Riprendiamo dalla STAMPA di oggi, 10/04/2022, a pag.17 l'articolo "L'ultimo dramma: 'Torturati anche reporter'".
Lyudmyla Denisova
Nuove denunce di orrori da parte del governo di Kiev. La commissaria per i diritti umani del Parlamento ucraino Lyudmyla Denisova afferma che hanno sparato in faccia alle persone, bruciato i loro occhi, tagliato parti del corpo e torturato a morte adulti e bambini. Atrocità destinate a lasciare tracce indelebili, come quelle consumate a Makariv, dove si contano almeno 133 vittime.
Volodymyr Zelensky
«Non riesco più a piangere», ha commentato il presidente ucraino Volodymyr Zelensky, confessando di provare «odio verso i soldati russi» responsabili. Non ci sono però solo denunce di abusi indiscriminati. Gli attacchi mirati riguarderebbero in particolare i reporter che possono fornire dettagli sul dispositivo militare russo. «Stanno uccidendo e torturando membri della stampa», ha denunciato ancora Denisova, riferendo nuovi dettagli sulle circostanze della morte del regista lituano Mantas Kvedaravicius a Mariupol. «È stato fatto prigioniero dai razzisti, che poi gli hanno sparato. Gli occupanti - ha accusato - hanno gettato il corpo del regista in strada. La moglie, rischiando la propria vita, ha portato il suo corpo fuori dalla città bloccata e poi in Lituania». La commissaria di Kiev ha poi citato il caso del reporter, scrittore, volontario e membro dell'Unione nazionale dei giornalisti ucraini, il 78enne Yevhen Bal, «morto per le azioni degli occupanti russi» che il 18 marzo lo avevano sequestrato nella sua casa a Melekino, vicino a Mariupol, rilasciandolo dopo tre giorni di gravi percosse. I raid continuano intanto senza sosta sul fronte orientale. Dopo la strage alla stazione di Kramatorsk, nell'oblast di Donetsk, un nuovo bombardamento ha colpito le aree residenziali a Severodonetsk, in quella di Lugansk, un centinaio di chilometri più a est. Le regioni del Donbass restano l'obiettivo primario dell'offensiva, insieme a quella di Mariupol, dove secondo il Comune «la portata dei crimini è dieci volte peggio del genocidio di Bucha».
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