Testata: La Stampa Data: 11 maggio 2022 Pagina: 7 Autore: Anna Zafesova Titolo: «I sopravvissuti dell'acciaieria»
Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 11/05/2022, a pag. 7, con il titolo "I sopravvissuti dell'acciaieria", l'analisi di Anna Zafesova.
Anna Zafesova
La Resistenza ucraina
A colpire l'immaginazione, nelle fotografie dei difensori di Azovstal, non sono le loro mostruose ferite e mutilazioni, ma gli occhi, gli sguardi. Fermi, diretti, tranquilli, a volte perfino ironici. Occhi di chi ha già beffato la morte, è già oltre il dolore, la morte, la disperazione. Oltre la paura: chi abita nei bunker della acciaieria ha già superato il terrore della morte, e probabilmente anche la speranza della vita. Gli resta soltanto la tranquilla rassegnazione del fare quello che hanno il dovere di fare, e sia quel che sia. La loro missione è impossibile, ma hanno già compiuto l'impensabile: per 76 giorni hanno combattuto un intero esercito, rovinando al padrone del Cremlino perfino i suoi piani ormai ridimensionati di regalare ai russi per il giorno della vittoria la caduta di Mariupol. Un «coraggio sovrumano, un modello di eroismo militare che dovrebbe riempire di ammirazione alleati come nemici», si commuove Andrey Zubov, lo storico russo licenziato dall'università per aver paragonato Putin a Stalin: i combattenti del battaglione Azov sono ai suoi occhi eroici quanto i soldati della fortezza di Brest, prima a opporsi all'invasione nazista nel giugno 1941.
C'è qualcosa di quasi sovrumano in questa resistenza che sembrava condannata dal primo giorno, e che oggi fa assumere al sovieticissimo toponimo industriale di Azovstal - "acciaio di Azov" - un significato simbolico. E c'è molto di disumano nel vedere il prezzo pagato dai difensori dell'acciaieria e dai civili che si nascondono nei suoi sotterranei. Le loro cicatrici mostruose, le ferite purulente, i moncherini delle braccia e delle gambe amputate - impossibile anche immaginare in quali condizioni - e la polvere, il sudore, la sporcizia ormai penetrati nei pori della pelle, come ai minatori rimasti sepolti in una miniera, li fanno sembrare personaggi di un horror postapocalittico in stile Mad Max. E diventa sempre meno comprensibile, e tollerabile, la ferocia con la quale l'acciaieria viene bombardata. Come aveva denunciato Hassan, medico del battaglione Azov, «mi muoiono tra le mie braccia, di ferite infettate, per semplice mancanza di antibiotici, nel 2022». Un'atrocità che però non sembra tale a chi attacca: Mosca finora è rimasta insensibile agli appelli di politici e religiosi, ai milioni di firmatari di appelli da tutto il mondo e alla persuasione del segretario generale dell'Onu. Il consigliere della presidenza ucraina Oleksiy Arestovich ha rivelato che Putin ha respinto qualunque proposta di negoziato su Mariupol, inclusa quella di scambiare i superstiti del battaglione contro tutti i prigionieri russi, che sono diverse centinaia. Azovstal delenda est, ma anche se ci riuscisse, il Cremlino non farebbe che consegnare i suoi nemici giurati alla leggenda.
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