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Ben Cohen
Antisemitismo & Medio Oriente
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Riusciranno le Nazioni Unite a sopravvivere alla guerra in Ucraina? 01/05/2022
Riusciranno le Nazioni Unite a sopravvivere alla guerra in Ucraina?
Analisi di Ben Cohen

(traduzione di Yehudit Weisz)


Tirocini ONU: come fare uno stage nelle Nazioni Unite

Una recente lettera consegnata al Segretario Generale dell’Organizzazione delle Nazioni Unite António Guterres da 200 ex alti funzionari dell’ONU, includeva un tetro avvertimento sulle conseguenze nel caso la diplomazia non riuscisse a porre fine all'aggressione russa contro l'Ucraina. Un tale risultato significherebbe che “l'ONU sta diventando sempre più marginale e che, alla fine, soccomberà allo stesso destino della Società delle Nazioni che l’aveva preceduta, con le perdite umane e la distruzione materiale che ne seguirono”, così si leggeva nella lettera. Se non altro in apparenza, le Nazioni Unite sono state più resilienti della sfortunata Società. Tanto per cominciare, oggi tutte le maggiori potenze mondiali sono membri dell’Organizzazione delle Nazioni Unite e del suo Consiglio di Sicurezza, mentre la Società delle Nazioni, creata dopo la Prima Guerra Mondiale, nei suoi primi anni si distingueva per l'assenza della partecipazione degli Stati Uniti (con grande dispiacere dell'allora Presidente Woodrow Wilson) , così come per l'esclusione dai suoi ranghi della Germania e dell'Unione Sovietica. Quando il mondo fu sull'orlo del conflitto mondiale in seguito all’annessione nazista dei Sudeti nel 1938, la Società delle Nazioni era diventata irrilevante. Eppure ciò che gli autori della lettera a Guterres non hanno menzionato è che uno degli ultimi atti della Società delle Nazioni fu l'espulsione nel 1939 dell'Unione Sovietica (che era stata ammessa solo nel 1934) in seguito all'invasione della Finlandia nel dicembre di quell'anno. Non a caso, gli storici hanno interpretato questo particolare episodio come l’estremo rimedio di un'organizzazione in crisi di rappresentatività per recuperare una credibilità che era svanita molto prima.

Comunque sia, rimane il fatto storico; l'Unione Sovietica è ancora l'unico Stato ad essere stato espulso apertamente da un'organizzazione mondiale dedita al mantenimento della pace e della sicurezza internazionali. Sebbene l'adesione del Sud Africa alle Nazioni Unite sia stata sospesa nel 1974 dopo che l'Assemblea Generale aveva dichiarato che l'apartheid è un crimine, nessuno Stato membro delle Nazioni Unite è mai stato espulso per aggressione e violazioni sistematiche dei diritti umani che sono spesso simili, se non peggiori, a quelle sovietiche durante l’invasione della Finlandia. In realtà, forse il più grande capo d’accusa nei confronti delle Nazioni Unite è il fatto che il più isolato dei suoi Stati membri è stato Israele. Soprattutto fin dalla metà degli anni '70, Israele è diventato l’obiettivo preso di mira da un gruppo di comitati e di agenzie politiche all'interno della struttura delle Nazioni Unite che fungono da piattaforme per le richieste palestinesi più irremovibili e irragionevoli, incluso il cosiddetto “diritto al ritorno” - un appello per i discendenti dei 700.000 originari profughi arabi della Guerra d'Indipendenza israeliana del 1948 a “tornare” in massa in un Paese che non hanno nemmeno mai visto. Questa fissazione su presunte violazioni israeliane è il rovescio della medaglia della tolleranza e dell'indulgenza dell’organismo mondiale nei confronti dei regimi dittatoriali e autoritari. Eppure, ogni tanto, arriva una crisi che ci ricorda perché le Nazioni Unite sono state create nel 1945, insieme alle speranze che incarnavano. L'Ucraina è uno di questi esempi. Guterres ha visitato Mosca e Kiev nell'ultima settimana durante la sua prima missione nella regione dall'invasione russa alla fine di febbraio. Fino a quel momento, aveva assunto una posizione relativamente cauta, come tendono a fare i capi delle Nazioni Unite di fronte a gravi conflitti internazionali. La sua decisione di volare prima a Mosca, dove anche lui sedeva all'estremità opposta dell’enorme tavolo bianco del Presidente russo Vladimir Putin, ha acceso le ire del Presidente ucraino Volodymyr Zelensky, che ha affermato che Kiev, la capitale della nazione vittima, avrebbe dovuto essere il primo scalo di Guterres. Eppure Guterres ha parlato in modo rassicurante durante la sua visita, indicando le questioni chiave che le Nazioni Unite devono affrontare in questa guerra: dalla violazione del suo statuto alla creazione di corridoi umanitari che consentirebbero ai residenti di città e paesi assediati di fuggire in relativa sicurezza. Durante una visita a Bucha, dove le forze russe nel mese di occupazione hanno compiuto mostruose violazioni dei diritti umani, Guterres ha detto “immaginavo la mia famiglia in una di quelle case che ora è distrutta e nera. Vedo le mie nipotine scappare in preda al panico.” Poi ha aggiunto semplicemente: “La guerra è il male.” Se una tale risposta non sembra una ferma presa di posizione, ma la semplice spontanea reazione di un leader responsabile di fronte alle atrocità, vale la pena ricordare la dichiarazione di un precedente Segretario Generale delle Nazioni Unite in una situazione analoga.

Arrivato a Sarajevo, la capitale assediata della Bosnia, nel dicembre del 1992, Boutros Boutros-Ghali disse bruscamente ai suoi abitanti affamati e intirizziti che poteva pensare a 10 luoghi nel mondo in cui le condizioni erano peggiori. Quell'insulto non fu mai dimenticato. Oltre a entrare in empatia con la difficile situazione degli ucraini, Guterres ha parlato chiaramente anche a Mosca. “L'invasione dell'Ucraina da parte della Russia è una violazione della sua integrità territoriale e contraria alla Carta delle Nazioni Unite”, ha affermato, un raro esempio di dichiarazione delle Nazioni Unite senza alcuna ambiguità. In piedi accanto ad un accigliato Sergey Lavrov, il Ministro degli Esteri russo, Guterres ha offerto un altro riassunto conciso del problema: “Non abbiamo truppe ucraine nel territorio della Federazione Russa, ma abbiamo truppe russe nel territorio dell'Ucraina.” Come ha riconosciuto Guterres in un'intervista alla CNN, le Nazioni Unite non sono nella posizione di portare la pace in Ucraina; solo la Russia può farlo, ritirando le sue truppe. In modo incoraggiante, Guterres non ha nemmeno promosso cicli infiniti di incontri man mano che le ostilità si radicavano sul terreno, dicendo che le Nazioni Unite sarebbero state in grado di svolgere un ruolo di pacificazione solo dopo la fine definitiva della guerra. Ha sostenuto di aver detto a Putin “le stesse cose che dico a New York... ossia che l'invasione russa è contro lo statuto delle Nazioni Unite, è una violazione dell'integrità territoriale dell'Ucraina e che questa guerra deve finire il più rapidamente possibile.”

Eppure è difficile vedere dove porterà l'onesta valutazione di Guterres sull'invasione russa e il suo impatto sull'Ucraina e sul mondo in generale. La Russia non è un semplice aggressore, ma un membro del Consiglio di Sicurezza dell'ONU armato di armi nucleari che i suoi leader hanno invocato in più di un'occasione negli ultimi due mesi. La spaccatura all'interno dell'organismo mondiale tra gli Stati con ordinamenti liberaldemocratici (tra cui Israele) e gli Stati per i quali il valore della sovranità risiede nel principio di non interferenza (così consentendo loro di perseguitare la propria popolazione senza sanzioni) è la più longeva dell’organizzazione. Se la risposta delle nazioni democratiche all’invasione russa è di promuovere un ordine mondiale fondato su delle regole – il cui successo impegna tutti i governi a trattare sia i propri cittadini sia quelli dei Paesi confinanti con solenne rispetto – allora bisogna chiedersi quanto sia utile che esista l’ONU fintanto che Mosca esercita il diritto di veto. Le Nazioni Unite non seguiranno l'esempio della Società delle Nazioni espellendo la Russia. Ma gli Stati membri democratici possono, e dovrebbero, adottare tutte le misure necessarie per isolare la Russia all'interno delle sue strutture ed additandola come lo Stato paria quale è. Oltre a ciò, il dibattito su come stabilire un ordine mondiale basato su regole che funzionino effettivamente - un dibattito che ha avuto luogo anche nel 1919, nel 1945 e nel 1989 - è ancora in sospeso.

Ben Cohen Writer - JNS.org
Ben Cohen, esperto di antisemitismo, scrive sul Jewish News Syndicate

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