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La Repubblica Rassegna Stampa
20.05.2022 Gli irriducibili di Azovstal
Cronaca di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 20 maggio 2022
Pagina: 8
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «Gli irriducibili resistono nel bunker: 'Non ci siamo arresi la guerra inizia ora'»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 20/05/2022 a pag.8 con il titolo "Gli irriducibili resistono nel bunker: 'Non ci siamo arresi la guerra inizia ora' " la cronaca di Daniele Raineri.

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Daniele Raineri

Kharkiv: Russia's retreat from another key Ukrainian city reveals new  evidence of atrocities - CNN

I media russi avevano annunciato due giorni fa che anche i comandanti del reggimento Azov si erano arresi ed erano usciti dall’acciaieria di Mariupol, ma sono stati smentiti. Ieri sera il vicecomandante e portavoce Sviatoslav Palamar, detto Kalina, ha detto in un video di venti secondi di essere ancora dentro alla Azovstal assieme «al mio comando » e ha annunciato che «è in corso un’operazione, della quale non svelerò i dettagli». Un ufficiale del gruppo, Bohdan Krotevych, anche lui dentro all’acciaieria, due ore prima aveva pubblicato su Instagram un testo breve che chiede ai suoi di resistere: «La guerra non è finita, la guerra su vasta scala è appena cominciata. Dovrete diventare comandanti e assumere il controllo oppure scappare e soffrire perdite ancora più pesanti». Del resto i conti non tornavano. Il ministero della Difesa russo ieri aveva confermato la resa di 1.730 militari ucraini. Di questi ottanta sono feriti e circa settecento sono appartenenti al reggimento Azov. Ma il reporter militare russo Alexander Sladkov tre giorni fa aveva detto che al momento dell’annuncio della capitolazione dentro l’acciaieria c’erano 2.500 persone e di queste 804 erano di Azov. C’è la possibilità che in centinaia siano ancora asserragliati dentro la Azovstal, anche se adesso le loro possibilità di resistere a un assalto russo sono molto più basse perché sono rimasti in pochi. E’ chiaro che in questi giorni dentro al bunker ci dev’essere stata una decisione collettiva per permettere ai feriti e a chi voleva uscire di lasciare l’assedio. Un esperto militare russo, Vladislav Shurygin, ieri in un commento molto citato sui media russi aggrediva con sarcasmo l’epica della resistenza a oltranza dei combattenti Azov, «che giuravano di essere pronti a morire per la patria e invece poi si sono arresi», e parlava della necessità di una «Norimberga di Donetsk», quindi di un processo come quello contro i comandanti nazisti celebrato nella città tedesca dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale. Shurygin precisa «di Donetsk » perché secondo la propaganda russa i combattenti Azov sono colpevoli di uccisioni e torture contro i civili del Donbass a partire dal 2014 (è una versione molto contestata) e forse anche perché nella cosiddetta “Repubblica popolare di Donetsk” è in vigore la pena di morte – mentre in Russia al momento c’è una sospensione delle pene capitali. Vuol dire che in caso di processo a Donetsk i prigionieri ucraini rischiano l’esecuzione, sempre che il processo di annessione del Donbass alla Russia non arrivi prima. Nel conteggio dei militari che si arrendono è anche coinvolta la Croce rossa internazionale e questo è il segno che per il momento la Russia intende trattare i prigionieri secondo le regole di guerra stabilite dalla Convenzione di Ginevra. Ma i media russi dicono che gli ucraini sono stati trasferiti a un centro «per detenuti in attesa di processo», come se quello fosse il loro destino. Già il 24 marzo, un mese dopo l’inizio dell’invasione, il vice della Commissione Difesa della Russia, Andrey Krasov, aveva dichia rato che “l’operazione speciale” ordinata da Putin doveva per forza concludersi con una «Norimberga 2.0» che avrebbe dovuto condannare «i nazisti ucraini». L’idea piace e circola. A guardare i media russi si capisce dove va a parare la resa dei combattenti del reggimento Azov a Mariupol: verso un Grande Processo ai nazisti che giustificherà la guerra in Ucraina e farà da fonte illimitata di energia per la propaganda della Russia. Da Kiev le telecamere trasmettono le immagini del primo processo ucraino contro un soldato russo accusato di crimini di guerra. Il sergente Vadim Shishimarin, reo confesso, con lo sguardo sempre fisso a terra chiede scusa alla vedova di un uomo di sessant’anni in bicicletta e disarmato che lui ha ucciso a sangue freddo con il suo fucile. Nei prossimi mesi potrebbe esserci una guerra di processi opposti tra Russia e Ucraina per il controllo della narrazione.

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