Testata: Italia Oggi Data: 12 maggio 2022 Pagina: 5 Autore: Diego Gabutti Titolo: «Putin umiliato da Macron»
Riprendiamo da ITALIA OGGIl'analisi di Diego Gabutti.
Emmanuel Macron
Quando Emmanuel Macron, parlando al vertice franco-tedesco sull’energia, ha dichiarato che Putin «non dev’essere umiliato» ha fatto il contrario di quanto diceva: lo ha umiliato, e persino, volendo, un po’ bullizzato. Non si risparmiano umiliazioni, in politica come in guerra, se non a chi è dato per sconfitto, o per morto, e Putin è lì lì. Del morto, o del morituro, Vladimir Putin ha anche l’aria: appare dimesso, è gonfio, la faccia è di cera. Dopo il passaggio dei tanks e il défilé al passo dell’oca dei soldatini da parata, l’uomo più amato di tutte le Russie, felici di dare in pasto alle sue «operazioni speciali» i propri figli, marcia in testa al corteo dei veterani dondolando le spalle come un tamarro da discoteca, ma sembra meno convinto del solito.
Vladimir Putin
Non ha più la grinta dei primi giorni di guerra, quando mostrava i denti all’Occidente e da una parola in su minacciava l’Apocalisse: ritorsioni nucleari, guerre planetarie, armi segrete e la cancellazione, attenti a voi, d’intere nazioni dal mappamondo. Ragionevole, rispettoso, persino educato come i pentiti di mafia in tribunale, nega d’avere mai anche soltanto accennato alla terza guerra mondiale e si stupisce perché a Mosca, caso strano, non si è presentata la delegazione dei veterani americani della Seconda guerra mondiale per festeggiare insieme la vittoria su Hitler.
Era Gengis Khan, e felice d’esserlo. Baffi spioventi, l’Orda al galoppo attraverso steppe dove non crescerà mai più l’erba, archi e lance, montagne di teschi, i nemici passati a fil di spada. Adesso i tartari sono gli altri. Lui è la vittima dell’aggressione. Se ne stava lì, tranquillo, suonava l’arpa, cacciava gli orsi nella tundra, portava fiori alla tomba di Solženicyn, quand’ecco che la Nato ha invaso l’Ucraina. Non Mosca, che ama la pace, ma Bruxelles e Washington hanno dichiarato guerra alla «madre patria», per sottrarle ciò che è suo: l’anima e il corpo di tutti gli slavi. Mosca non può essere circondata da nazioni ostili, o peggio «naziste», dove non c’è rispetto per Dio e per l’autorità, dove i giovani sono dediti a balli lascivi e i maschi si sposano con i maschi. Dev’essere Mosca a circondare l’Occidente liberale e decadente riconquistando le sue marche occidentali. «È forse una pretesa eccessiva?» chiede Putin, e da noi annuiscono con gli occhi santamente levati al cielo Orsini, Canfora, Borgonuovo, Santoro e gli altri fenomeni. Fenomeno d’Oltralpe, più condiscendente che pacificatore, Macron invita a non umiliare il poveretto, che ha già tanto sofferto. Vorrebbe essere, come si dice, un «assist» e una consolazione, ma suona piuttosto come un annuncio funebre. Intorno decine di migliaia di soldati morti, una scioccante débâcle militare, l’odio imperituro degli ucraini, una moria d’oligarchi di dimensioni bibliche e lui, il Padrino, che non vede vie d’uscita, salvo riparare in un bunker, come Hitler a Berlino nel 1945.