Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 16/05/2022 a pag.2 con il titolo "Alle porte di Kharkiv i russi non sparano più: 'E ora liberiamo Izyum' " la cronaca di Daniele Raineri.
Daniele Raineri
La prova tangibile della controffensiva ucraina a Kharkiv sono i quaranta chilometri consecutivi in furgone verso est su un’autostrada che fino a poco tempo fa era sotto il tiro costante dei carri armati russi, che si nascondevano in posizione di vantaggio dietro agli alberi sui crinali delle colline. «E tiravano su tutto quello che vedevano passare, non facevano differenze fra veicoli militari e veicoli civili », ci dice Dima, che era rimasto dal lato russo del fronte e oggi può indicare i punti dove i soldati hanno fatto centro e mostrare i resti dei veicoli civili, che a volte sono finiti fuori dalla strada e sono circondati da un alone di erba bruciata. Li chiama “ruscisti”, come tutti, è una crasi tra russi e fascisti, oppure anche: gli occupanti. Questi quaranta chilometri sono una profondità impensabile fino a poco tempo fa, perché non sono più recuperabili. I russi non riusciranno più a prendersi questo territorio, almeno non in questa guerra. È successo a Kharkiv quello che era già successo a Kiev a fine marzo, si sono ritirati per ko tecnico. I soldati russi, frustrati per non essere riusciti a entrare dentro Kharkiv, si erano piazzati per due mesi proprio sul bordo della città e poi negli ultimi dodici giorni hanno ceduto tutta la distanza fino al fiume Seversky Donets, quindi così lontano e con una ritirata così rapida che i soldati ucraini ancora non hanno esplorato tutto il terreno che si sono ripresi. Troppo territorio in troppo poco tempo. Dima fa da guida in questa nuova regione derussificata. I tralicci delle comunicazioni abbattuti, che rendono inutili i telefoni.
Le posizioni dei soldati ucraini, che non possono essere fotografate, salvo che a volte sono le stesse identiche posizioni che occupavano i russi prima: ci sono ancora dentro i loro elmetti, i loro mezzi blindati con la scritta Z, i nastri di San Giorgio rossi e neri, le decine di casse di munizioni abbandonate che adesso saranno usate dagli ucraini contro di loro. Le singole case distrutte in mezzo alla campagna che sono diventate magneti per i colpi d’artiglieria, se ne contano anche quattro raggruppati assieme sul prato attorno fino a quando il quinto ha fatto saltare il tetto. I soldati ucraini che quando ti vedono puntano il fucile perché la situazione è ancora troppo fluida e non sanno chi hanno davanti. Però poi ti fanno vedere come fanno esplodere con un colpo di fucile le mine anticarro interrate dai russi sulla strada non asfaltata (spoiler: non funziona, dopo molti spari salta soltanto il detonatore ma non la mina). Le mine antiuomo: un filo posato per terra che finisce dietro a un cumulo di foglie a lato della strada e dietro alla foglie c’è la trappola esplosiva per chi muove il filo con il piede – il cumulo si vedrebbe anche, ma il filo in mezzo alla strada no. Piazzate dappertutto da gente che non vuole tornare, è il commento di Dima, che per precauzione consiglia di mettere i piedi soltanto sul terreno battuto di fresco dai cingoli. Si vedono le razioni di cibo lasciate in giro dai russi e anche le scarpe e la maschere antigas, come durante il ritiro da Kiev. C’è però una grande differenza con quello che è successo nella capitale. Quel primo ritiro era stato una sorpresa umiliante per tutti e lasciava al Cremlino moltechance di rimonta. Questo ritiro è il secondo, in teoria questa volta i soldati russi erano preparati. A questo giro non c’è più sorpresa, se i russi non ce la fanno è proprio perché non ce la fanno. E c’è da considerare che gli ucraini non hanno liberato soltanto in direzione est, ma anche in direzione nord, verso il confine con la Russia. Ora gli elicotteri ucraini sorvolano in pieno giorno la zona come se non avessero paura della reazione russa e anche questo era impensabile fino a poco tempo fa. «Il prossimo passo logico della controffensiva è la riconquista della città di Izyum – dice aRepubblica il tenente colonnello ucraino Valentyn Yermolenko, del comando operativo Skhid (est) – ma non è dato ancora sapere quando». Izyum è a metà strada tra Kharkiv e la regione del Donbass, dove in queste settimane si combatte molto perché è in corso una campagna di espansione russa. Prendere il Donbass è l’obiettivo minimo del presidente russo Vladimir Putin.
«Izyum è il grande scalo dello sforzo russo per prendere il Donbass, è il punto di partenza dell’offensiva “ruscista” che da nord scende verso sud, quindi verso Barvinkove e verso Sloviansk». Se i soldati ucraini dopo avere liberato il territorio a est di Kharkiv prendessero anche il controllo di Izyum, per i russi la situazione si metterebbe male. Quanto siete vicini a Izyum? «Sono appena tornato dalla prima linea, in realtà non abbiamo mai abbandonato il bordo della città. Da dove ero io si vedono i primi palazzi». In questi giorni sono in corso negoziati preliminari tra americani e russi, che preludono a negoziati veri fra l’Ucraina e la Russia. Come in tutte le guerre, i due nemici tentano di arraffare la maggior quantità possibile di territorio prima di sedersi al tavolo, per mettere la controparte davanti al fatto compiuto. Se gli ucraini si presentassero ai negoziati con Izyum di nuovo sotto il loro controllo potrebbero trattare da una posizione di forza molto vantaggiosa. Però in questo conflitto i cambiamenti avvengono con più lentezza di quanto ci si aspetta, ci sono fasi di stallo. A meno che prima non arrivi un cessate il fuoco, la battaglia per Izyum potrebbe diventare il capitolo estivo di questa invasione fallita.
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