Domenica pomeriggio due uomini in motocicletta hanno sparato al colonnello dei pasdaran Hassan Sayyad Khodaei nel centro di Teheran. E’ la prima volta, da quando Joe Biden è alla Casa Bianca e sono ricominciati i negoziati sul nucleare iraniano, che assistiamo a un’operazione di questo tipo (un omicidio mirato) sul territorio della Repubblica islamica. Era successa una cosa simile il 7 agosto del 2020: nella capitale iraniana due uomini in motocicletta si sono accostati all’auto di Abdullah Ahmed Abdullah, il numero due di al Qaida, e lo hanno ucciso. L’Iran, al Qaida, gli Stati Uniti e Israele non riconoscono ufficialmente l’accaduto, ma quattro fonti d’intelligence dicono al New York Times che sulla motocicletta c’erano due agenti israeliani: il Mossad ha degli uomini a Teheran e li ha già usati per omicidi mirati con un copione molto simile dal punto di vista operativo.
Gli uomini del Mossad in Iran sono quelli che, a novembre dello stesso anno, hanno posizionato un robot killer comandato a distanza per uccidere Mohsen Fakhrizadeh, il padre del programma nucleare iraniano. C’erano ancora Donald Trump e Benjamin Netanyahu, l’omicidio era stato interpretato come una mossa per ostacolare i piani di apertura Biden, che voleva trovare un accordo con la Repubblica islamica. Quando in Israele e negli Stati Uniti sono cambiati i governi, si pensava che per un po’ di tempo non avremmo più visto questo genere di operazioni: fino a domenica. Khodaei era un colonnello delle forze Quds (le forze speciali dei Guardiani della rivoluzione che operano fuori dai confini) e aveva supervisionato rapimenti e attacchi contro cittadini dello stato ebraico in giro per il mondo. Adesso il presidente iraniano Ebrahim Raisi promette vendetta: l’ex capo dell’intelligence militare israeliana Amos Yadlin se l’aspettava e lo aveva anticipato dicendo: “Dobbiamo essere pronti per questa nuova escalation”.
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