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La Repubblica Rassegna Stampa
21.04.2022 Migliaia di ebrei russi in fuga dal regime di Putin
Cronaca di Rossella Tercatin

Testata: La Repubblica
Data: 21 aprile 2022
Pagina: 10
Autore: Rossella Tercatin
Titolo: «I 13mila ebrei russi in fuga verso Israele: 'Noi mai con Putin'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 21/04/2022, a pag. 10, con il titolo "I 13mila ebrei russi in fuga verso Israele: 'Noi mai con Putin' " la cronaca di Rossella Tercatin.

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Rossella Tercatin

Israel supports Ukraine - Photos | Facebook

Prima che la Russia invadesse l’Ucraina, Kira Dolinina, storica dell’arte e scrittrice, viveva una «normale vita da classe media» a San Pietroburgo. «Avevo una buona carriera e il mio lavoro era molto apprezzato », racconta a Repubblica . Quando il Cremlino ha sferrato l’offensiva contro Kiev, però, la 52enne si è resa conto di non poter continuare. «Come insegnante, come giornalista, non posso mentire, non posso non chiamare guerra quella che è a tutti gli effetti una guerra», spiega, riferendosi all’ordine di Vladimir Putin di definire il conflitto «operazione speciale». Così Dolinina e la famiglia sono partiti lasciandosi tutto alle spalle. Destinazione, Tel Aviv. Sono forse oltre un milione i russi che hanno abbandonato il Paese dall’inizio della guerra. Oltre 13mila hanno scelto Israele, superando persino il numero di ucraini entrati nello Stato ebraico nello stesso periodo. Tra loro giornalisti, artisti, intellettuali, ma anche giovani e professionisti, fieri esponenti di quel 15-20% della popolazione russa che, secondo l’istituto indipendente Levada, non supporta il conflitto. L’iconica legge del Ritorno israeliana, infatti, dà diritto a immigrare nel Paese e ottenere la cittadinanza a tutti coloro che hanno almeno un nonno ebreo: secondo stime, oggi, almeno 600mila persone in Russia e 200mila in Ucraina. A partire dal crollo dell’ex Unione Sovietica, sono stati oltre un milione a trasferirsi e negli ultimi anni, dopo l’invasione della Crimea nel 2014, i numeri hanno ricominciato a crescere. Dolinina e il marito avevano la cittadinanza israeliana da anni. Uno dei figli, malato oncologico, aveva bisogno di cure specialistiche e l’Ospedale Sheba di Tel Hashomer, centro d’eccellenza a livello internazionale, ha rappresentato l’opportunità migliore per riceverle. «Anche se conoscevamo già il Paese, ricominciare da capo non è facile» dice Dolinina. Dei russi arrivati fino alla prima settimana di aprile, oltre diecimila sono entrati con visto turistico e il resto direttamente come olim — nuovi immigrati. Di contro, gli ucraini sbarcati in Israele sono stati circa 8.500. E se negli ultimi giorni il flusso dall’Ucraina è diminuito, forse complice il fatto che sono tanti i Paesi ad aver aperto le porte ai rifugiati, i russi continuano ad arrivare, spesso con la sensazione di non avere più prospettive nella propria terra. Come il blogger dissidente Dmitry Chernyshev. «Quando Putin ha invaso la Crimea in tanti hanno esultato, io ho scritto che rappresentava l’ingresso del fascismo in Russia», dice. Da allora Chernyshev non ha smesso di denunciare le ingiustizie nel suo Paese. «Nel 2018 ho dichiarato la mia personale guerra contro Putin e sono stato arrestato e tenuto in prigione per due settimane. Quando la Russia ha invaso l’Ucraina, non ho potuto che schierarmi a suo favore». A quel punto però i Servizi segreti lo hanno fermato di nuovo in strada e interrogato per ore, minacciando l’incolumità della sua famiglia. Pochi giorni dopo, Chernyshev, la moglie e la figlia hanno chiuso la loro vita in tre valige e si sono spostati a Tel Aviv. «Qui sono tutti molto gentili», dice il blogger. Che si è già messo al lavoro per organizzare quello che descrive come un «movimento di resistenza » contro Putin. «Vorrei che la gente capisse che potrebbe vivere in un Paese migliore, sotto un presidente migliore. Che potrebbe condurre un’esistenza più felice».

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