Testata: Italia Oggi Data: 23 aprile 2022 Pagina: 10 Autore: Diego Gabutti Titolo: «Periscopio 23/04/2022»
Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 23/04/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.
Dmitry Suin è stato arrestato perché aveva piazzato in una via centrale di Ivanovo un banchetto pieno di copie di 1984 di George Orwell, che distribuiva gratuitamente. lastampa.it.
«Scusate, non parliamo con i fascisti che lanciano un genocidio in un Paese vicino». Armen Aramyan, appena uscito dal tribunale Dorogomitovsky di Mosca da uomo libero, respinge educatamente ma con fermezza una televisione di regime. I 363 giorni di arresti domiciliari sono finiti, e i quattro redattori della rivista studentesca Doxa, nemmeno cent’anni in quattro, vengono accolti con gli applausi da una folla che per i parametri della repressione moscovita è oceanica: decine di persone, alcune portate subito via dalla polizia. Anna Zafesova, La Stampa.
La Censura è quella cosa / che t’imbianca un pezzo scritto / e che abusa d’un diritto / senza mai capire un corn. Ettore Petrolini.
Se solo l’avessimo ascoltata, questa parola, rivoluzione, che in francese, révolution, comincia come rêve, sogno, e finisce come destruction, distruzione. Una specie d’annuncio. D’un solo fiato, l’assalto al cielo e il ruzzolone. Régis Debray, Il monarca e il crociato.
A poche ore di distanza dalla presentazione del missile balistico intercontinentale Sarmat, la Russia si vede oggi costretta a fronteggiare due gravi incendi: il primo avvenuto presso l’impianto chimico di Dmitrievsky, il secondo all’Istituto di ricerca per la difesa aerospaziale del ministero della Difesa della Federazione russa a Tver, proprio l’edificio in cui vengono progettati i missili. Federico Garau, il Giornale.
Due oligarchi russi sono stati trovati morti insieme a mogli e figli nel giro di 24 ore [entrambi «suicidi», diciamo così, dopo avere ucciso a revolverate e colpi d’ascia tutti i familiari]. Si tratta di Vladislav Avayev, ex vicepresidente della Gazprombank, e di Sergei Protosenya, ex vicepresidente della società di gas naturale Novatek. Le due stragi sono avvenute a più di tremila chilometri di distanza e sembra non esserci alcun legame fra loro. C’è un dettaglio, però, che accomuna Avayev e Protosenya: nessuno dei due oligarchi russi era sulla lista delle sanzioni internazionali imposte dai paesi occidentali all’indomani dello scoppio della guerra in Ucraina. ilmessaggero.it.
«Quando serve occorre sacrificare una provincia. Chi vuole difendere tutto non salva nulla» [diceva] Federico II Hohenstaufen. Joe Biden e i suoi domestici europei non conoscono questo fondamentale principio. Per questo non hanno accettato le proposte russe. [E così] Putin ha continuato la campagna «facendo scorrere molto sangue». Un’operazione tremenda, che – ha scritto Napoleone – un capo di Stato è a volte obbligato a fare. Claudio Risé, La Verità.
Abbiamo avuto Alessandro il Liberatore, abbiamo avuto Jaroslav il Saggio, e ora abbiamo Vladimir l’Avvelenatore di mutande. È così che Putin entrerà nella storia. Aleksei Navalny, al quale l’Intelligence russa avvelenò le mutande, La Stampa.
Questa è la storia di un premier che è vissuto due volte e che nelle sue due vite a Palazzo Chigi è finito coinvolto in altrettante storie a dir poco oscure, le cui trame sembrano pagine strappate dai romanzi di John le Carré: intrighi internazionali, tentativi di spionaggio, presunti complotti, ingerenze di paesi stranieri. Alla guida del governo giallo-verde, nel 2019, Giuseppe Conte si impigliò nel Russiagate perché fece uno strano favore a Donald Trump. Alla guida del governo giallo-rosso, nel 2020, si impigliò nel Covidgate perché accettò uno strano favore da Vladimir Putin. Francesco Verderami, Corsera.
Giuseppe Conte [è stato] messo in difficoltà da Lilli Gruber in quello che viene considerato il salotto delle «vedove» di Giuseppi e, prima ancora, delle sue «bimbe». Una sorta di santuario nel quale, da lunedì a venerdì, padrona di casa e ospiti ricorrenti e fissi, in primis Marco Travaglio e Andrea Scanzi, celebravano il panegirico dell’avvocato del popolo. Marco Zonetti, www.vigilanzatv.it.
Eppure la domanda di Lilli Gruber non era difficile: «Con chi sta? Macron o Le Pen?» Due candidati […] alternativi come il giorno e la notte. Ma per colui che – incarnazione vivente del Franza o Spagna, con Salvini prima e con la sinistra poi pur di rimanere incollato alla poltrona – cosa vuoi che cambi se si consegna la Francia a Putin o se invece si rafforza l’integrazione europea. Dettagli. Alessandro De Angelis, Huffpost.
Sei nelle grinfie della Russia... Semplicemente non sarai mai in grado di difendere gli interessi francesi a causa del modo in cui gl’interessi russi sono legati ai tuoi. Emmanuel Macron a Marine Le Pen.
«Ragazzi, siamo sotto attacco». Dopo pranzo Giuseppe Conte riunisce «d’urgenza» i vicepresidenti del M5s e i vertici della comunicazione per avvisare tutti che «c’è un disegno per screditare me e il Movimento». L’ex premier teme quella che Giovannino Guareschi chiamava FODRIA (Forze oscure delle reazione in agguato). Simone Canettieri, il Foglio.
Molti si domandano come faccia il Partito democratico a sopportarlo ancora. La verità è che ormai al Nazareno lo considerano un uomo del passato e senza futuro [isolato] nel suo mondo di rancori tra i fantasmi delle macchinazioni con trumpiani e putiniani e giochetti di sponda con Matteo Salvini, e tutti sanno che non manca poi molto prima che lo facciano fuori da un’ovattata stanza della Farnesina. Mario Lavia, linkiesta.it.
Un rischieramento dei 5Stelle sul fronte della pseudoneutralità (un esplicito e ben remunerato sostegno al despota moscovita) aiuterebbe il paese ad archiviare il movimento e a rimuovere gli effetti dannosi della sua presenza in parlamento e nel governo. Domenico Cacopardo, Italia Oggi.
Grillo pacifista? «No, non mi risulta affatto che Grillo abbia assunto una posizione in dissenso rispetto alla linea del Movimento», dichiara Conte all’Adnkronos. Emanuele Buzzi, Corsera.
Grillo con i pacifisti: «Non inviamo armi». Titolo del Fatto quotidiano.
Che la politica sia l’arte di menare il can per l’aia, lo sappiamo da quel dì. Come da quel dì sappiamo che è l’arte del compromesso. Ma c’è un limite a tutto. Roberto Gervaso.