e una da piedi in un lettino da neonati".

Lo sbarco degli alleati, un'altra svolta del secolo porta a Firenze con l'eroica Brigata Ebraica da Israele che sta nascendo il babbo "Alberto" Aron Nirenstein. Che grande amore è stato il loro, tutto intessuto di idee rivoluzionarie, di speranze di pace, della consapevolezza improvvisa del disastro che il mondo ebraico aveva subito con la Shoah, di cui gran parte della famigla del babbo era stata vittima in Polonia, e dell'amore per Israele, che la mamma scopre con lui e che non l'ha mai più, neppure per un attimo, abbandonata. La nostra nascita e educazione sono state punteggiate dal sapore avventuroso di una vita molto naturale e diretta, informale e ironica, che cerca tuttavia sempre consolazione nella bellezza e nella cultura. Il babbo venne trattenuto dalla Polonia comunista per quattro anni quando era andato alla ricerca dei documenti che gli permisero poi di scrivere il suo fondamentale libro "Ricorda cosa ti ha fatto Amalek"sulla Shoah e la rivolta del Ghetto di Varsavia. Fu il compito della sua vita, ricordare da storico della Shoah. E quello della mamma, osservare, criticare, aprire le porte della nostra casa a chiunque avesse la ricchezza che a lei appariva quella fondamentale: il pensiero, non importa di quale colore politico. Non era una mamma che abbracciasse molto, se non i suoi adorati cinque nipoti Beniamino, Shira,, Avigail, Mimi, Itay; ma certo ci riempiva di mostre, di giri per Firenze, di storia, di concerti, di osservazioni pungenti che insegnavano un'autentica metodologia dell'osservazione della realtà. Ed erano anche un atto di passione. Noi tre ne siamo impregnate e consapevoli. E' magnifico che il Giardino di Borgo Allegri sia oggi intitolato al nome di Wanda e Alberto: il legame con Firenze della mamma è durato quasi un secolo, attraverso ogni traversia della storia, e proprio il formarsi e il perdurare qui del loro operoso amore è un segnale di speranza per tutti.

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