IC7 - Il commento di Deborah Fait
Dal 10 al 17 aprile 2022
Violenza palestinese al Monte del Tempio
Il Monte del Tempio
Mentre l'Ucraina lotta come una leonessa per la propria libertà, anche noi in Israele, proprio alla vigilia di Pesach, abbiamo dovuto difenderci da orde di terroristi che non solo tentano in continuazione di toglierci la vita ma vogliono distruggere i nostri luoghi sacri e dissacrare il luogo più santo del popolo ebraico, il Monte del Tempio. ( Si chiama così, Elia Milani, si chiama MONTE DEL TEMPIO, non spianata delle moschee e ho già spiegato perché. Lo chiami con il suo vero nome e non con quello fittizio di chi vorrebbe far dimenticare al mondo che là, in quel luogo, è esistito Il Tempio sacro per gli ebrei, il Har ha Bait, almeno 600 anni prima della sua distruzione da parte dei Romani e 1200 anni prima della moschea costruita sulle sue rovine). Palestinesi, dal volto coperto e avvolti in bandiere verdi di Hamas e nere dell'Isis, hanno vandalizzato gravemente la Tomba di Giuseppe a Nablus e poi, proprio alla viglia di Pesach, la nostra Festa della libertà, hanno incominciato una rivolta sanguinosa sul Monte del Tempio. Hanno dato inizio ai disordini lanciando pietre contro i fedeli che pregavano al sottostante Muro occidentale, il Kotel, il Muro del Pianto, mettendo a rischio la vita di decine di uomini e donne in preghiera.
I rivoltosi, armati, che sventolavano le bandiere di tutte le loro organizzazioni terroristiche, sono stati ricacciati dall'intervento della polizia israeliana, all'interno della spianata adiacente alla moschea di Al Aqsa dove si sono scatenati lanciando bombe molotov e sparando fuochi d'artificio. Le armi le trovano sempre dentro la moschea che da anni è stata ridotta a una vera e propria Santabarbara colma di ogni tipo di oggetto contundente. I Palestinesi celebrano così il loro Ramadan, facendo sacrilegio anche della loro religione. I rivoltosi urlavano " Sacrificheremo le nostre vite per Al Aqsa" e questo cozza contro lo scandaloso oltraggio che loro stessi fanno da anni della loro "santa" moschea. Come dicevo, l'hanno riempita di armi di ogni tipo, hanno accatastato al suo interno tavoli, sedie mezze rotte, ogni tipo di pezzi di ferro e legname per fare le barricate durante le loro rivolte. È questo che loro intendono per religione, sfogare tutta la violenza che hanno in corpo. Purtroppo, ogni anno, in concomitanza con le nostre festività, esplode la loro violenza. L'attentato più grave lo abbiamo avuto nel 2002, il 27 marzo, che da allora sarà ricordato come il "Massacro di Pesach", dove persero la vita 31 persone, amici e parenti che celebravano il Seder, la più anziana aveva 92 anni ed era una sopravvissuta ad Auschwitz, è stata ammazzata con tutta la sua famiglia, un massacro provocato da una valigia piena di esplosivo. In quel marzo maledetto del 2002, furono uccise 131 persone in diversi attacchi terroristici fatti quasi in contemporanea. A Gerusalemme durante un Bar Mitzva ( cerimonia di entrata dei ragazzi nell'età religiosamente considerata adulta), al Caffè Moment di Tel Aviv e ancora in un supermercato della capitale. Sarà chiamato il Black March, il Marzo Nero. In quello stesso 2002 furono perpetrati 23 attentati terroristici in Israele e l'assedio di gruppi di Hamas alla basilica della Natività a Betlemme. Durante il Seder, uno dei tanti canti dice: "In ogni generazione tentano di eliminare il popolo ebraico". Questo sarebbe anche il desiderio di un deputato arabo della Knesset, Ayman Odeh, che ci ha fatto gli auguri a modo suo, esprimendo tutto il suo odio per lo stato ebraico, da cui riceve un lauto stipendio sul quale però non sputa. In un video fatto una settimana fa, sempre durante il loro sacro Ramadan, ha chiesto ai ragazzi israeliani di etnia araba, drusa e beduina, di non fare il servizio militare: " È umiliante per i nostri figli partecipare alle forze di sicurezza dell'occupante. Gettate loro in faccia le armi e dite loro che Zahal non è il vostro posto". Odeh ha aggiunto benzina sul fuoco perché le sue parole hanno innescato la rivolta sul Monte del Tempio da parte di altri giovani, non quelli che servono il paese che è anche il loro, ma di orde di scalmanati fanatici e stupidi che si fanno convincere che la miseria e la violenza siano meglio della libertà e del benessere in una democrazia. La rabbia di Ayman Odeh deriva dalla consapevolezza che sempre più giovani arabi israeliani desiderano fare, in modo volontario, il servizio militare, che i drusi e i beduini lo fanno da sempre raggiungendo anche i più alti gradi nell'esercito e ne vanno fieri. Questa realtà è come iniettare veleno nelle vene di chi, come Odeh, odia il paese e la democrazia che gli hanno dato la possibilità di entrare alla Knesset da dove può esprimere, indisturbato, tutto il suo odio. Stavolta, però l'ha fatta grossa e c'è chi ne chiede le dimissioni. Incomincio a pensare che questa festa religiosa islamica sia rispettata e onorata proprio da Israele che, all'inizio del mese del digiuno e della preghiera musulmani, ha scritto a lettere cubitali su tutta la facciata del municipio di Tel Aviv, adiacente a Piazza Rabin, la parola RAMADAN. Noi rispettiamo le loro festività religiose, i musulmani oltraggiano sia le loro che le nostre. Israele si difende da quasi 80 anni dal terrorismo e dalle guerre arabe intentate per ottenere la nostra eliminazione. Abbiamo di fronte l'Iran che fornisce armi e soldi ai tutti i gruppi terroristici, abbiamo quell'orologio in piazza a Teheran che scandisce le ore che ancora mancano, secondo gli ayatollah, alla nostra estinzione come popolo. Ma noi siamo ancora qui e continueremo a difenderci, memori della libertà ottenuta dopo 210 anni di schiavitù in Egitto. Abbiamo sconfitto il Faraone e da quel momento siamo diventati una nazione. Abbiamo sopportato 2000 anni di persecuzioni in Europa ma siamo sempre qui, nel paese da cui fummo cacciati.
Per questo motivo ammiro il coraggio eroico del popolo ucraino che combatte contro il faraone russo che lo vuole eliminare e fare di quella nazione sovrana un satellite della nuova Russia sovietica che Putin sogna di ricreare. I cosiddetti pacifisti, indifferenti ai tanti morti ucraini e a milioni di profughi, che, ipocriti, strepitano che non armare l'Ucraina sia l'unica via per arrivare alla pace. Probabilmente vorrebbero assistere alla sua capitolazione di fronte all'orso russo. Il fatto che quel paese resista e si batta da più di 50 giorni mettendo in seria difficoltà l'esercito nemico, deve averli profondamente delusi. Sanno perfettamente che il macellaio del Cremlino continuerebbe la sua opera di distruzioni e massacri, indisturbato, continuando la sua guerra maledetta nel cuore d'Europa ma sembra che questa tragedia li lasci indifferenti come lo sono stati quando sono state annesse alla Russia la Cecenia e la Crimea. Adesso Putin vorrebbe "denazificare" anche la Finlandia e la Svezia per poi arrivare chissà dove. Deve essere fermato, umiliato e vinto e questo, in un Europa debole e distratta, può farlo solo l'eroico popolo ucraino con il suo coraggioso presidente, se adeguatamente armati e appoggiati dalle democrazie del mondo libero. Proprio in nome di una pace futura, anche perché Putin, ormai animato da una psicosi assassina, non accenna a fermarsi, le democrazie dovrebbero appoggiare con ogni mezzo l'Ucraina, non solo inviando armi, ma mettendosi al suo fianco in una decisa e forte lotta diplomatica, facendo entrare subito il paese nella UE e nella Nato. E s'ha da fare immediatamente, prima che sia troppo tardi per tutti.