Ecco il francobollo che sbeffeggia i militari russi Commento di Markijan Kamyš
Testata: La Repubblica Data: 22 aprile 2022 Pagina: 19 Autore: Markijan Kamyš Titolo: «Tutti in coda per il francobollo che sbeffeggia i militari russi»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 22/04/2022, a pag. 19, con il titolo "Tutti in coda per il francobollo che sbeffeggia i militari russi" il commento di Markijan Kamyš.
Sto a piazza Nezalezhnosti, la famosa piazza Indipendenza nel cuore di Kiev, teatro di tutte le grandi manifestazioni in Ucraina. Oggi c’è la coda, qui. Arriva fino ai quartieri vicini, si snoda nelle strade e nessuno sa dove finisca. Vicino alle porte dell’ufficio centrale delle poste c’è la ressa e la guardia all’ingresso ogni tanto grida dei numeri: «236!»; è il numero del fortunato che finalmente potrà fare l’acquisto che desidera. Tutta questa gente è venuta qui per comprare il francobollo. Oggi vogliono tutti il nuovo francobollo, quello che raffigura un soldato ucraino che mostra il dito a medio a una nave da guerra russa, in riferimento all’episodio dei primi giorni dell’invasione, quando uno dei difensori ucraini dell’Isola del Serpente rispose «Nave da guerra russa, vattene affanculo!» all’incrociatore Moskva, l’ammiraglia della flotta rossa del Mar Nero, in risposta all’offerta di arrendersi o morire. E ora che il Moskva giace sul fondo del mare ed è diventato il simbolo non della potenza della Russia ma della sua debolezza, tutti vogliono comprare questo francobollo. In Ucraina costa circa un euro, ma su eBay viene già rivenduto a migliaia di euro. Non sono venuto qui per lucrarci, è solo che non sono riuscito a fare a meno di notare questa fila: è più lunga di quella davanti all’ufficio di reclutamento. Nell’elefantiaca e pretenziosa macchina burocratica dell’Unione Sovietica, la cultura ufficiale era assurdamente distante dalla vita reale, al punto che l’ufficialità delle istituzioni statali e lo spazio pubblico per molto tempo sono vissuti in mondi paralleli. Leggere una parolaccia sulla copertina di un libro, su un francobollo, anche solo su una pubblicità creativa che gioca con le parole usando una lingua non letteraria, per molto tempo è stato qualcosa di impensabile nell’Ucraina postsovietica. «248!», grida la guardia all’entrata, e uno esce tutto felice dalla folla e corre dentro per ricevere il suo francobollo con la nave da guerra russa.
Traduzione di Fabio Galimberti
Per inviare a Repubblica la propria opinione, telefonare: 06/49821, oppure cliccare sulla e-mail sottostante