Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/05/2022, a pag. 7, con il titolo "Musayeva: 'Ora la gente sogna la pace ma non possiamo cedere territori' " l'intervista di Fabio Tonacci.
Fabio Tonacci
Sevgil Musayeva
«L’Occidente deve capire che non possiamo accettare compromessi. Costringere l’Ucraina a perdere la guerra, perché di questo si tratta se lasciamo a Putin il Donbass e la Crimea, è un errore strategico che ricadrà su tutti». Sevgil Musayeva ha 34 anni, la responsabilità di dirigere il giornale online più letto della nazione e le idee piuttosto chiare. Time l’ha inserita tra le cento persone più influenti del 2022. Ci sono tre ucraini nell’elenco: Zelensky, il capo delle forze armate e lei. «Scoprirlo è stato un piacevole shock». La raggiungiamo al telefono mentre partecipa a Riga a una conferenza sui nuovi media. Sull’ Ukrainska Pravda ha appena pubblicato un articolo durissimo intitolato “L’illusione del compromesso”, in risposta a un editoriale del New York Times . In sostanza, Musayeva la pensa come Mykhailo Podolyak, il capo team dei negoziatori che ha tracciato «la linea rossa» oltre cui Zelensky non retrocederà: cittadini, territori, sovranità.
Vi aspettavate che la Russia invadesse davvero? «A gennaio, dopo il discorso di Biden, abbiamo capito che sarebbe successo. Quando sono arrivate le bombe su Kiev, in redazione siamo rimasti in 5. Per gli altri ho affittato degli appartamenti sui monti Carpazi e hanno lavorato da lì».
Cosa ha detto ai giornalisti? «Nella prima riunione del 24 febbraio gli ho detto che avremmo vinto noi. Siamo 50 di cui 26 stanno sulle news e 4 sui video. Sono professionisti meravigliosi e coraggiosi. Avevamo un’unica scelta: lavorare h24 sette giorni su sette. La prima settimana di guerra sono rimasta al giornale, non ho mai dormito».
Mai? Neanche un’ora? «Mai, giuro. C’era troppo da fare, il flusso delle notizie era travolgente e abbiamo lanciato la versione in inglese del sito chiedendo ai ragazzi dei social di occuparsene. È stata una buona mossa: abbiamo 400.000 utenti unici al giorno. I risultati della versione ucraina dell’ Ukrainska sono eccezionali».
Cioè? «I primi giorni siamo stati il secondo sito più consultato dopo Google: 7 milioni di utenti il 24 febbraio, 8 milioni il 25, adesso siamo sui 4 milioni. Dopo un mese avevamo raggiunto il miliardo di pagine viste».
A 3 mesi dall’inizio, quali notizie interessano di più? «Le storie umane di sicuro. Ma è il negoziato per il cessate il fuoco l’argomento più letto. La nostra gente sogna la fine della guerra».
Come mai ha deciso di rispondere al New York Times ? «Ero negli Stati Uniti la scorsa settimana ed ero stupita dal fatto che tutti, dai senatori agli autisti di Uber, ne parlassero: all’inizio l’opinione pubblica ci supportava totalmente ora ci chiede quale tipo di compromesso sia possibile».
Perché è convinta che non possa essere una soluzione? «Se accettiamo il compromesso, le prossime vittime di Putin potrebbero essere Polonia e Paesi Baltici. Certo che dobbiamo discutere della Crimea e del Donbass, ma solo dopo che le truppe russe se ne saranno andate dal nostro territorio».
Lei è nata in Crimea , crede che tornerà sotto il controllo di Kiev? «Sì, anche se non so quando: la Crimea appartiene all’Ucraina».
Nel suo articolo attacca la proposta italiana per il negoziato. Perché? «Dare l’autonomia ai separatisti del Donbass non è un’opzione buona per noi. Fino a quando non torneremo allo status pre 24 febbraio, non ci può essere negoziato».
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