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La Repubblica - Il Foglio Rassegna Stampa
13.04.2022 Vauro e gli altri
Commento di Stefano Cappellini, Andrea's Version di Andrea Marcenaro

Testata:La Repubblica - Il Foglio
Autore: Stefano Cappellini - Andrea Marcenaro
Titolo: «Il campionario osceno degli intellettuali 'denazificatori' - Andrea's Version»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 13/04/2022, a pag. 13, con il titolo "Il campionario osceno degli intellettuali 'denazificatori' ", il commento di Stefano Cappellini; dal FOGLIO, a pag. 1, "Andrea's Version" di Andrea Marcenaro.

Ecco gli articoli:

Informazione Corretta
La vignetta di Vauro contro Fiamma Nirenstein di alcuni anni fa


Stefano Cappellini: "Il campionario osceno degli intellettuali 'denazificatori' "

Facciamolo dunque senza nomi, un ragionamento su questa intellettualità di sinistra o sedicente tale che ripropone le tesi putiniane sull’Ucraina da denazificare, su Putin aggredito dalla Nato, su Zelensky guerrafondaio, sulle stragi di civili messe in scena dagli ucraini, senza nomi così da non titillare il lesto vittimismo dei protagonisti e dei loro sodali pronti a lanciare l’accusa di proscrizione o quella ancora più surreale di maccartismo. Hanno tutti seguito una precisa escalation, alternando e mischiando analisi sbagliate e giudizi rovesciati. Hanno esordito spiegando che mai la Russia avrebbe invaso l’Ucraina. Quindi, con grande nonchalance , sono passati a spiegare che Putin era stato costretto a invadere, la Nato lo assediava, l’Ucraina è il cortile di casa sua. Davanti alle prime immagini delle città devastatate da bombe e artiglieria, hanno spiegato che l’Ucraina era già presa e che a Kiev non restava che la resa, poi per giustificare la nuova sbagliata previsione — auspicio, per molti — hanno puntato il dito sull’Occidente: non è la Russia che non vuole la pace, sono i Paesi che armano la resistenza i responsabili del prolungarsi del conflitto. Esaurito il numero di analisi fallaci possibili, hanno deviato su altro («E allora Bagdad? E allora Belgrado»), senza nemmeno rendersi conto che, al limite, il parallelo con altre avventure militari avrebbe dovuto spingerli a biasimare chi le replica non a giustificarne il bis o il ter. Infine, davanti all’orrore dei civili massacrati, hanno derubricato la barbarie delle truppe russe a fisiologia della guerra, ma quali crimini, tutto nella norma, infine hanno inquinato il dibattito pubblico innaffiando il campo delle menzogne negazioniste con l’ipocrita birignao del «dubbio», del «pensiero critico», del «mi faccio domande». Uno dei punti più bassi e miserabili del nostro dibattito pubblico. C’è chi nega in malafede, chi per demenza senile, molti si sentono costretti a rimuovere perché l’evidenza dei massacri russi sui civili renderebbe drammaticamente chiara l’ingiustizia delle loro analisi e la vacuità delle proposte camuffate da intransigenza pacifista. Nei talk tv, nei convegni, nelle interviste seguono uno schema fisso (ma tutti, appena non c’è una telecamera accesa, sono ancora più sfrenati e impudici), liquidano frettolosamente la dinamica aggressore-aggredito, come un dettaglio insignificante sul quale si fissano solo quelli che non detengono i loro strumenti di «analisi della complessità», per dedicarsi subito al lungo elenco delle ragioni della Russia e alle colpe degli Usa, della Ue, della Nato. Animate talvolta da un pregiudizio anti-americano, talaltra filo- russo, in alcuni casi si direbbe ancora filosovietico se non suonasse patetico l’equivoco, queste figure hanno spesso il plauso non solo della propria nicchia ma anche e soprattutto del popolo di destra più o meno estrema, i No Vax felici di aver trovato nuova copertura ideologica ai loro deliri anti- sistema, i fanatici della Russia legge e ordine cara a Salvini, un’orgia di rosso-brunismo nella quale questa sinistra mette i pensatori e la destra un pezzo di opinione pubblica eccitata da panzane forzanoviste o meloniane come la guerra al “pensiero unico”, al mondialismo, al sorosismo. Un calderone melmoso dal quale emergono persino rigurgiti di antisemitismo, come nella vignetta “né Zelensky né Putin” di un noto disegnatore, nella quale il presidente ucraino era ieri ritratto con il naso adunco e le orecchie lunghe. Come i banchieri ebrei nella propaganda nazista.

Andrea Marcenaro: "Andrea's Version"

Immagine correlata
Andrea Marcenaro

Vauro Senesi, vignettista, ha disegnato l'ebreo Zelensly, il presidente dell'Ucraina, secondo i canoni usati dai nazisti con gli ebrei inviati nelle camere a gas del secolo scorso: naso adunco, occhi rapaci e orecchie a sventola. Bene. E' passato poco tempo da quando lo stesso Vauro si produsse in un'altra vignetta, ancora, ovviamente, sul Fatto quotidiano, indicata come antisemita dati gli occhi, le orecchie e il naso adunco del soggetto ebreo raffigurato. Vauro si offese e arrivò, da disegnatore ipersatirico militante di ogni libertà contro qualsiasi bavaglio, oltreché da partigiano fisso di qualsiasi istanza e azione palestinista, a denunciare i suoi critici: ma come vi permettete? Un antifascista come me? Un uomo di sinistra col pedigree? Un comunista antinazista puro come l'acqua di fonte? Antisemita io? Vauro? Sono io a denunciare voi, calunniatori infami. Ora. Siccome non è possibile, nasi adunchi o non nasi adunchi, che il filosemita di poco tempo addietro sia diventato antisemita tutto d'un colpo, e noi gli abbiamo creduto, la conclusione resta una è un povero cretino.

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