venerdi 22 novembre 2024
CHI SIAMO SUGGERIMENTI IMMAGINI RASSEGNA STAMPA RUBRICHE STORIA
I numeri telefonici delle redazioni
dei principali telegiornali italiani.
Stampa articolo
Ingrandisci articolo
Clicca su e-mail per inviare a chi vuoi la pagina che hai appena letto
Caro/a abbonato/a,
CLICCA QUI per vedere
la HOME PAGE

vai alla pagina twitter
CLICCA QUI per vedere il VIDEO

Lo dice anche il principe saudita Bin Salman: Khamenei è il nuovo Hitler


Clicca qui






israele.net Rassegna Stampa
21.05.2022 I palestinesi si schierarono coi nazisti, e quella fu la loro vera nakba
Analisi di Ben-Dror Yemini

Testata: israele.net
Data: 21 maggio 2022
Pagina: 1
Autore: Ben-Dror Yemini
Titolo: «I palestinesi si schierarono coi nazisti, e quella fu la loro vera nakba»
I palestinesi si schierarono coi nazisti, e quella fu la loro vera nakba
Analisi di Ben-Dror Yemini

(da Israele.net)

Perché non prendere in parola Netanyahu? - Israele.net - Israele.net
Ben-Dror Yemini

IL GRAN MUFTI E HITLER (E NETANYAHU) - Limes
Il Gran Muftì di Gerusalemme con Adolf Hitler nel 1941


Ci viene detto continuamente che dobbiamo riconoscere la “narrazione” palestinese delle origini del conflitto, per comprendere il loro dolore e aprire la strada alla pace. La verità è che dobbiamo fare esattamente il contrario. La “narrazione” palestinese è già stata ampiamente accolta da molti, nel mondo politico e accademico, e più continuerà a ottenere riconoscimenti più piccole diventeranno le possibilità di pace. Ciò di cui abbiamo bisogno per arrivare alla pace non sono le “narrazioni”, ma i fatti storici. Tra coloro che hanno alimentato la “narrazione” palestinese del conflitto figura più di chiunque altro il professore israeliano Ilan Pappé, il più iconico propagandista anti-israeliano di sempre riconosciuto a livello internazionale.

Solo pochi giorni fa ha scritto: “La Germania nazista scelse il lato sbagliato della storia, e la Germania di oggi sbaglia ancora una volta a causa del suo sostegno a Israele”. Pappé sembra lanciare una nuova campagna contro il Bundestag mentre lui mira a “cancellare” il diritto ad esistere di Israele. L’abilità manipolatoria di Pappé appare qui davvero notevole: in passato la Germania ha cercato di eliminare gli ebrei; nel presente, Pappé e i suoi seguaci fanno pressione sulla Germania affinché avvalori la propaganda che esorta ad eliminare lo stato ebraico. Pappé promuove i concetti della nakba, commemorata ogni 15 maggio, e nel farlo stravolge completamente la storia. Nessuno vuole negare che la nakba, nota anche come “la catastrofe palestinese”, abbia avuto luogo. Il dolore che porta con sé è comprensibile. Ci furono espulsioni di massa e ci sono anche resoconti di alcune atrocità. La natura della nakba è profondamente radicata nella storia di quell’epoca, quando gli spostamenti di popolazione non erano affatto un evento raro, quasi sempre accompagnati da eventi efferati più o meno numerosi. Un evento analogo ebbe luogo durante la “nakba” ebraica, quando gli ebrei furono cacciati dai paesi arabi e musulmani semplicemente perché erano ebrei. L’unica differenza è che la nakba palestinese era stata preceduta da una lunga serie di atti violenti e bellicosi rivolti contro gli ebrei. Il leader degli arabi di Palestina di quel tempo – Amin al-Husseini, Gran Mufti di Gerusalemme – risiedette in Germania per tutta la durata della seconda guerra mondiale al servizio dei nazisti, specializzandosi nelle trasmissioni di propaganda che esortavano i musulmani di tutto il mondo a fare piazza pulita degli ebrei nelle loro vicinanze. Non agiva da solo. C’era tutta una serie di leader arabi che minacciavano di spazzare via gli ebrei dai paesi arabi nel caso fosse stato creato uno stato ebraico. La domanda importante, comunque, è se abbiano effettivamente parteggiato per i nazisti gli arabi di Palestina. Una delle affermazioni spesso sottolineate a questo proposito è che gli arabi palestinesi, come gli ebrei, durante la guerra si arruolarono nell’esercito britannico. Lo storico Mustafa Kabha ha rimarcato questo concetto nei suoi lavori del 2010, così come ha fatto Mustafa Abbasi nel suo articolo intitolato “Palestinesi in guerra contro i nazisti: la storia dei volontari palestinesi nella seconda guerra mondiale”. Lo stesso Pappé, naturalmente, ha cercato di smentire i resoconti sul sostegno arabo palestinese ai nazisti dicendo che solo una piccola parte degli arabi palestinesi sosteneva i tedeschi. Resta il fatto che subito dopo la guerra Al-Husseini riuscì a sottrarsi al processo come collaboratore dei nazisti e rivendicò la sua leadership politica sugli arabi di Palestina. Anche Fawzi al-Qawuqji, un capo militare nazionalista arabo di spicco nel periodo fra le due guerre mondiali, trascorse la seconda guerra mondiale in Germania al servizio della propaganda nazista. Nonostante fossero nemici fra loro, entrambi quei leader arabi abbracciarono l’ideologia nazista. Qawuqji divenne in seguito il comandante dell’Esercito di Liberazione Arabo che esortava a gettare gli ebrei in mare. Ma la domanda che rimane è: il fatto che alcune migliaia di arabi palestinesi si arruolarono nell’esercito britannico dimostra che solo una piccola minoranza degli arabi palestinesi appoggiava i nazisti?

Il ricercatore israeliano Yoni Rainey dice di no. Nei suoi libri Closed Case e The Hidden Side of Nazism and the Holocaust afferma che furono circa 9.000 gli arabi di Palestina e Transgiordania che si arruolarono nell’esercito britannico durante la guerra (contro i circa 27.000 ebrei di Palestina). Ma quando, nella primavera del 1942, apparve chiaro che i tedeschi avrebbero potuto sfondare il fronte in l’Egitto e raggiungere la Palestina, gli arabi palestinesi cambiarono schieramento. Circa il 78% dei volontari arabi disertò dall’esercito britannico, spesso rubando le armi allo scopo di aiutare i tedeschi a combattere gli ebrei quando fosse venuto il momento. Un sondaggio condotto nel 1941 dall’arabo cristiano Sari Sakakini mostra che l’88% degli arabi palestinesi parteggiava per la Germania nazista, mentre solo il 9% sosteneva il Mandato Britannico. Questi sono i fatti. E sono importanti per lo stesso motivo per cui è importante che gli ebrei prendano atto che ci furono dei casi di atrocità contro gli arabi palestinesi, anche se pochi, e che ci furono anche espulsioni e non soltanto fughe degli arabi del posto. Allo stesso modo, la parte araba deve assumersi la responsabilità di quello che fu il suo sostegno collettivo ai nazisti. Il Mufti Al-Husseini e Qawuqji rappresentavano fedelmente il grosso della popolazione araba. E se, Dio non voglia, la guerra si fosse conclusa con una vittoria tedesca, la nakba non sarebbe avvenuta ma avrebbe avuto inizio lo sterminio sistematico di tutti gli ebrei del Medio Oriente. Quindi no, non c’è motivo di scusarsi. E per chi ancora se lo domanda: no, l’aggressore che rifiutò qualsiasi piano di spartizione e progettò di eliminare un’intera nazione alla nascita non ha diritto a restituzione o risarcimento, e certamente non ha diritto al “ritorno”. Casomai sono gli ebrei che furono cacciati dai paesi arabi, e le cui proprietà furono interamente confiscate, che avrebbero diritto a un risarcimento. Chi alimenta la “narrazione” palestinese della nakba non fa che fomentare le fiamme dell’odio, dell’incitamento e dello spargimento di sangue. La strada per la pace richiede un approccio opposto: riconoscere la verità storica e assumersene la responsabilità, per aprire un nuovo capitolo di pace e riconciliazione.
(Da: YnetNews)

http://www.israele.net/scrivi-alla-redazione.htm

Condividi sui social network:



Se ritieni questa pagina importante, mandala a tutti i tuoi amici cliccando qui

www.jerusalemonline.com
SCRIVI A IC RISPONDE DEBORAH FAIT