Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 24/05/2022 a pag.5 con il titolo 'Le nostre missioni segrete per rifornire in elicottero Azovstal' l'intervista di Daniele Raineri.
Daniele Raineri
Taras Chmut
Durante gli ottantadue giorni di assedio all’acciaieria Azovstal di Mariupol alcuni piloti di elicottero ucraini partivano da basi sicure, volavano radente al terreno per non farsi vedere dai radar, attraversavano più di cento chilometri di territorio controllato dai soldati russi, raggiungevano dal mare i combattenti assediati, scaricavano armi, munizioni e rifornimenti, caricavano a bordo i feriti che potevano essere evacuati e tornavano indietro. Venerdì 20 maggio il presidente ucraino Zelensky ha confermato queste missioni segrete e ha detto che erano così pericolose che il 90 per cento dei piloti non tornava indietro. La Azovstal era circondata su tre lati da quindicimila soldati russi che aspettavano gli ucraini al varco e sul lato mare c’erano le navi della marina militare di Mosca. A marzo e aprile sono circolate notizie da parte russa a proposito di elicotteri ucraini abbattuti mentre tentavano di arrivare alla Azovstal, almeno cinque – ma soltanto di uno esistono le immagini e i rottami. Per la prima volta parla una persona coinvolta direttamente in queste operazioni segrete, si chiama Taras Chmut ed è il direttore di una organizzazione non governativa ucraina molto influente, Povernys Zhyvym, che si potrebbe tradurre “Torna a casa vivo”. Da sei anni l’organizzazione si occupa di raccogliere donazioni e di acquistare quantità enorme di materiale – ma non armi – da donare ai soldati.
Come si svolgevano le missioni segrete? «Fornivamo il materiale su specifica richiesta degli assediati, che comunicavano con noi online. Era trasportato via elicottero dall’aviazione militare. Piccoli droni, sistemi di sorveglianza, visori termici, radio – è il tipo di rifornimenti nel quale siamo specializzati ed è quello che i combattenti ci chiedevano. Purtroppo alcuni elicotteri sono stati abbattuti e i piloti sono morti. A volte al ritorno riuscivano a evacuare i feriti che erano dentro l’acciaieria».
A quanti missioni avete partecipato e quanto erano frequenti? Che percentuale di successo? «Quattro, durante l’assedio. Non conosco il totale perché era tutto coperto da segreto e non potevamo sapere più del necessario. So che la frequenza delle missioni era la più alta possibile. Le nostre hanno avuto tutte successo, altre non hanno raggiunto l’obiettivo».
Non è incredibile che una delle operazioni più segrete dell’esercito ucraino sia stata eseguita assieme a un’organizzazione civile? «Il fondo ha sempre lavorato in stretta collaborazione con l’esercito e altre agenzie. La nostra organizzazione è stata creata moltoprima dell’invasione del 24 febbraio, va avanti da anni. Non c’è nulla di incredibile perché siamo un’istituzione potente, che condiziona le operazioni militari. Il governo è interessato a cooperare con noi e noi con il governo. È più efficiente così».
Quanto materiale avete portato agli assediati di Mariupol? «La quantità era limitata dalla capacità di carico degli elicotteri perché altro materiale, come le munizioni e le armi anticarro, aveva la priorità. I nostri aiuti viaggiavano assieme al carico principale. Per quel che riguarda la quantità, decine di droni quadricotteri (usati dal reggimento Azov per vedere i movimenti dei russi attorno all’acciaieria, guidare il tiro dei mortai e riprendere le imboscate dall’alto), decine di visori termici per vedere di notte, molte decine di sistemi radio di comunicazione e mirini termici, eanche accumulatori per l’energia elettrica. Dipendeva come ho detto dallo spazio sull’elicottero e purtroppo non era possibile caricare più roba».
Ci sono notizie di gruppi di partigiani ucraini che fanno azioni di guerriglia contro i russi nei territori occupati. Aiutate anche loro? «Non possiamo parlare di missioni in elicottero per rifornire la Resistenza nei territori temporaneamente occupati. Ma ci sono operazioni in corso per aiutare anche loro».
Chi sono in Europa i vostri donatori più importanti? «Non riceviamo donazioni dai governi, le riceviamo dalla gente che vuole sostenere la nostra causa. In alto sulla lista dei donatori ci sono Regno Unito, i Paesi baltici, la Polonia, la Repubblica ceca, i Paesi Bassi, la Svezia, la Norvegia e l’Italia».
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante