Yom haShoah e dell'eroismo. Celebrazioni in Israele
Commento di Deborah Fait
Ieri sera, all'inizio delle celebrazioni del Giorno del Ricordo della Shoah e dell'eroismo, il primo ministro Bennett ha letto un nome e una data: 30 minuti. Un bambino o una bimba nata ad Auschwitz e ammazzata quando aveva mezz'ora di vita. Facevano così i nazisti, nessun bambino doveva sopravvivere. Quando nascevano, e si suppone siano nati almeno 30.000 bambini ad Auschwitz, molti frutto di stupri dei tedeschi, venivano presi, lanciati in aria e fatto su di loro il tiro a segno. Altre volte legavano, al momento del parto, le gambe delle mamme così morivano entrambi, il feto che non poteva uscire e la mamma per i dolori inenarrabili. Sei milioni. Un milione e mezzo di bambini. Basterebbero questi numeri per perdere la voglia di scrivere, di vivere, per buttarsi a terra e piangere. Sei milioni sono la popolazione di una nazione come Israele che ne ha pochi di più compresi gli arabi e altre minoranze. Suona la sirena in Israele per celebrare 6 milioni di ebrei ammazzati e torturati, tutti si fermano, chi è in macchina scende e si mette sull'attenti, tutti a capo chino ascoltiamo quel grido straziante che dura due minuti, un tempo infinito in cui ognuno pensa a quei camini da cui uscivano fumo e cenere e la cenere copriva la neve e veniva calpestata. La cenere di milioni di essere umani gasati, ammazzati davanti alle fosse comuni, ammazzati prima di poter nascere, bruciati vivi nelle sinagoghe, presi a calci per le strade fino alla fine. Pestati per 80 volte e l'ottantunesima morivano.
L'ottantunesimo colpo era la fine delle sofferenze. Ma siamo ancora qua, siamo ancora vivi, abbiamo creato un paese meraviglioso che era fatto di sabbia e sassi. Siamo sopravvissuti al Faraone, a Tito, a Torquemada, agli zar, a Hitler, a Stalin e a tutti coloro che, secolo dopo secolo, hanno tentato di distruggerci. Siamo qua, mondo che continui ad odiarci, siamo qua più vivi che mai. E chi proverà ancora a eliminare il popolo di Israele troverà qui gli eroi del Ghetto di Varsavia solo che oggi hanno una divisa e non devono nascondersi nelle fogne, oggi sono i soldati di Zahal, Zavah Haganà LeIsrael (Esercito di Difesa di Israele). Soldati forti e orgogliosi che camminano a testa alta e difendono il loro paese con coraggio da leoni, lo stesso coraggio degli eroi del ghetto, molti erano bambini, che diedero tanto filo da torcere all'esercito tedesco fino al momento, dopo ben 40 giorni, in cui furono fatti saltare in aria e fu la fine per 500.000 ebrei. Questa sarà una settimana molto triste per Israele, mercoledì prossimo celebreremo Yom haZikaron (Giorno del Ricordo), il ricordo dei soldati e dei civili ammazzati nelle guerre e dal terrorismo. Un'altra giornata di lutto che alla fine esploderà nell'entusiasmo di Yom HaAzmauth (Giorno dell'Indipendenza) di Israele. L'amaro e il dolce, il dolore e la felicità, sentimenti che gli ebrei vivono da sempre nella loro storia difficile e complicata, eroica. Una settimana di dolore, i cimiteri stracolmi di fiori e di bandiere, genitori e figli in lacrime davanti alle tombe dei loro cari caduti. Non esiste famiglia in Israele che non abbia uno o più morti, nella Shoah, morti senza sepoltura, spiriti che vagano ancora nei cieli di Polonia e di altri paesi alleati della Germania nazista , morti che hanno la loro tomba nei nostri cuori. Nei cimiteri invece riposano giovani, vecchi, bambini israeliani ammazzati da mani assassine che vorrebbero ancora eliminarci e prendere la nostra terra. Le loro tombe sono sempre perfette, pulite, curate dalle lacrime e dalle mani amorevoli di chi è rimasto. I bambini abbracciano le tombe del papà, della mamma, dei fratelli e sorelle maggiori, vi si sdraiano sopra perché sentano il loro calore. Il 5 maggio tutta Israele sarà nelle strade, nelle piazze, nei prati, al mare per festeggiare la nostra Indipendenza e la vita.
Credo che quei 6 milioni, ovunque essi siano, sarebbero orgogliosi del paese che è stato creato dal nulla e del popolo che siamo. Mi piace pensare che le loro voci gridino "Izkor, Israel, mi dor le dor" Ricorda Israele, di generazione in generazione. Ricorda e non perdonare mai se vuoi che quel Never Again (Mai Più) abbia un senso.