|
|
||
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 20/05/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.
La Russia paga per errori militari e politici iniziali che hanno condizionato tutta l’evoluzione del conflitto. Sotto l’aspetto militare, ha portato avanti un attacco uniforme su un confine di 1500 km di territorio. Troppo, un attacco così ampio consente a chi è invaso di organizzarsi e di difendersi. Domenico Rossi, generale di corpo d’armata (Alessandra Ricciardi, Italia Oggi). Un gruppo di militari ucraini della Difesa territoriale, non un’unità speciale, ma la manovalanza di questo conflitto, ha raggiunto il confine a nord di Kharkiv, nella zona di Ternova, e con un telefonino ha girato un video per annunciare: abbiamo cacciato i russi. Daniele Raineri, la Repubblica. Kharkiv è una città in cui si parla russo e i russi si aspettavano un’accoglienza amichevole. Invece la città ha resistito e si è battuta come il resto dell’Ucraina. […] Anche gli ucraini russofoni sono patrioti. E non hanno nessuna voglia di divenire cittadini russi. Gianni Pardo, Italia Oggi. Anche ammesso che le truppe russe sconfiggano nelle prossime ore l’ultimo manipolo di combattenti ucraini asserragliati nei sotterranei dell’acciaieria Azovstal di Mariupol, la vittoria sarebbe di questi ultimi, certo non di Putin. E questo perché ci sono voluti quasi tre mesi, per l’esattezza 82 giorni, ai russi per ottenere il risultato (e, attenzione, la Azovstal ancora non è caduta). […] Ogni tentativo di esaltare la cattura di questi uomini feriti ed esausti non fa altro che evidenziare […] il loro coraggio [insieme] alla patetica inefficienza della macchina militare russa. Lorenzo Cremonesi, Corsera. [Mentre] il procuratore generale russo ha chiesto alla Corte suprema di riconoscere il reggimento ucraino Azov come «organizzazione terroristica» […] il Presidente della Commissione Esteri, Leonid Slutsky, propone che sia parzialmente sollevata la moratoria contro la pena di morte. Gianni Rosini, il Fatto quotidiano. Domenica sera, su La7, uno dei facilitatori del putinismo opinionistico nostrano ha chiesto all’ennesimo brutto ceffo del Cremlino in collegamento da Mosca se fosse vera l’accusa secondo cui i propagandisti russi sono invitati soltanto dalle televisioni italiane o se, invece, costoro popolano anche i salotti televisivi in Francia, in Spagna, in Germania. La risposta del russo è stata «solo in Italia», formidabile sigillo sull’operazione speciale televisiva orchestrata dalla Bieloitalia per diffondere falsità a reti unificate. Solo noi, inoltre, ospitiamo di martedì un’altra sgherra di Putin a ripetere le falsità del Cremlino in nome del pluralismo per poi scoprire di domenica che la gentile ospite ha invitato Mosca a lanciare missili su Torino in segno di rappresaglia per la vittoria ucraina all’Eurofestival. Christian Rocca, Linkiesta. Non so se il prof. Orsini sia putiniano, ma di sicuro Putin non è più orsiniano. Ha dimenticato di definire «annessione» l’ingresso di Finlandia e Svezia nella Nato, nonostante la prof.ssa Di Cesare gli avesse suggerito da tempo la risposta esatta. Ha persino negato che la scelta di campo di quei due Paesi rappresentasse di per sé un gesto minaccioso nei confronti del suo. Massimo Gramellini, Corsera. Come si fa a definire liberale Putin? Berlusconi lo ha sempre fatto. Superficialità. […] Stupisce anche la critica a Washington da parte di chi ha coltivato per anni l’amicizia con gli Stati Uniti. Ma Berlusconi, più che un atlantista, è stato sempre un berlusconiano, interessato a quel che gli creava vantaggi. Abbiamo preso un granchio. Era un abile imprenditore, ma con la storia e con la politica c’entrava poco. Giuliano Urbani (Pietro Salvatori, HuffPost). Secondo il grande John Mearsheimer, le potenze che si impegnano a esportare il liberalismo all’estero finiscono quasi sempre per diventare illiberali in patria. [È quel che] stiamo sperimentando in Italia. Francesco Borgonovo, La Verità. L’Ucraina non può diventare un baluardo occidentale ai confini della Russia: potrebbe non piacervi questo esito e lo capisco perfettamente, ma se siete interessati a evitare che l’Ucraina venga completamente distrutta e a evitare una guerra nucleare, dovreste essere a favore di questa mozione. (il grande) John Mearsheimer, Il foglio. In buona fede ci si è messi dietro Beppe Grillo, in buona fede si è sostenuto che uno valesse uno, in buona fede si è insegnato che la competenza era la maschera sulfurea dei tagliaborse, in buona fede si sono maledette le alleanze e i compromessi e in buona fede si sono strette alleanze con chiunque, in buona fede si volevano buttare all’aria Ue e Nato e in buona fede ci si è tenuti l’una e l’altra, in buona fede si raccontava il vizio castale dell’auto blu e in buona fede ci si è riserrati dentro, ogni errore grande e piccolo, ogni illusione, ogni inganno e rutto emendato dalla buona fede. Che è un prato d’erba, dice il proverbio, e gli asini se la mangiano. Mattia Feltri, La Stampa. Nel Novecento grandi masse di persone hanno subìto il fascino di slogan che ai loro occhi apparivano non come propaganda, ma come verità evidenti, e soltanto un pazzo può mettere in discussione le verità evidenti. Un tedesco che contestasse il ruolo provvidenziale del Führer doveva essere un pazzo. Analogamente, a mandare in manicomio un dissidente russo non erano soltanto le autorità, ma anche la voce del popolo. Czesław Miłosz, Abbecedario. Nessun imbecille è così imbecille da non capire l’utilità d’unirsi ad altri imbecilli. Roberto Gervaso.
|