Riprendiamo da SHALOM online l'intervista di Claudia De Benedetti dal titolo "'Chiediamo giustizia': Yonathan Halimi a Roma nel ricordo della madre Sarah".
Claudia De Benedetti
Yonathan Halimi
Sono passati oramai cinque anni da quando Sarah Halimi è stata brutalmente picchiata e poi uccisa perché ebrea dal vicino di casa Kobili Traoré, musulmano originario del Mali, con chiaro movente antisemita. A un anno dalla sentenza delle Cassazione francese, che ha stabilito la non punibilità dell’assassino perché ritenuto in preda a crisi psicotica da uso di hashish, lunedì 23 maggio al Centro Bibliografico Tullia Zevi dell’Unione delle Comunità Ebraiche Italiane si svolgerà una serata organizzata dall’UCEI in memoria di Sarah Halimi. L’incontro sarà una significativa occasione che porterà, anche in Italia, la battaglia di civiltà per far cambiare la norma che deresponsabilizza chi commette crimini anche gravissimi ed efferati, inclusi i crimini d’odio razziale e di matrice terroristica. Shalom ha incontrato Yonathan Halimi, il figlio di Sarah, che interverrà in rappresentanza della famiglia.
Sarah Halimi
‘Il suo nome non sarà dimenticato’, quali iniziative sta compiendo? Per prima cosa vorrei precisare che noi come famiglia non giudichiamo l’assassino della mamma, ma chiediamo giustizia. Per ricordare la mamma, la mia famiglia ha fondato in Israele l’associazione benefica Ohel Sarah che ha sede a Haifa e di cui sono il rabbino. Sarah Halimi era una donna buona, amava i bambini, viveva con loro e per loro, insegnava l’amore, il rispetto, l’osservanza delle mizvot, l’ahavat Israel. Vogliamo che questa sua profonda umanità rimanga imperitura, venga trasmessa e messa a disposizione di chi ha bisogno di aiuto, dei giovani, delle famiglie che vengo a vivere in Israele per non dover più lottare contro l’antisemitismo. Ohel Sarah sta crescendo ed è sempre più attiva. Siamo profondamente grati ad ogni singola persona e ad ogni istituzione che compatte la battaglia per la giustizia al nostro fianco, giorno dopo giorno, che non ci lascia soli.
Cosa pensa della decisione dei tribunali francesi che in secondo e terzo grado di giudizio hanno accolto l’istanza della non punibilità di Traoré? È stata una decisione illogica, incomprensibile. L’assassino ha assunto volontariamente la droga per assassinare la mamma, come si può, permettere ad un irresponsabile di rimanere impunito? È inaccettabile. Mentre per altri ‘affari’ la Corte di Cassazione ha fatto giurisprudenza, per la mamma ha rinunciato, si è limitata ad una lettura ‘meccanica’ e restrittiva delle norme senza prevederne l’interpretazione.
Non è quindi stata fatta giustizia? No, non è stata fatta giustizia alla mamma. Malgrado la straordinaria mobilitazione di migliaia e migliaia di persone, malgrado la grande partecipazione alla manifestazione della Place du Trocadero a Parigi lo scorso anno, malgrado le iniziative in tutta la Francia e nel mondo, inclusa l’Italia, non è stata fatta giustizia.
Francois Kalifat, il presidente del CRIF, il Consiglio rappresentativo delle istituzioni ebraiche francesi, aveva commentato che con quella decisione Sarah Halimi era morta una seconda volta. È così, è la verità, la mamma è stata assassinata perché ebrea. È stata vittima innocente di un atto inequivocabile di antisemitismo. L’assassino ha riconosciuto i lumi del Sabato a casa della mamma, era perfettamente lucido ha pronunciato frasi chiare e inequivocabili ma non è stato punito. La decisione della Cassazione è stata una seconda terribile coltellata al cuore.
Emmanuel Macron ha annunciato una modifica dell’articolo sull’irresponsabilità penale. Cosa ne pensa? La modifica non riporterà in vita la mamma ma sarebbe più che auspicabile che questo avvenisse, che questa aberrazione della legge cessasse. Si è anche detto che la legge dovrebbe portare il nome della mamma, sarebbe un omaggio postumo, un monito a non compiere crimini efferati, destinato a rimanere nella memoria collettiva della Francia.
Dodici ebrei francesi sono stati assassinati dal 2000 perché ebrei e l’antisemitismo in Francia non accenna a diminuire. No, assolutamente no. Dobbiamo prendere atto dell’aumento degli episodi di antisemitismo, riconoscerli, alzare la nostra voce e non permettere che gli assassini restino impuniti.
Cosa si aspetta dal suo viaggio a Roma? La mamma ha donato tutta la sua vita al prossimo, a noi figli, ai nipoti a chiunque le si avvicinasse. Era un medico che ha deciso di dedicarsi all’asilo nido in cui vedeva crescere i piccoli nell’amore per la Torà. La vorrei ricordare nella sua dedizione incondizionata e cristallina. Ringrazierò l’ebraismo italiano che mi accoglie, che mi sostiene fin dalla nascita di Ohel Sarah con una mano tesa, sempre pronto ad aiutare.
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