Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 05/05/2022 a pag.6 con il titolo "L’acciaieria resiste alle bombe dei russi: 'Resa impossibile' " la cronaca di Daniele Raineri.
Daniele Raineri
Ieri per la seconda sera consecutiva la Russia ha lanciato attacchi missilistici in tutti i settori dell’Ucraina. Sulla capitale Kiev, nel centro a Dnipro, a Sud a Mikolayv e nella solitamente tranquilla Leopoli nell’Ovest del Paese – che confina con il resto dell’Europa e soffre con meno frequenza i bombardamenti russi. Secondo il briefing del Pentagono, i russi tentano di distruggere il sistema elettrico che fa funzionare le ferrovie nella speranza di fermare lo spostamento degli aiuti militari internazionali verso il fronte – quindi nell’Est che in questo momento è il teatro di battaglie cruciali, tra Kharkiv e la regione del Donbass. Il tentativo russo per ora non sortisce effetti, perché le ferrovie in questi giorni sono riuscite a rimediare in fretta ai danni e a trovare soluzioni alternative. Ma in sessantanove giorni di guerra non si erano ancora visti attacchi così estesi come adesso.
L’idea alla base di questo sforzo bellico della Russia è che non è possibile bombardare soltanto sul fronte del Donbass se dietro c’è tutto un sistema nazionale e internazionale che regge e aiuta i soldati ucraini – va smontato anche quello. Non è nuova, ora è applicata con più furia. Per il secondo giorno consecutivo la Russia ha anche attaccato con bombardamenti molto pesanti l’acciaieria Azovstal di Mariupol – e si tratta di attacchi duri persino per lo standard della città martire che da due mesi incassa più della metà di tutti i raid aerei russi in Ucraina. I combattenti ucraini assediati, con un messaggio del vice comandante del reggimento Azov, Sviatoslav Palamar (nome di battaglia: Kalyna), denunciano un tentativo della Russia di prendere l’acciaieria con i carri armati e anche con soldati sbarcati dal mare. «È l’assalto finale», sostengono gli assediati. Da fuori la notizia, arrivata da fonti ucraine, è che i russi sarebbero entrati dentro al perimetro dell’acciaieria. Per qualche ora si è anche perso contatto con chi è all’interno, ma poi secondo la branca di Kiev del reggimento Azov il contatto è stato recuperato. Il governo russo però smentisce che si tratti davvero di un’operazione per espugnare la Azovstal, anche se nella conversazione nazionale ucraina è diventato un simbolo gigantesco di resistenza. Sarebbe soltanto una manovra, pesante, per impedire agli ucraini di occupareposizioni di fuoco all’esterno dell’acciaieria. Per una volta potrebbe essere una versione credibile. Secondo il Pentagono a Mariupol sono rimasti soltanto circa duemila soldati russi, appoggiati da miliziececene, e altri diecimila invece sarebbero stati spostati su altri fronti. In città c’è soltanto un sesto delle forze russe che c’erano ad aprile e quindi che i duemila russi attacchino gli assediati di Azovstal da soli èpoco probabile, non sono sufficienti. Si resta a quello che si sono detti il ministro della Difesa russo Sergei Shoigu e il presidente Putin il 26 aprile, in un faccia a faccia davanti alle telecamere.
«Abbiamo sigillatoil perimetro della Azovstal, abbiamo bisogno di altre tre-quattro giorni per completare lo sforzo», disse Shoigu. «Credo che non sia consigliabile attaccare la zona industriale. Ordino di cancellare il piano», rispose Putin. Una fonte che è in contatto quotidiano con i combattenti di Azov dentro l’acciaieria sostiene che ancora non si è capito bene, in Occidente, che gli appartenenti al reggimento non si arrendono perché non possono arrendersi. «Non è soltanto una questione di onore e dignità, che comunque precedono tutte le altre questioni, ma anche di semplice calcolo. Stiamo parlando di istinto base di sopravvivenza. Tutti gli uomini di Azov catturati prima del 2022 sono stati torturati a morte, sono stati annientati». La fonte ricorda cosa accadde agli uomini di Azov catturati nel 2015 durante la battaglia di Shirokino, un villaggio a circa dieci chilometri da Mariupol. «Tutti tranne uno furono uccisi. Il sopravvissuto tornò senza denti in bocca, pestato all’inverosimile ed è l’unico caso di combattente di Azov uscito vivo dalla prigionia. Un altro è stato catturato un mese fa, è stato esibito dai russi per alcuni video di propaganda, poi è stato ucciso e la sua foto è stata mandata alla madre. Consegnarsi ai russi non è un’opzione. Saranno torturati e uccisi durante la prigionia». Ieri la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha detto in un’intervista che «mercenari israeliani combattono spalla a spalla con i nazisti di Azov dentro l’acciaieria». Si tratta di una dichiarazione che fa parte della spettacolare rottura in corso da tre giorni tra il ministro degli Esteri russo, Sergei Lavrov, e lo Stato di Israele, da quando Lavrov ha tentato di sostenere che anche Adolf Hitler fosse ebreo.
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