Russia in difficoltà: le mosse di Biden Cronaca di Paolo Mastrolilli
Testata: La Repubblica Data: 14 maggio 2022 Pagina: 3 Autore: Paolo Mastrolilli Titolo: «Biden fa parlare i militari perché ora sul campo Putin è più in difficoltà»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 14/05/2022 a pag.3 con il titolo "Biden fa parlare i militari perché ora sul campo Putin è più in difficoltà" la cronaca di Paolo Mastrolilli.
Paolo Mastrolilli
Joe Biden
Biden ha scelto i militari per riaprire il dialogo con Mosca, perché è soprattutto sul campo di battaglia che Putin sta perdendo la sua guerra, e i generali sono forse la componente del regime con più potere per riportarlo alla ragionevolezza. I diplomatici però sono pronti a sfruttare i progressi bellici dell’Ucraina per aprire un varco verso la soluzione negoziale, come ha spiegato a Repubblica l’assistente segretario di Stato per l’Europa Karen Donfried, commentando le parole di Draghi durante la visita di martedì alla Casa Bianca. L’ultima volta che il capo del Pentagono Austin aveva sentito la controparte russa Shoigu era il 18 febbraio. Sono seguiti 84 giorni di silenzio, assai inusuali tra i vertici militari di Washington e Mosca, rimasti sempre in contatto anche durante la Guerra Fredda. La chiamata di ieri è stata richiesta ancora da Austin, ma stavolta Shoigu ha accettato di prenderla. Questo dimostra quanto sia cambiata la situazione rispetto al 24 febbraio, quando Putin era convinto di fare una passeggiata a Kiev. Per questo fallimento ha rimproverato i militari, al punto che Shoigu sembrava esautorato, mentre il capo di Stato Maggiore, Valery Gerasimov, ha rischiato di essere ferito al fronte. Ora l’offensiva sudorientale non va molto meglio, e gli americani si aspettano che entro fine giugno, quando avranno ricevuto le armi pesanti, gli ucraini lanceranno la controffensiva. Perciò Shoigu ha accettato la chiamata. Austin, secondo il Pentagono, «ha sollecitato un cessate il fuoco immediato in Ucraina ed enfatizzato l’importanza di mantenere le linee di comunicazione », ma il colloquio «non ha risolto alcuno dei gravi problemi aperti». Il capo degli Stati Maggiori Riuniti, Mark Milley, sta cercando di fare seguito alla chiamata per parlare con la controparte Gerasimov, avvertendolo che gli Usa sosterranno la controffensiva. È difficile dire quanto potere sia rimasto ai due interlocutori, e quanta pressione possano esercitare su Putin. Di sicuro il morale tra le forze armate è molto basso, e se il capo del Cremlino ordinasse la mobilitazione generale non èescluso che proprio dai militari venga la spinta per fermarlo. I diplomatici sono pronti a subentrare nel dialogo, come ha spiegato Donfried durante un briefing sulla visita del segretario Blinken in Germania e Francia per incontrare i colleghi Nato. Rispondendo ad una domanda diRepubblica sulla sollecitazione del premier a preparare anche la pace, ha sottolineato che «ho avuto il privilegio dipartecipare all’incontro tra il presidente Biden e il primo ministro Draghi. È stato straordinario vedere la reale unità fra i nostri leader sulla brutale guerra lanciata dalla Russia contro l’Ucraina, e come Usa e Italia lavorino a stretto contatto su un ampio spettro di temi». Quindi ha aggiunto: «Sul fatto che sia arrivato il momento della diplomazia, è chiaro che Putin non è stato capace di raggiungere gli obiettivi indicati prima dell’invasione. La Russia ha fallito nel rovesciare il governo, ha perso la battaglia per Kiev, si è ritirata per focalizzare le forze nelle regioni sudorientali. Mosca ha anche fallito nel tentativo di dividere gli Usa dai nostri alleati e partner. Noi crediamo profondamente che la diplomazia sia l’unico modo di mettere fine al conflitto, ma la Russia non ha mostrato segni della volontà di impegnarsi seriamente nei negoziati. Parliamo regolarmente di questo con i partner ucraini e la loro valutazione è simile. Perciò il nostro focus oggi è rafforzare per quanto possibile la mano di Kiev sul campo di battaglia, affinché quando il momento arriverà, abbia più leve al tavolo del negoziato. Per essere chiara: noi vogliamo che questa guerra finisca, appena possibile, mentre sosteniamo il successo dell’Ucraina, perché i negoziati possano avvenire alle sue condizioni. Così vediamo ora la situazione. Quanto a finire la guerra, c’è una persona che può fermarla: Putin, e noi gli chiediamo di farlo». Il problema di Washington è come dialogare col capo del Cremlino, definito criminale di guerra. La chiave è Zelensky, che ha sempre detto di essere disposto a parlare con lui, a certe condizioni. Quando si realizzeranno, a partire dal campo di battaglia, potrebbe essere lui ad aprire la porta al negoziato.
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