Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/04/2022, a pag. 9, con il titolo "Yenin: 'Troveremo i colpevoli di tutti i crimini di guerra e li porteremo in tribunale' ", l'intervista di Paolo Brera.
In questi mesi il primo viceministro degli Interni ucraino, Evgeny Yenin, non ha mai cambiato idea sulla guerra: «Vinceremo noi», ripete sorridendo. Ma ora ha un lavoro in più: dà la caccia ai crimini di guerra commessi nel suo Paese.
Quanti casi avete acquisito fino a oggi? «Più di 5.600 da febbraio: il 95% delle inchieste sono state aperte da investigatori della polizia nazionale, che dipende dal ministero degli Interni».
Evgeny Yenin
In cosa consistono? «In gran parte sono attacchi deliberati nei confronti di vittime civili. Tutti ormai conoscono i massacri di Bucha, ma stanno emergendo molte altre uccisioni deliberate di civili nei villaggi di tutto il Paese. A Borodjanka, per esempio, un paesino a nordovest di Kiev, tutta la strada principale non esiste più. Non è rimasto in piedi nulla. È difficile capire perché abbiano potuto fare una cosa del genere. In quel paese non c’era nulla, nessuna installazione militare, solo case di privati cittadini e asili, scuole, negozi…».
Alcuni di questi delitti sono avvenuti decine di giorni fa: perché sono emersi così tardi? «A un certo punto i russi hanno cominciato a cercare di nascondere i crimini che stavano perpetrando. Troviamo corpi occultati in ogni modo. Hanno cercato di bruciarli, di farli sparire nelle fosse sottoterra».
Uccidere civili inermi è strategia o semplice crudeltà? «È difficile capirlo. Ma abbiamo testimonianze dirette: in molti casi queste uccisioni sono state fatte senza alcun motivo. Per qualcuno è bastato accendersi una sigaretta per venire centrato da un colpo. Ma non ci sono solo crimini inspiegabili. Prima di andarsene i russi hanno sepolto un’infinità di mine. Ed è chiaro che sapevano dove abitassero i nostri soldati e i membri della guardia nazionale perché nelle loro case hanno minato tutto. La nostra polizia sta trovando granate e trappole ovunque, anche nelle lavatrici».
Quale caso l’ha colpita di più? «Quello di due anziani che stavano bevendo il tè. Li hanno uccisi a sangue freddo, senza alcuna ragione. Non c’erano armi, non c’era nessuna minaccia, non c’erano militari nelle vicinanze. Ma li hanno uccisi lo stesso».
Arrivano testimonianze di stupri. Quanti casi avete raccolto? «Parecchi. Ma identificare le vittime di stupro è molto difficile, ci vorrà tempo».
Sono state usate armi proibite? «Sì, certo. In tutto il Paese hanno usato contro i militari e contro i civili sia le bombe al fosforo che altre munizioni proibite dalle convenzioni internazionali. A Kramatorsk, per esempio».
Qual è la situazione a Bucha? «I nostri agenti continuano a trovare corpi. Siamo a oltre quattrocento, ed è ancora presto per tirare un bilancio di cosa sia successo lì. Ci vorranno altri quindici giorni, poi daremo i dettagli. Ogni giorno i nostri soldati e i nostri poliziotti identificano nuovi corpi sepolti e fatti sparire ovunque: nei giardini delle case, nelle fosse, nei campi, nelle cantine».
Anche i soldati russi sono stati vittime di crimini di guerra: ha visto il video dei prigionieri uccisi? «Sì, l’ho visto. Siamo impegnati ad accertare tutti i crimini di questa guerra, e identificheremo chi li ha commessi. Porteremo i responsabili davanti alla giustizia perché tutte le persone sono uguali di fronte alla legge, e lo faremo senza guardare alla nazionalità dei criminali e delle vittime».
State davvero indagando su casi in cui le vittime siano russe? «Quel video è uno dei casi che abbiamo acquisito. Non lasceremo crimini impuniti».
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