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Il Foglio Rassegna Stampa
10.05.2022 Nessuna resa alla Russia: quello che ha detto veramente Macron
Commento di Micol Flammini

Testata: Il Foglio
Data: 10 maggio 2022
Pagina: 1
Autore: Micol Flammini
Titolo: «La pace non passa dalla resa. Ascoltare bene Macron»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 10/05/2022, a pag.1 con il titolo "La pace non passa dalla resa. Ascoltare bene Macron", l'analisi di Micol Flammini.

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Micol Flammini

Francia, Macron:
Emmanuel Macron

Roma. Vladimir Putin ha deciso da tempo di diventare, per i russi, il presidente delle buone notizie. Durante la pandemia, argomento del quale ha cercato di occuparsi il meno possibile, chiamava le chiusure “settimane senza lavoro” affinché rimanere a casa non venisse percepito come un obbligo, ma come un periodo di riposo. Chiese agli amministratori locali di occuparsi delle questioni sgradevoli e degli annunci antipatici. Ieri, durante la commemorazione del Giorno della vittoria, sulla Piazza Rossa non ha chiesto ai russi un sacrificio ulteriore per la guerra. Ha capito che i cittadini possono sostenere l’invasione finché la guardano in televisione e assorbono la propaganda, ma non quando la guerra entra in casa sotto forma di una mobilitazione generale. Un suo ex consigliere, Gleb Pavlovski, ha detto che Putin “ha sviluppato una certa sensibilità”: sa cosa può permettersi e cosa no. Il presidente russo ha ancora a cuore il sostegno dei suoi cittadini e il suo discorso alla parata del 9 maggio era per loro: i russi e non il resto del mondo. A loro ha detto che la guerra è stata una decisione “forzata, tempestiva, l’unica giusta”. “Forzata” perché sono stati gli Stati Uniti e la Nato che stavano dotando l’Ucraina di armi nucleari a spingere la Russia a prevenire un loro attacco. “Tempestiva” perché nonostante Mosca abbia cercato di dialogare prima di combattere, ormai non aveva più tempo.

“L’unica giusta” perché altrimenti la Russia sarebbe stata attaccata e schiacciata. Ai russi ha detto che Mosca è la sola a custodire i valori occidentali, il resto, Stati Uniti in testa, sono nel degrado morale. Per questa sua eccezionalità la Russia sarà sempre attaccata. Il capo del Cremlino ha cercato di trasmettere senso di urgenza e isolamento e ha parlato anche dei soldati morti, delle famiglie da proteggere e da sostenere economicamente. Sull’occidente, sulla Nato, sugli Stati Uniti e i loro “satelliti” costretti a obbedire, ha scaricato ogni colpa: Putin non imputa la mancata vittoria alla disorganizzazione del suo esercito, bensì all’occidente che sta armando l’Ucraina. Non ha fatto passi indietro, ha soltanto sottolineato i pilastri della sua invasione: che non è più un’operazione di denazificazione o di liberazione, ma per proteggere la Russia. Non ha cantato vittoria perché non aveva in mano successi grandi a sufficienza da rivendicare, nonostante le parate si siano tenute anche a Mariupol e Melitopol. Non ha dichiarato un’escalation perché ha voluto dire ai russi che va tutto bene, ma con toni accesi ha fatto capire che la guerra non finirà presto. Lo strabismo ideologico di Putin non vede le falle della propaganda, vuole soltanto che i russi credano che la guerra sia giusta e ieri mentre deponeva i fiori sulla tomba del milite ignoto dedicato a tutti i caduti dell’Unione sovietica, anche agli ucraini, nelle città di gran parte dell’Ucraina suonavano le sirene che annunciavano gli attacchi. Odessa è stata colpita da un missile e il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, in visita nella città portuale si è dovuto rifugiare. Quello di ieri non era un discorso dimesso, o conciliante, era un discorso rivolto ai russi: erano loro gli invitati nella Piazza Rossa. Putin ha fatto anche una cosa inattesa, che è il segnale di quanto non parlasse all’occidente, ma ai suoi. Si è unito al Reggimento immortale composto dai discendenti di chi ha partecipato alla Seconda guerra mondiale che ogni 9 maggio scendono in strada tenendo in mano i ritratti di genitori e fratelli che hanno contribuito alla vittoria. Putin ha sfilato reggendo l’immagine di suo padre e, dopo mesi di isolamento, di tavoloni e distanziamento, aveva una gran voglia di farsi vedere mentre stringeva mani. Qualcuno nel Reggimento ha cercato di protestare. E’ stato arrestato.

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