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La Repubblica Rassegna Stampa
23.05.2022 Ucraina tra resistenza e diplomazia
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 23 maggio 2022
Pagina: 6
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Il capo delle spie e i duri di Kiev: 'Non cederemo territori a Mosca'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 23/05/2022 a pag.6 con il titolo "Il capo delle spie e i duri di Kiev: 'Non cederemo territori a Mosca'" la cronaca di Daniele Raineri.

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri

Kharkiv: Russia's retreat from another key Ukrainian city reveals new  evidence of atrocities - CNN

Da quando giovedì 19 il New York Times ha scritto che “una vittoria decisiva dell’Ucraina contro la Russia non è un obiettivo realistico” e che i leader ucraini devono essere preparati anche all’idea di fare concessioni territoriali per arrivare a un compromesso, il fronte dei duridentro all’Amministrazione ucraina ha subito alzato la testa nel tentativo di mettere le cose in chiaro. Vedono il pericolo della crescente stanchezza americana per una guerra lontana e che non è la loro, che non causa perdite di soldati americani ma ingoia pacchetti di aiuti da decine di miliardi di dollari e crea sconquassi su altri piani – dalle catene di rifornimento globali all’inflazione alprezzo del carburante. E vedono questo pericolo sulle pagine del quotidiano liberal americano che è sempre in sintonia con l’Amministrazione Biden. Per questo il giorno dopo il comandante dell’intelligence militare ucraina, Kyrylo Budanov, 36 anni, considerato uno degli architetti dell’umiliazione russa finora, ha risposto con durezza in un’intervista alWall Street Journal : «Non conoscoaltri confini se non quelli del 1991», ha detto, quindi quelli dell’indipendenza ucraina dall’Unione Sovietica. E così ha liquidato la questione delle concessioni territoriali. E ancora: «Chi può costringere l’Ucraina a congelare il conflitto? Questa è la guerra di tutti gli ucraini e se qualcuno al mondo pensa di poter dettare le condizioni alle quali si possono difendere sta facendo uno sbaglio serio ». Budanov, che sulla scrivania tiene una copia di un libro sul Mossad e uno stemma con la lettera Z che dice sia stato preso a un soldato morto, riconosce che la Russia in questa guerra ha conquistato terreno, ma risponde: «Da qualche parte vinceranno e da qualche parte falliranno, ma non importa perché alla fine la Russia perderà e l’Ucraina recupererà tutti i territori persi temporaneamente. E lo farà con la forza, solo con la forza, perché non esiste altro modo». «Per fermare la guerra », aggiunge, «Putin deve riconoscere che la Russia non è lo stato grande e forte che ama dipingere». Mykhaylo Podolyak, consigliere del presidente Zelensky, ha scritto sui social che chi dice che l’Ucraina dovrà sacrificare territori perché la Russia è forte e ha già vinto «è un perdente e in fondo al cuore ha già perso». Secondo gli esperti, dice Podolyak, in questi mesi avremmo dovuto restare senza elettricità e la bandiera russa dovrebbe sventolare su metà del Paese. «Se ci rassegnassimo ogni volta che qualcuno dice “è impossibile” non avremmo più un Paese. Non abbiamo un altro Paese, abbiamo soltanto questo, è per questo che vinceremo». Andriy Zagorodnyuk, ex ministro della Difesa e consigliere di Zelenky, oggi direttore del Centro studi della Difesa di Kiev, ha una posizione simile a quella di Budanov. Due giorni fa si è fatto intervistare dal Kyiv Independent – in inglese, perché chi doveva capire capisse: «C’è una barriera psicologica che non permette agli opinionisti di credere che la Russia può perdere male. Si basa sull’assunto che la Russia sia una superpotenza, imbattuta. Questo pensiero è così radicato che la gente non riesce a credere che il super esercito russo sia un fake. Persino i leader russi non riescono a crederci. Dobbiamo spiegare che la Russia può essere sconfitta, come furono sconfitti l’esercito iracheno di Saddam Hussein e tanti altri». Questo fronte dei duri non si oppone al presidente Zelensky: anche lui non è intenzionato a fare concessioni territoriali, però gestisce diversamente le priorità ed è pronto, come ha detto aPorta a Porta , ad “accantonare il tema Crimea” pur di aiutare il dialogo. Il presidente è dunque più aperto al negoziato, tanto che in passato ha parlato della possibilità di avviare il dialogo sul cessate il fuoco con un ritorno ai confini precedenti alla guerra, ovvero al 23 febbraio, affermando che lo status di Crimea e Donbass sarebbe potuto essere affrontato successivamente.

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