Sopravvissuta alla Shoah muore di fame a Odessa: è Putin l'assassino Commento di Brunella Giovara
Testata: La Repubblica Data: 21 aprile 2022 Pagina: 8 Autore: Brunella Giovara Titolo: «Scampò alla Shoah in una cantina, muore di fame a 91 anni»
Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 21/04/2022, a pag.8, con il titolo "Scampò alla Shoah in una cantina, muore di fame a 91 anni", il commento di Brunella Giovara.
Vanda Semyonovna Obledkova
Tutto era già successo molti anni fa. Stesso freddo, stessa fame, e anche lo scantinato, uguale. Cemento grezzo, a cui bisogna aggiungere l’identica paura di essere scoperti, e uccisi sul posto. Ieri Chabad.org ha annunciato la morte di una donna ebrea di 91 anni, si chiamava Vanda Semyonovna Obledkova, nata a Mariupol l’8 dicembre 1930, morta a Mariupol il 4 aprile 2022. Morta di freddo e di fame nella città «che non voleva lasciare», ha detto la figlia Larissa, ora in salvo al di là dell’assedio russo. «L’abbiamo portata fuori io e mio marito, rischiando la vita, e sepolta in un parco pubblico non lontano dalla riva del mare d’Azov». Vanda era una bambina di 10 anni quando i nazisti occuparono Mariupol e fecero strage di ebrei. Era il 20 ottobre del 1941.
Un numero di persone che oscilla tra i 9mila e i 16mila, la cifra esatta non si è mai saputa, come nelle tragedie dell’antichità, o nei cataclismi che ogni tanto sconvolgono la terra. Così era successo a Odessa, e a Leopoli, quando eliminarono il ghetto da 420mila ebrei, più o meno. Vanda si era salvata. Figlia di madre ebrea, Maria Mindel, subito uccisa assieme a tutta la sua famiglia. Padre non ebreo, che aveva nascosto la figlia in uno scantinato, per poi farla ricoverare in un ospedale dicendo che era greca. Due anni più tardi i russi liberano Mariupol. La città viene ribattezzata Zhdanov, si costruisce la grande acciaieria Azovstal, l’attuale e ultimo baluardo ucraino, per poche ore ancora. Il rabbino Mendel Cohen, capo della comunità ortodossa dei Lubavitch, è riuscito a salutare Vanda, qualche volta. È l’unico rabbino rimasto, peraltro. Ha detto che Mariupol «è tutta un grande cimitero». Un posto dove si seppelliscono i cadaveri nei giardini e nei viali, se si può. Sennò, li si lascia dove sono. «La mamma non meritava una morte così», ha detto Larissa. «Non avevamo più acqua, né cibo. Non c’era elettricità, e neanche riscaldamento. Faceva un freddo terribile, siamo vissuti come animali ». Due cecchini impedivano di uscire dal rifugio per arrivare al punto più vicino per l’acqua. E ogni volta che una bomba cadeva, «tutto tremava. La mamma diceva che non ricordava niente di simile dall’altra guerra», morendo poi per fame e disidratazione, carenza di medicine e paura. Perciò bisogna salutare con grande rispetto questa Vanda, che aveva già sopportato tutto questo all’età di 10 anni, appena.
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