IC7 - Il commento di Enrico Fubini: Luci e ombre
Dall'8 al 15 maggio 2022
Sono appena terminate le giornate impegnative anche dal punto di vista emotivo dedicate al ricordo della Shoah, al ricordo di tutti i caduti in guerra ed infine dopo queste giornate tristi le celebrazioni del giorno dell’indipendenza: 74 anni. Bandiere piccole e grandi sventolavano ovunque a segnare un giorno che tutti gli israeliani vivono con emozione e orgoglio. Ma Yom Atzmauth, il giorno dell’indipendenza, oltre che tempo di gioia è anche tempo di riflessione sul presente e sul futuro di Israele. Non è il caso né di abbattersi troppo, in preda al pessimismo per le tante ombre che pesano sullo stato d’Israele, né di inorgoglirsi troppo per gli indiscutibili progressi e successi che si possono contare. Anzitutto va ricordato che la bella giornata festiva come tutti sanno si è conclusa tragicamente con un attentato terroristico che ha lasciato morti sul terreno. Purtroppo non è l’unico attentato di questo periodo che quasi quotidianamente deve registrare morti e feriti in altrettanti attentati, connessi in buona parte al Ramadan oltre che all’incitamento di Hamas a compiere attentati ovunque sia possibile, con armi e se non ci sono armi con coltelli e asce, come è puntualmente avvenuto.
Continuando con le ombre che pesano su Israele, in questo momento in cui il terrorismo ha rialzato il capo, non ci voleva proprio la caduta del governo Bennet. Per la fuoriuscita di un membro il governo ha perso la maggioranza e si andrà per forza di cose prima o poi alle quarte elezioni, che non cambieranno la situazione di perenne incertezza nel panorama politico israeliano, sino a quando non si cambierà la legge elettorale. Altri problemi sono sul tappeto, ora difficilmente risolvibili e gestibili per la mancanza di un governo: la situazione dei beduini, la situazione complicata degli arabi israeliani, in maggioranza sempre più integrati e partecipi della società in cui vivono, anche se una esigua ma pericolosa minoranza è caduta nella rete dalla propaganda della jihad islamica come dimostrano alcuni degli attentati di questo periodo e la violenza è endemica e difficilmente controllabile nella loro società.
La guerra in Ucraina non migliora certo la situazione politica generale e Israele deve mantenere un delicato equilibrio tra esigenze di natura morale e la realpolitik che impone di calibrare con attenzione il mantenimento di un difficile equilibrio tra aggressore e aggredito. Ma ci sono anche molte luci su cui non si deve tacere. Una folta delegazione di giovani arabi israeliani per la prima volta ha partecipato alla Marcia per la vita da Auschwitz a Birkenau. Questa partecipazione è di grande importanza ed è una tappa fondamentale sulla via di una profonda integrazione nella società israeliana ed anche a ben vedere un’espressione di simpatia nei confronti del mondo ebraico. Se Israele traccia un bilancio dei suoi successi sul piano economico e politico di questi ultimi anni e in particolare dell’anno da poco concluso non può che rallegrarsi. Il famigerato BDS ha avuto poca fortuna e un’efficacia nulla sul commercio israeliano e sui suoi rapporti con il mondo circostante.
I ben noti Patti di Abramo hanno saldamente inserito Israele, come un tempo non si sarebbe mai potuto pensare, in una parte del mondo arabo. Israele ha potuto così ampliare i suoi rapporti economici, culturali e scientifici e tutto ciò non potrà non avere conseguenze importanti per una futura sistemazione dell’annosa questione palestinese, anche se per ora non se ne intravvede una soluzione. Il reddito pro capite oggi supera i 43.000 $ portando Israele al livello di reddito delle nazioni occidentali più sviluppate, anche se ci deve essere un maggior impegno nell’equa distribuzione di questo reddito. Ed infine un dato che può riassumere tutti i dati positivi che si potrebbero ancora enumerare: una Società internazionale che misura la “felicità” di ogni paese, comprendendo in essa la qualità della vita., la ricchezza, la produttività da punto di vista culturale e civile, ecc., ha posto Israele all’undicesimo posto, migliorando di tre punti la sua collocazione rispetto all’ultimo sondaggio. Non si sa quanto possono valere queste misurazioni della felicità di un paese. Di certo vi è che Israele, nonostante le guerre, il terrorismo, le difficoltà di ogni genere che ha sempre dovuto superare, è una terra amata dai suoi 9,5 milioni di abitanti, sempre in crescita e ha fiducia nel futuro: la prova migliore sono i 191.000 bambini nati nel 2021 e i numerosissimi giardinetti con i giochi per i bambini sempre pieni di voci festanti.
Enrico Fubini, già docente di Storia della musica presso l'Università di Torino