Riprendiamo oggi, 23/04/2022 dal RESTO del CARLINO - Ferrara online con il titolo 'Lieti di venire a Ferrara: libertà è democrazia' l'intervista di Francesco Franchella.
Davide Romano
"La libertà, senza la democrazia, è una scatola vuota". Seguendo le parole di Davide Romano, direttore del Museo della Brigata Ebraica di Milano, mantenere il focus sulla democrazia può evitare l’assurdo storico per eccellenza: contestare chi, come nel caso della Brigata Ebraica, può partecipare a pieno diritto ai cortei della festa della Liberazione dalla dittatura nazifascista. Importante, quindi, la notizia che vuole le bandiere della Brigata Ebraica, per la prima volta, anche a Ferrara, proprio in occasione del prossimo 25 aprile.
Davide Romano, Ferrara aspetta per la prima volta la Brigata Ebraica. "Il Comune ci ha dato la possibilità di partecipare, quindi sì, molto volentieri verremo a Ferrara: porteremo il nostro gonfalone, che dal punto di vista militare è uno solo – non se ne possono fare di più –, gonfalone che normalmente portiamo a Milano, ma in questo caso, visto l’invito, la gentilezza e la disponibilità, facciamo un omaggio a Ferrara, luogo vicino al quale ha combattuto la Brigata Ebraica: il territorio di Ferrara ci è molto caro".
Visto il particolare momento storico, che significato avrà questo 25 aprile? "Rimane il ricordo della Liberazione dal nazifascismo: una festa della democrazia contro le dittature e contro le guerre di aggressione. Ma una celebrazione non deve rimanere astratta dal mondo reale: oggi una dittatura ha invaso un paese democratico. Non possiamo rimanere indifferenti".
La partecipazione della Brigata Ebraica alla festa della Liberazione è sempre stata contestata: dove ricercare la radice di queste contestazioni? "La Brigata Ebraica aveva una bandiera, che è diventata quella di Israele e nel momento in cui non è più lecito attaccare gli ebrei, si attacca Israele: ci sono forme di antisemitismo, anche a sinistra. Israele è un paese criticabile, ma resta l’unica democrazia in Medioriente".
Perché non ci si riesce a unire in un generale clima antifascista? "Antifascismo non è democrazia. Dietro all’antifascismo ci sono anche stalinisti, simpatizzanti delle dittature cubane, russe... Finché non passeremo da antifascismo a militanti per la democrazia, questo sarà un problema. Non a caso, gli Usa non vengono rappresentati nelle manifestazioni del 25 aprile, pur essendo i protagonisti della Liberazione. Anche Hitler parlava la libertà, ma la libertà senza la democrazia è una scatola vuota. Il 25 aprile deve recuperare le radici e la verità della guerra di liberazione, includendo tutti gli alleati, Stati Uniti, inglesi, indiani, canadesi… deve rappresentare la storia e non essere deviato dalla politica e dalle fazioni".
A proposito, teme contestazioni alla Brigata Ebraica da parte di frange filopalestinesi? "Non le temo. Siamo orgogliosi delle nostre idee e non temiamo di esporle in piazza: è un nostro diritto".
Il 25 aprile, a Milano, la Brigata Ebraica voleva scendere in piazza con le bandiere di Israele, Nato e Ucraina. Poi ha cambiato linea. Come mai? "Non la porteremo perché noi siamo sentimentalmente legati all’Anpi. Negli ultimi anni l’Anpi nazionale ha preso una deriva inquietante e preoccupante, ma con l’Anpi di Milano abbiamo ottimi rapporti. Loro ci hanno chiesto il favore di soprassedere per evitare tensioni: ce ne sono già molte per la partecipazione della comunità ucraina".
Qual è la continuità tra queste tre bandiere? "Vedo la Nato come la continuazione della alleanza delle democrazie che hanno combattuto contro Hitler. Oggi la Nato fornisce armi alla Ucraina: c’è una continuità ideale. D’accordo… non è perfettamente corretto dal punto di vista storico, perché la Nato non è gli alleati, però di fatto sono gli stessi soldati, comandanti e ideali. Il 25 aprile, è molto più coerente portare le bandiere della Nato piuttosto che quelle dei palestinesi o di Fidel Castro…".
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