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Zvi Mazel/Michelle Mazel
Diplomazia/Europa e medioriente
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In margine a una sepoltura spettacolare 17/05/2022
In margine a una sepoltura spettacolare
Analisi di Michelle Mazel

(traduzione di Yehudit Weisz)


Chi era Shireen Abu Akleh, la giornalista uccisa nello scontro a fuoco in  Cisgiordania
Shireen Abu Akleh

E’ risaputo, Shireen Abu Akleh, l’autorevole reporter di Al Jazeera, è stata uccisa a Jenin, mercoledì 11 maggio, in uno scontro a fuoco tra un’unità di Tsahal e dei militanti palestinesi provvisti di armi d’assalto. Al momento, è impossibile sapere da che parte sia arrivato il proiettile. La propaganda palestinese dichiara che si tratta di un omicidio deliberato; tuttavia, malgrado le pressioni americane, l’Autorità palestinese si rifiuta di far eseguire un esame balistico che farebbe emergere la verità. Il che fa supporre che l’Ap non sia poi così sicura del risultato. Perché allora correre dei rischi quando i media arabi si scatenano e la stampa occidentale ne sottoscrive le opinioni? In queste condizioni, non c’è da stupirsi se i funerali si siano svolti superando ogni limite e, ovviamente, se si stia ancora puntando il dito contro Israele. “Ogni famiglia merita di poter seppellire i propri cari in modo dignitoso e senza alcun ostacolo” ha twittato il Segretario di Stato americano, Anthony Blinken, dimostrando una grande ingenuità o un cinismo più grande ancora. In ogni caso il suo buonismo e la sua sollecitudine sono a geometria variabile. Cosa aspetta a prendere in considerazione le indicibili sofferenze dei famigliari dei due soldati israeliani i cui poveri resti sono trattenuti a Gaza da Hamas fin dal 2014? Non hanno anche loro il diritto di seppellire i loro cari in modo dignitoso e senza ostacoli, come dice Blinken? Ma vediamo cos’è successo venerdì scorso a Gerusalemme. Chi ha realmente leso questo diritto durante la sepoltura? Il Segretario di Stato americano ha ben guardato le immagini? Chi non ha permesso ai famigliari, ai parenti, di accompagnare in raccoglimento, la giornalista verso la sua ultima dimora? Non c’erano forse innanzitutto le centinaia se non le migliaia di arabi che seguivano il corteo scandendo slogan e brandendo bandiere di Hamas e dell’Autorità palestinese? Non si vede forse che loro non erano là per portare un po’ di conforto alla famiglia in lutto, ma che erano ben determinati a coglier il pretesto di questo corteo funebre per proclamare il loro odio verso lo Stato ebraico? La famiglia era stata consultata? Insomma, direte voi, ma perché la polizia israeliana ha dovuto intervenire ? Perché non lasciare che quella folla sovreccitata … si potesse sfogare in qualche modo? Perché quelle immagini dei poliziotti che vengono alle mani con i manifestanti? Leggiamo il comunicato della polizia così com’è riportato da Le Monde. “Dei facinorosi hanno impedito ai membri della famiglia di caricare la bara su un carro funebre per andare al cimitero, come concordato con la famiglia… La folla si è opposta a far posare la bara sul carro funebre e la polizia è intervenuta per impedire alla folla di trattenerla. Durante i disordini scatenati dalla folla, sono state lanciate bottiglie di vetro e altri oggetti.” E’ evidente che per i media la polizia israeliana è poco credibile, persino quando i video girati sul luogo degli avvenimenti le danno ragione.

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Michelle Mazel
scrittrice israeliana nata in Francia. Ha vissuto otto anni al Cairo quando il marito era Ambasciatore d’Israele in Egitto. Profonda conoscitrice del Medio Oriente, ha scritto “La Prostituée de Jericho”, “Le Kabyle de Jérusalem” non ancora tradotti in italiano. E' in uscita il nuovo volume della trilogia/spionaggio: “Le Cheikh de Hébron".

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