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La Repubblica Rassegna Stampa
26.04.2022 Ucraina, incursioni ai depositi di petrolio russi
Commento di Daniele Raineri

Testata: La Repubblica
Data: 26 aprile 2022
Pagina: 1
Autore: Daniele Raineri
Titolo: «La guerra segreta di Kiev. In fiamme i depositi di petrolio in Russia»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 26/04/2022 a pag.1 con il titolo "La guerra segreta di Kiev. In fiamme i depositi di petrolio in Russia" la cronaca di Daniele Raineri.

Festival Internazionale del Giornalismo
Daniele Raineri


L’ultima operazione della guerra segreta che gli ucraini hanno deciso di portare in profondità nel territorio russo arriva ieri alle quattro del mattino a Bryansk, a cento chilometri dal confine. Due incendi disastrosi e simultanei scoppiano in due grandi depositi di carburante vicino alla città, uno civile della compagnia Rosneft che contiene diecimila tonnellate di diesel e un altro – a meno di due chilometri – che ne contiene cinquemila. Le telecamere di sicurezza mostrano un’esplosione scuotere la base del serbatoio, che è il posto più ovvio dove colpire se si vuole un danno il più grave possibile. Fa parte del cosiddetto Oleodotto dell’amicizia, che porta il petrolio russo verso la Germania, l’Ungheria e la Polonia. Il fuoco in pochi minuti si allarga alle aree circostanti senza fare vittime, la colonna di fumo resta visibile da decine di chilometri di distanza per tutta la giornata e a sera l’incendio non è ancora sotto controllo. Il governo russo riconosce in via ufficiale soltanto il primo rogo, quello civile, e non il secondo nella base militare, anche se i media nella concitazione del mattino dimenticano di essere sotto stretta sorveglianza e danno notizia di entrambi. Il governo ucraino non rivendica l’operazione, ma è un comportamento abituale in questo genere di azioni clandestine. Israele colpisce obiettivi iraniani in Siria con raid aerei sin dal febbraio 2013, ma non ha mai riconosciuto queste attività se non di recente e in modo generico.

C’è questo passaggio interessante del Wall Street Journal del 15 aprile in un articolo che parlava di come l’intelligence americana passi agli ucraini informazioni preziose per lanciare operazioni contro i russi in Ucraina. «Gli Stati Uniti non daranno tuttavia informazioni d’intelligence che potrebbero permettere agli ucraini di colpire obiettivi sul territorio russo, un vincolo che Washington ha imposto per ridurre il rischio di un allargamento del conflitto ». Questo vuol dire che le operazioni oltre confine sono state discusse dagli ucraini con l’alleato americano e che l’Amministrazione Biden ha messo le mani avanti, almeno in pubblico: se succede qualcosa in Russia, non siamo stati noi. Questo attacco è come minimo il quarto nel giro di un mese nella sequenza di operazioni ucraine oltre confine, ma ancora non è chiaro come sia avvenuto. Da escludere che sia stato un raid con gli elicotteri, come gli ucraini hanno fatto la notte del primo aprile per colpire un deposito di carburante a Belgorod, trenta chilometri in profondità. Questa volta la distanza era troppa. Forse un’operazione delle forze speciali ucraine a terra? C’è un precedente. Il 12 aprile qualcuno ha fatto saltare il ponte ferroviario di Shebekino a tre chilometri dal confine e ha reso inutilizzabili i binari usati da soldati e mezzi russi per invadere l’Ucraina. Il sindaco di Bryansk ieri ha diffuso la foto di un furgone bianco sospettato di avere trasportato una squadra di sabotatori ucraini e la precisione dell’esplosione, alla base del serbatoio come si è detto, fa pensare a un lavoro fatto da terra, ma non ci sono altri elementi. Nelle forze speciali e nei servizi ucraini c’è una percentuale altissima di operatori che parlano russo alla perfezione e potrebbero essere scambiati per russi. Neil Gibson, un esperto d’armi della società inglese Fenix Insight, dice a Repubblica che l’ipotesi di un attacco missilistico per ora è da scartare. Anche in questo caso c’è un precedente, il bombardamento a sorpresa che il 25 marzo ha colpito la base aerea di Millerovo, ottanta chilometri a est di Lugansk. Nella traccia audio di un video di ieri si sente il rumore di un missile, ma per Gibson non è una prova sufficiente e inoltre è di fonte russa «quindi non affidabile».

Restano i droni. Ieri il governatore della regione russa di Kursk, Roman Starovoit, ha detto che l’antiaerea ha abbattuto due droni ucraini di fabbricazione turca, gli ormai famosi Bayraktar, a Borovskoye, su una rotta compatibile con l’attacco ai due depositi. Da giorni si segnalava l’attività di droni ucraini sul territorio russo. Il tabloid britannico Sun ha persino fatto uno scoop, perché è entrato in possesso delle immagini girate dai droni che mostrano il cimitero dei carri armati dove i russi depositano i mezzi corazzati distrutti nel conflitto, una decina di chilometri oltre il confine. Se le milizie yemenite Ansar Allah da anni prendono di mira gli impianti petroliferi sauditi con i loro droni, forse anche gli ucraini sono in grado di fare lo stesso contro i russi. In questo periodo hanno anche ricevuto droni suicidi che possono esplodere sul bersaglio e possono essere fatti decollare da una squadra di pochi uomini. La guerra segreta degli ucraini in Russia è la risposta agile e aggressiva alla lentezza dell’invasione ordinata da Vladimir Putin, ed è una rappresaglia contro i bombardamenti russi che prendono di mira le infrastrutture ucraine. Ma c’è anche un effetto studiato sul morale e sulla convinzione russa di essere i più forti. Oltre a queste operazioni di confine, da giorni c’è una sequenza di roghi in tutta la Russia che farebbe venire sospetti indimostrabili a chiunque. Dall’incendio al centro ricerche missilistico vicino Mosca che giovedì scorso ha ucciso diciassette persone a quello nell’impianto chimico di Kineshma lo stesso giorno, fino ad arrivare a ieri, con incendi multipli segnalati in una fabbrica a Bryansk, in tre stazioni di polizia e in una base militare nell’Est.

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