Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 14/04/2022, a pag. 12 con il titolo "La vice di Zelensky: 'Le nostre donne violate' ", la cronaca di Flavia Amabile.
Pronuncia la parola «genocidio» la vicepremier ucraina Olha Stefanishyna che ieri ha parlato da remoto alla Commissioni Diritti umani, Femminicidio e Antidiscriminazioni del Senato. Non la pronuncia invece la senatrice a vita Liliana Segre, anche lei collegata a distanza per ascoltare la testimonianza degli orrori commessi in Ucraina. È l'unica frattura creata da un racconto duro, che sorvola sui dettagli ma non sul significato e la portata delle atrocità subite dalla popolazione ucraina e che suscita in tutti i parlamentari profondo sdegno. Al mondo civilizzato deve ancora vedere cosa hanno fatto i russi nelle zone occupate», avverte la vicepremier ucraina con delega all'integrazione europea ed euro-atlantica. «Ogni giorno emergono dettagli sempre più orribili, torture, sepolture di massa, violenza sessuali, brutalità commesse di fronte ai bambini. Si sta rivelando la vera faccia dell'esercito russo, ogni singolo soldato che commette questi crimini». La denuncia della vicepremier riguarda «atrocità» che «avvengono in tutti territori occupati, in decine di città e paesi i civili sono stati uccisi in strada, vengono lanciati missili contro ospedali, asili nido, distretti residenziali». E «questa - afferma - è un'azione deliberata, decisa dalle alte sfere politiche e militari russe», ed è frutto della volontà di commettere un «genocidio».
Non è una parola scelta a caso, spiega la vicepremier. «La maggior parte della popolazione deve essere uccisa o mandata nei campi di lavoro. Questo si legge nei piani russi per l'Ucraina. Questo succede nel ventunesimo secolo». Anche gli stupri commessi dai russi contro le donne ucraine hanno come obiettivo non solo «far soffrire le donne, ma anche umiliare gruppi di donne in modo da eliminare la resistenza. La maggior parte degli stupri viene commessa di fronte agli occhi dei figli delle vittime». Stefanishyna ha definito queste violenze «incredibili e scioccanti. Non sono in grado di immaginarmi in una situazione del genere». Sul ruolo che l'Ucraina si aspetta dall'Italia, dall'Ue e dalle principali potenze mondiali, Olha Stefanishyna conferma l'allarme che da un mese e mezzo il presidente Zelensky lancia a chiunque lo incontri: «La guerra russa non si fermerà nonostante le decisioni di Ue, Nato e Onu, continuerà su un altro territorio. La risposta del mondo deve essere immediata, il sangue dei civili deve smettere di scorrere». E responsabili per le atrocità commesse non sono solo Putin e i suoi più stretti collaboratori ma «l'intera società russa». Il piano russo, infatti, si serve del la «stampa ufficiale» che sostiene la tesi che «l'Ucraina non deve esistere come nazione separata» e i «giornalisti giustificano le azioni terroristiche», mentre «le voci della stampa libera vengono intimidite». E «anche la popolazione russa è consapevole di quello che sta succedendo». Parla anche di Bucha la vicepremier ucraina, dove «da una prima indagine della polizia, risulta che quasi il 90% delle vittime ha un proiettile in testa, e questo vuol dire che non sono vittime di guerra, sono state giustiziate sul posto». E «dei circa 700 corpi esaminati finora nell'area di Kiev 400 provengono da Bucha. E centinaia di civili tuttora sono scomparsi», ha aggiunto. Liliana Segre non fa alcun cenno alla parola genocidio usata dalla vicepremier ucraina ma sostiene ogni altro dei suoi argomenti e la ringrazia con convinzione della sua testimonianza. «Alla stazione di Milano - sottolinea - c'è uno spazio dedicato alla memoria, è il binario 21 dal quale nel 1943 partivano i treni per i campi di concentramento. In questo luogo che custodisce ricordi di dolore e sofferenze, campeggia una parola che oggi dobbiamo riproporre e dobbiamo temere: indifferenza». «La sua testimonianza, onorevole Stefanishyna, così come le immagini che vengono dall'Ucraina e le parole dei racconti di questa folle guerra, come l'ha chiamata il Papa, scuotono le nostre coscienze - aggiunge Liliana Segre - e ci impediscono l'indifferenza. La capacità di indignarci davanti alle violenze, alle tragedie, alle aggressioni contro bambini, donne, anziani, è la cifra della nostra umanità. Dobbiamo proteggere la nostra umanità - conservando la capacità di indignarci e sapendo che non dobbiamo, non possiamo restare indifferenti».
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