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La Repubblica - La Stampa Rassegna Stampa
25.04.2022 25 aprile diviso a Roma: la Comunità ebraica non va con i sostenitori di Putin e del terrorismo palestinese. Scandalo Petrocelli
Cronache di Giovanna Vitale, Annalisa Cuzzocrea

Testata:La Repubblica - La Stampa
Autore: Giovanna Vitale - Annalisa Cuzzocrea
Titolo: «Petrocelli e la Z nel tweet sul 25 aprile. Conte: 'Vergognoso, è fuori dal M5S' - Quella Z di Petrocelli che offende il Paese»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 25/04/2022, a pag. 19, con il titolo "Petrocelli e la Z nel tweet sul 25 aprile. Conte: 'Vergognoso, è fuori dal M5S' ", la cronaca di Giovanna Vitale; dalla STAMPA, a pag. 23, con il titolo "Quella Z di Petrocelli che offende il Paese" la cronaca di Annalisa Cuzzocrea.

Sottolineiamo l'importanza della decisione della Comunità ebraica romana di non partecipare, anche quest'anno, al corteo dell'Anpi e di aderire invece alla manifestazione con le sigle che non si riconoscono nel rovesciamento della narrazione resistenziale operata da Pagliarulo.

Conte ha fatto male i conti: come Petrocelli ce n'è ancora tanti nel suo partito. Per questo non basta una espulsione, per quanto doverosa. Per ripulire il Movimento 5 stelle aspettiamo il risultato delle elezioni del prossimo anno.

Ecco gli articoli:

Vito Petrocelli, la Z russa per gli auguri del 25 aprile. Conte:  «Vergognoso è fuori dal M5S» - Il Mattino.it
Vito Petrocelli. A destra la risposta di Conte al suo tweet

Giovanna Vitale: "Petrocelli e la Z nel tweet sul 25 aprile. Conte: 'Vergognoso, è fuori dal M5S' "

Non si smentisce mai il “compagno Petrov”, al secolo Vito Petrocelli, senatore grillino salito alla ribalta per le dichiarate simpatie filo-russe. Uno capace di tutto, persino di farsi beffe del 25 Aprile, pur di rimarcare la sua vicinanza a Vladimir Putin. E così, alla vigilia di una delle celebrazioni più significative del nostro calendario civile, già infuocata dalle polemiche sulla guerra in Ucraina e l’invio delle armi alla resistenza, l’ineffabile presidente della Commissione Esteri ha pensato bene di spedire via social un augurio che suona come uno sfregio alla memoria: «Per domani buona festa della LiberaZione », ha twittato ieri pomeriggio. Con la “Z” alzata in una maiuscola per mandare un messaggio preciso, trattandosi della stessa lettera che campeggia sui tank russi lanciati alla conquista di Kiev, divenuta il simbolo nefasto della campagna militare di Mosca contro il governo Zelensky e il suo popolo. Un tweet «semplicemente vergognoso», la reazione sdegnata di Giuseppe Conte. «Petrocelli è fuori dal M5S, stiamo completando la procedura di espulsione», ha ribadito il capo politico, confermando un provvedimento annunciato settimane fa e rimasto però lettera morta. «Il 25 Aprile è una ricorrenza seria. Certe provocazioni sono inqualificabili», ha tuonato l’ex premier giallorosso. Non poteva fare altrimenti. Dopo l’accoglienza calorosa ricevuta al congresso di Articolo1 e la svolta pacifista con cui spera di ingraziarsi la sinistra radicale, Conte è stato costretto a prendere una posizione netta. Che oggi, nel 77esimo anniversario della Liberazione, lo porterà per la prima volta a festeggiare, sebbene fuori dal circuito istituzionale: il presidente dei 5Stelle andrà infatti al Quadraro, storico quartiere della Resistenza romana, per deporre fiori al monumento che ricorda il rastrellamento del ‘44. La stessa meta scelta l’anno scorso dal presidente Mattarella, che invece oggi, dopo l’omaggio ai caduti all’Altare della Patria, sarà ad Acerra, messa a ferro e a fuoco dai nazifascisti in fuga nell’ottobre ‘43. Mentre lo stato maggiore dei progressisti — da Speranza a Fratoianni, fino ai vicesegretari dem Provenzano e Tinagli — parteciperà nel pomeriggio alla manifestazione nazionale dell’Anpi, che torna in corteo a Milano dopo due anni di stop causa Covid. Servizio d’ordine potenziato e forze di polizia allertate in tutta Italia per scongiurare provocazioni e disordini. Oltre al sindaco Sala, al segretario della Cgil Landini e alla Brigata Ebraica, che ha proposto di sfilare con le bandiere Nato, sul palco saliranno due ucraine e naturalmente il presidente dei partigiani Gianfranco Pagliarulo. Il quale, anziché gettare acqua sul fuoco, ieri ha rilanciato sul «tentativo di delegittimazione dell’Anpi: ci hanno accusato di essere putiniani, ne hanno chiesto lo scioglimento», denuncia. «Noi non rispondiamo. Ma una cosa vorrei fosse chiara, a nessuna condizione l’Associazione diventerà subalterna». Per poi aggiungere, sibillino: «Mi preoccupa chi dice che è necessario che l’Ucraina vinca la guerra perché questo escl ude le trattative di pace ». Indicando ancora una volta la resa come unica strada per il cessate il fuoco. Accompagnata da un avvertimento: «Le conseguenze sociali del conflitto saranno pesanti», potranno cioè «spostare a destra la dinamica elettorale». La sinistra è dunque avvisata. Non proprio il miglior viatico per una Liberazione già segnata da profonde divisioni. Plasticamente rappresentate dallo sdoppiamento della Festa nella Capitale: l’Anpi cittadina terrà il tradizionale corteo fino a Porta San Paolo insieme al governatore Zingaretti e al sindaco Gualtieri. Le altre associazioni partigiane — Fiap, Anpc, Fivl, Aned, Anfim e gli Ucraini in Italia — si riuniranno invece in Piazza Argentina per celebrare, con Azione e +Europa, «la resistenza di allora e quella ucraina di oggi». Ed è lì che andrà anche la presidente della Comunità ebraica Ruth Dureghello.

Annalisa Cuzzocrea: "Quella Z di Petrocelli che offende il Paese"

25 aprile 2022: il programma di appuntamenti - Città di Este - Culla dei  Veneti Antichi

C’è qualcosa di osceno, nel tweet che il presidente della commissione Esteri del Senato Vito Petrocelli ha scritto per festeggiare la liberazione italiana dal nazifascismo. Qualcosa che nessuno avrebbe mai pensato di leggere sulla pagina social di un rappresentante delle istituzioni. Non un semplice senatore, ma il presidente della commissione Esteri del Senato. E in quanto tale, garante di una serie di rapporti internazionali che passano non solo dal governo, ma dal Parlamento. L'esponente del Movimento 5 stelle, da sempre filorusso, vicino al Venezuela di Maduro e in generale a tutto quel che non è occidente democratico, ha scritto la Z di "festa della liberaZione" con la maiuscola, emulando il simbolo della sopraffazione russa in Ucraina. Questo va al di là di ogni confine politicamente accettabile. Al di là di quel "né né" che abbiamo visto fiorire fin dalle prime settimane della guerra: né con la Russia né con la Nato, accettando la narrazione — di Mosca — per cui le ragioni dell'aggressione dell'esercito di Putin in Ucraina sono da ricercarsi in quel che ha fatto Nato negli ultimi trent'anni. Fin qui Petrocelli si era già spinto. Aveva già mostrato la sua comprensione delle ragioni russe ed è in fondo quel che fa da quando entrò in Parlamento, nove anni fa, allora allineato con i principali esponenti del Movimento, da Beppe Grillo ad Alessandro Di Battista. Il senatore è coerente: difendeva Putin quando faceva incarcerare gli oppositori politici. Lo difendeva quando invadeva la Crimea. Avvisava su quanto le sanzioni verso Mosca fossero ingiuste. Tra un viaggio in Venezuela e un ammiccamento alla Cina, le sue convinzioni sono rimaste incrollabili. Adesso, però, è diverso: Vito Petrocelli sta esaltando una guerra — che lui chiamerà operazione speciale — in cui sono morte migliaia di persone, tra cui centinaia di bambini. Un conflitto che ha prodotto migliaia di profughi e non ha fermato il suo portato di orrore e morte neanche durante la Pasqua ortodossa. Una guerra oscura, visibile e spietata come la Z che la rivendica. Ha fatto bene il presidente dei 5 stelle Giuseppe Conte a dire che il senatore sarà subito cacciato dal Movimento, che si sta concludendo la procedura di espulsione. Sarebbe dovuto avvenire probabilmente prima, Petrocelli si è già rifiutato di votare la fiducia al governo proprio sull'Ucraina, ma l'importante è che avvenga adesso. Solo, bisogna fare di più. Il senatore M5S non può restare presidente della commissione Esteri. Gli inviti a dimettersi non sono valsi a nulla, restano due strade: o a dimettersi al posto suo sono tutti i commissari, lasciandolo su una poltrona vuota a parlare coi propri fantasmi. Una soluzione che non garantisce al cento per cento la decadenza. Oppure, la presidente dei 5 stelle al Senato, Maria Domenica Castellone, che ancora un mese fa lo difendeva spiegando: «Non possiamo sanzionare chi vuole la pace», dovrebbe semplicemente spostarlo di commissione prima ancora di espellerlo. Può farlo di imperio, risolvendo il primo problema. Quanto a fare in modo che persone come Vito Petrocelli non tornino a sedere in Parlamento, è un lavoro molto più lungo e faticoso: si chiama selezione della classe dirigente. È l'esatto contrario dell'uno vale uno.

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