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La Repubblica Rassegna Stampa
12.04.2022 'Io, russo, combatto contro la Russia di Putin'. La storia di Volodymir Grotzov
Lo intervista Fabio Tonacci

Testata: La Repubblica
Data: 12 aprile 2022
Pagina: 6
Autore: Fabio Tonacci
Titolo: «'Io, russo, combatto la Russia perché c’è la mano di Putin in tutte le guerre del mondo'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 12/04/2022, a pag. 6, con il titolo 'Io, russo, combatto la Russia perché c’è la mano di Putin in tutte le guerre del mondo', l'intervista di Fabio Tonacci.


Fabio Tonacci

Russia-Ukraine war: what we know on day 26 of the invasion | Russia | The  Guardian

Volodymir Grotzov è nato in Russia, è cresciuto in Russia e della Russia odia tutto. Un disprezzo viscerale, che è politico e culturale insieme. «Un Paese che non dovrebbe proprio esistere. La cosiddetta Moscova, il cuore dell’impero, è il cancro di una intera nazione». Questo pensiero che oggi ripete con calma seduto alla mensa del Battaglione Oun dei nazionalisti ucraini è il medesimo che sette anni fa lo ha spinto a una scelta definitiva: imbracciare il fucile e puntarlo contro uomini che parlano la sua stessa lingua e hanno lo stesso passaporto. Volodymir Grotzov, 48 anni, è appena tornato dal fronte. Non dà riferimenti, dice solo «ero a nord di Kiev». Il documento da rifugiato fornitogli dal governo ucraino attesta che è nato a Kandalaksa, sulla penisola di Kola, vicino al confine con la Finlandia. Da quel lembo di terra nel nord russo comincia la sua storia.

Guerra in Ucraina. “Io, russo, combatto la Russia perché c'è la mano di  Putin in tutte le guerre del mondo”” - la Repubblica
Volodymir Grotzov

Cosa faceva a Kandalaksa? «Sono ingegnere, ero impiegato in una centrale elettrica, ma ero anche interessato alla politica. Il 4 dicembre 2012 andai a Mosca per le proteste di Piazza Bolotanaya contro Putin. La polizia mi controllava, ho rischiato di essere arrestato. Per le mie posizioni politiche ho perso il lavoro. Nel 2014 postavo le foto di EuroMaidan su Vk, il social network russo, cosa che poi mi ha costretto a scappare ad Anapa, sul Mar Nero».

Come è nata l’idea di combattere contro i soldati del suo Paese? «Ho realizzato che stavo pagando le tasse a un regime che non sopportavo. Venire in Ucraina era un’opzione non semplice, perché la mia famiglia e la mia fidanzata erano in Russia. Dopo Maidan ho fatto la valigia e mi sono lasciato tutto alle spalle. Sono arrivato a Kiev nell’estate del 2014. Un anno dopo mi sono arruolato con l’Oun e, dopo l’addestramento, sono finito in Donbass. Non sono uno dei capi, faccio parte di un’unità d’assalto».

Come l’hanno accolta in Ucraina? «Appena ho messo piede qui ho appurato l’ennesima fake news del Cremlino, che vuole i russofoni discriminati. Avevo un progetto, che si chiamava StopPutinDir, per documentare la corruzione nel governo russo e informare le ambasciate straniere. Non ho trovato grande supporto, né in Ucraina, né presso la Fondazione di Soros a cui mi sono rivolto. Comunque, credo che i russi buoni siano pochissimi».

Che intende per russi buoni? «Persone che non si sono fatte lavare il cervello dalla propaganda».

Ha mai ucciso soldati russi? «No comment».

L’idea come la fa sentire? «Normale».

Normale? «È come quando hai una famiglia e scopri che tuo padre picchia i tuoi fratelli e stupra tua sorella, tua madre è una poco di buono e i tuoi parenti sono dei pervertiti criminali. Ma hai anche dei fratelli buoni. Allora che fanno i fratelli buoni? Escono dalla famiglia, cercano di far curare i recuperabili ed eliminano gli altri».

Nel suo Paese la considerano un traditore, probabilmente anche i suoi amici di Kandalaksa lo penseranno. «Non me ne frega niente dei miei amici. Ci sono persone che non mi vedono così».

La sua famiglia la sostiene? «Non ho più molti contatti con loro. Per me, ripeto, la Russia non deve esistere perché c’è la sua mano in tutti i conflitti aperti nel mondo».

Cos’ha in testa Putin? «In un’intervista ha detto che la dissoluzione dell’Urss è stata la più grande tragedia. Vuole restaurare l’Unione Sovietica e andare oltre il Patto di Varsavia, come si capisce dall’influenza che sta esercitando sulla Siria e in Venezuela».

Il battaglione Oun è nazionalista e di ultradestra. Lei politicamente come si definisce? «Liberale di destra. Credo al libero mercato, alla libertà di impresa, all’autodeterminazione dei popoli, all’autodifesa e alla riduzione delle tasse. Stimo molto Donald Trump».

Putin dice che l’Ucraina è una nazione da denazificare. «Fa parte della propaganda, deve giustificare le sue azioni davanti al popolo russo».

Possibile che il popolo russo non si accorga delle fake news diffuse dal Cremlino, alcune davvero inverosimili? «Sono bombardati dalla propaganda sin dai tempi dell’Urss. Le ultime due generazioni hanno i funghi nella testa».

Ci sono altri russi nell’Oun? «Qualcuno, due o tre. Altri sono nell’Azov».

Alcuni prigionieri sono entrati nella legione “Libertà per la Russia”, composta di volontari russi e riconosciuta, come l’Oun, dal governo ucraino. Altri prigionieri vanno in conferenza stampa, dicono di essere pentiti e si scusano. Sono sinceri? «Alcuni lo sono, altri direbbero qualcosa cosa per salvare la pelle».

Ha mai avuto dubbi sulla scelta che ha fatto? «Mai. Sono loro, i russi pro Putin, che dovrebbero avere dei dubbi».

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