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Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi, 17/05/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.
È girato tra le rovine di Borodyanka, Gostomel, Bucha e Irpin’ il videoclip di Stefania, diffuso dopo la vittoria all'Eurovision data Kalush Orchestra. Dedicato alla madre del leader, il pezzo è diventato l’inno dell’Ucraina in guerra. La Stampa.
«Help Mariupol, help Azovstal, right now»: l'appello della Kalush Orchestra nella serata finale del concorso dell'Eurovision è stato scritto sulle fiancate di missili e bombe da lanciare sull’acciaieria, con la postilla «Kalush, facciamo quello che avere chiesto». La foto con la «risposta dei russi» è stata postata da Vladimir Solovyov, uno dei più popolari e sguaiati propagandisti putiniani. Anche altri commentatori chiedono di «vendicare» la vittoria ucraina. […] Perfino la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha reagito alla vittoria dei Kalush Orchestra, prendendo in giro i «costumi nazionali di due streghe con chitarre e breakdance». Anna Zafesova, La Stampa. I propagandisti russi hanno sostenuto che la Kalush Orchestra è stata salutata da una delle conduttrici polacche di Eurovision col saluto nazista e si sono scagliati contro il «baraccone europeo» e la «gayvisione». Le battute sui «depravati europei», inclusi i «froci italiani», si sono sprecate. La Stampa. Mario Adinolfi, giornalista, ex parlamentare, si dice pronto a condurre l’equivalente italiano del programma russo I’m not gay (un reality show in cui alcuni uomini cercano di dimostrare di non essere omosessuali: perde chi non si dimostra abbastanza attratto dalle donne). lanazione.it. Putin non avrebbe saputo dirlo meglio: «L’intempestiva annessione di Svezia e Finlandia alla Nato sarebbe una escalation ulteriore, una sfida alla Federazione Russa, un atto di guerra mentre si finge di parlare di pace». […] Donatella Di Cesare – docente di filosofia teoretica all’Università «La Sapienza» di Roma (mica pizza e fichi) – ha usato il termine «annessione» per riferirsi alla richiesta di ingresso nella Nato di Finlandia e Svezia. L’intervento ha scatenato commenti sarcastici: […] non sa distinguere «annessione» da «adesione», non conosce la differenza tra regimi autoritari e democrazie liberali, confonde una scelta libera per una coercizione. Cose così, anche peggio. Aldo Grasso, Corsera. [Veto turco all’adesione di Svezia e Finlandia alla Nato]. Chi, per noi, assomiglia di più a un amico? La democratica Finlandia e l’altrettanto democratica Svezia, o la tirannica Turchia? Col tipo di regime dittatoriale e liberticida che Erdogan ha instaurato nel sua paese, se oggi Ankara dovesse chiedere di entrare nella Nato, quante probabilità avrebbe, al di sopra dello zero, d’essere accolta? Gianni Pardo, Italia Oggi. Non sono il solo in Italia a sapere che gli «studi» di Orsini falsificano fino ai dettagli la storia di questo paese e del contesto politico e umano di cui siamo parte. […] Con lui non siamo mai al dubbio o al suggerimento, ma all’affermazione o negazione assoluta priva di alternative. Come fai a scrivergli accanto? Chi dei due è il falsario? «Nei confronti di chi mi odia provo una certa compassione», ha detto Orsini giorni fa all’Ansa. Pensate che qualcuno di noi possa accomodarsi nella sua compassione? Furio Colombo, Il Fatto quotidiano. Condivido gli stati d’animo di Furio Colombo e nella sostanza condivido il suo punto di vista. Gad Lerner, Adnkronos. [Colombo e Lerner scoprono soltanto adesso certe caratteristiche del giornale su cui scrivono da tempo?] Ma è proprio quell’insieme di caratteristiche ad averli lusingati e sedotti nel tempo. L’ebbrezza del giornale come contropotere, la pretesa d’uno status di eccezione, quando in realtà s’appartiene a una temperie d’opposizione fatta di semplici convenzioni demagogiche, tutti ladri, tutti mafiosi, doppio stato, galera e manette. Giuliano Ferrara, il Foglio. Se domani si scoprisse che l’80 per cento dei nostri opinionisti è a libro paga del Cremlino, personalmente troverei la notizia molto rassicurante. Ma mi sembra un’ipotesi improbabile, e decisamente antieconomica. Fossi un consigliere di Putin, suggerirei anzi un’immediata spending review, controllando attentamente fatture e note spese relative all’avvelenamento del dibattito pubblico italiano, perché la mia impressione è che eventuali agenti del regime qui abbiano ben poco da fare. Facciamo tutto da soli, da anni. Francesco Cundari, Linkiesta. I giornali hanno con la vita all’incirca lo stesso rapporto che hanno le cartomanti con la metafisica. Karl Kraus, Detti e contraddetti. Sull’ultimo numero di Kulturao, Czesław Miłosz parla di The French intellectuals 1944-1956, un libro di Tony Judt. L’ho letto: mi ha confermato l’opportunità di citare tra virgolette la parola «intellettuali». Cosa che ho fatto a lungo, abbandonandola quando ho scoperto che Popper li definiva addirittura «asini». Ma poiché non si può sempre parlare di «asini», propongo un accordo ai miei lettori: ogni volta che mi sentirete parlare di intellettuali, sappiate che ho in mente la definizione di Popper. Gustav Herling, Diari di notte. [Mosca o San Pietroburgo, in centro come in periferia]. Qualcuno ha lasciato un soldatino rosso di pongo con un piccolo cartello sul quale è scritto «No alla guerra» sul davanzale di una finestra che si affaccia sul marciapiede. Qualcuno ha legato un nastro verde, il colore della pace in Russia, attorno al braccio di una statua che celebra le vittorie militari. Sul davanzale del ponte della Neva è stata lasciata una Madonna che piange, nel cortile di una casa di Mosca è stata pitturata una scritta sull’asfalto. Entro poche ore, non ci sarà più nulla. Marco Imarisio, Corsera. Che cosa fanno i morti? Continuano a bere caffè e a mangiare biscotti? Leggono ancora i giornali? Isaac Bashevis Singer, Un amico di Kafka. A me questo mondo non piace più. Sapessi cosa mi aspetta, non esiterei a cambiare residenza. Roberto Gervaso.
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