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La Repubblica Rassegna Stampa
30.04.2022 Ecco come l’Iran insegna alla Russia ad aggirare le sanzioni
Commento di Paolo Mastrolilli

Testata: La Repubblica
Data: 30 aprile 2022
Pagina: 10
Autore: Paolo Mastrolilli
Titolo: «Ecco come l’Iran insegna alla Russia ad aggirare le sanzioni»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 30/04/2022 a pag.10 con il titolo "Ecco come l’Iran insegna alla Russia ad aggirare le sanzioni" la cronaca di Paolo Mastrolilli.

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Paolo Mastrolilli

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Joe Biden

Il ministro degli Esteri russo Lavrov non ha fatto neanche lo sforzo di nasconderlo, lasciando che l’agenzia Ria pubblicasse le sue dichiarazioni sull’intenzione di collaborare con l’Iran, per imparare a violare le sanzioni internazionali subite dopo l’aggressione dell’Ucraina. Da allora in poi i maestri dell’imbroglio hanno mandato diverse delegazioni di alto livello a Mosca per insegnare a vendere sul mercato nero il petrolio bandito, creare società estere per le importazioni vietate, aggirare le limitazioni finanziarie. Putin poi ha domandato il pagamento immediato in contanti di certi debiti aperti, per incassare preziosa valuta straniera. In cambio gli ayatollah hanno chiesto l’aiuto della Russia, che siede al tavolo dei negoziati per rinnovare l’accordo nucleare Jcpoa, allo scopo di ottenere una versione più vantaggiosa. Inutile chiedersi perché il presidente Biden abbia frenato, discutendo col premier israeliano Bennett l’eventuale piano B, alternativo alla sempre più improbabile intesa atomica. Fino all’invasione dell’Ucraina, l’Iran aveva il record delle sanzioni economiche. E almeno in parte avevano funzionato, spingendolo alla trattativa. Con la firma del Jcpoa erano state tolte, ma quando Trump lo aveva abbandonato era tornato alla “massima pressione”. Le misure andavano dall’embargo petrolifero al divieto di importare pezzi di ricambio per gli aerei, passando per il bando di qualsiasi cooperazione finanziaria. Teheran quindi ha sviluppato un sistema sofisticato per aggirarle. Il petrolio viene inviato al largo di piccoli porti asiatici, soprattutto in Malaysia, per il “rebranding”. Arrivate all’appuntamento le navi della Repubblica islamica usano la tecnica del “ghosting”, spegnendo i sistemi per l’identificazione automatica. Nel cuore della notte vengono avvicinate da petroliere di altri paesi, anche europee o nordamericane, per trasferire il carico mentre sono in mare. Poi le navi complici si dirigono verso i porti asiatici, per rivendere il greggio a clienti ignari della sua provenienza. Secondo la Cnn, la Russia starebbe già usando questa tecnica del “Malaysia blend”, trasformandola nel “Latvian blend”, dove un 49,99% di petrolio di Mosca viene mescolato ad altro. Bloomberg ha scritto che la compagnia britannica Shell lo ha comprato. Per le importazioni vietate, il Wall Street Journal ha scritto che gli ayatollah hanno creato 61 compagnie di facciata con conti in 28 banche straniere in Cina, Hong Kong, Singapore, Turchia e Emirati Arabi Uniti. Lo stretto collaboratore di Khamenei Mesbahi-Moghaddam ha ammesso che così sono stati completati acquisti di beni proibiti per 80 miliardi di dollari all’anno, diventati 150 nel 2022, secondo le stime dell’Fmi. Queste compagnie vengono chiamate “Rahbar”, pionieri, e Mosca potrebbe copiarle. Anche la banca centrale iraniana ha sviluppato tecniche di finanziamento clandestino, creando un sistema usato per trasferire fondi a Hezbollah e Hamas. Nell’ultimo mese diverse delegazioni, guidate dal ministro del Petrolio Javad Owji e dal vice governatore della banca centrale Mohsen Karimi, sono state a Mosca. La Russia ha chiesto che paghino subito il debito da mezzo miliardo per l’attivazione del reattore di Bushehr, ma gli iraniani hanno condizionato tutto ad un accordo più favorevole col nuovo Jcpoa, che consentirebbe alle loro istituzione di essere più libere di aiutare il Cremlino. Non stupisce perciò che Biden ora freni.

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