Riprendiamo da ITALIA OGGI di oggi 09/04/2022, "Periscopio" a cura di Diego Gabutti.
Dio esiste o no, una volta per tutte? / No. / E chi si prende gioco degli uomini, Ivan? / Il diavolo, probabilmente. Fëdor Dostoevskij, I fratelli Karamazov.
Come racconta sulla Stampa Anna Zafesova, «la distruzione è un metodo di conquista, lo sterminio un metodo di sottomissione d’un popolo». Le stragi commesse a Bucha e Mariupol sono state negate, «com’era stato negato l’eccidio degli ufficiali polacchi a Katyn, attribuendolo a un fake dei tedeschi. Come erano state negate nel 2000 le “zachistke”, le pulizie etniche dei ceceni, che facevano sparire dai villaggi tutti gli abitanti di sesso maschile, torturati nei “campi di filtraggio” oppure uccisi per strada, con esecuzioni sommarie, proprio come a Bucha. Com’era stato negatol’uso di armi chimiche in Siria». Alessandro Trocino, Corsera.
Nella caverna di Platone, la causa prima della schiavitù sta nel fatto che gl’internati scambiano le immagini per la realtà. E proprio per questa ragione, finiscono per amare le proprie catene. Le immagini non sono la realtà che parla. Non sono la realtà nella sua interezza. L’immagine è frammento dell’intero, non l’intero. [Caverna. Platone. L’intero]. Diego Fusaro, Il giornale d’Italia.
Rispetto alla lunga e tragica storia di bugie e insensatezze di tutti i totalitarismi, mi sembra ci sia oggi un di più di disorientamento, goffaggine, disagio. Penso per esempio a quell’ambasciatore russo tradito dal lapsus che gli ha fatto dire: «I cadaveri che giacciono nelle strade non erano mai esistiti prima che arrivassero le truppe russe… ehm… scusate, prima che se ne andassero». Francesco Cundari, linkiesta.it.
Dal New York Times a El Pais, i media internazionali hanno incrociato i video a disposizione e le immagini satellitari smentendo, oltre ogni ragionevole dubbio, le smentite di Mosca. A Mariupol – una città distrutta al 90 per cento dove, secondo Kiev, i russi hanno forni crematori per eliminare i cadaveri – si rischia d’assistere a un’anticipazione di ciò che potrebbe succedere nelle altre città che stanno resistendo all’avanzata dell’esercito di Putin. Esecuzioni, stupri, fosse comuni. Mauro Evangelisti, il Messaggero.
Se incendio una casa, è vero che posso illuminare le debolezze di molte altre persone oltre alle mie. Può essere che il padrone di casa sia bruciato perché era ubriaco, come può essere che la padrona di casa sia bruciata perché era avara, e magari sia morta mentre litigava sul costo di una scala antincendio. Cionondimeno, resta ancor più vero che entrambi sono bruciati perché ho dato fuoco io alla loro casa. G.K. Chesterton, La barbarie di Berlino.
Putin si era convinto che una parte degli ucraini avrebbe accolto i russi come liberatori. Come l’assassinio del duca di Enghien, l’invasione dell’Ucraina «c’est plus qu’un crime; c’est une faute» [è peggio d’un crimine, è un errore]. Putin è sempre più isolato dal mondo. Non ha Internet, non ha contatti con la stampa straniera. Legge solo quello che gli scrivono, e gli scrivono solo quello che vuol leggere. Frequenta preferibilmente preti nazionalisti e invasati. Non sa nulla di quel che accade davvero fuori dal Cremlino. Emmanuel Carrère (Aldo Cazzullo, Corsera).
La Storia! Valore e onore, virtus, patria (e il suo tradimento) e coraggio virile, fedeltà e affermazione di sé, chi si ferma è perduto, tenersi in vita a dispetto d’ogni violenza: tutta la serie di princìpi jujitsu del nazionalismo. Gottfried Benn, Doppia vita.
Putin potrebbe rimanere al potere fino al 2036. A meno che non segua il percorso di altri tiranni. È la sua più grande paura: diventare il Saddam o il Gheddafi d’Europa. Charles King, storico dell’est europeo (Anna Lombardi, la Repubblica).
Černivci, Ucraina occidentale. In tv scorrono le immagini dei morti di Bucha e del presidente Zelensky in visita. Sono immagini terribili e mi aspetto che qualcuno inizi a piangere. Mi sembra quasi di essere fuori luogo, come un’intrusa nel dolore degli altri. Ma nessuno piange. La rabbia, invece, è palpabile, densa. La differenza tra me e loro è che loro hanno qualcuno contro cui combattere. E mi dicono chiaro e semplice che «la guerra finisce solo se Putin muore». Cristina Brondoni, wired.it.
Quando il mondo è furibondo come in questo periodo in cui la gente invece di recarsi al tirassegno del luna park per divertirsi, si spara addosso in nome della libertà, trovando spesso la morte, succedono episodi scandalosi e sorprendenti. L’ultimo, in ordine di tempo, è accaduto in Italia e pure in altri Paesi sbronzi quanto il nostro: la Farnesina, per fare rabbia a Putin, promosso a pieni voti macellaio, ha deciso di espellere da Roma la bellezza di 30 diplomatici russi in servizio da anni al ministero degli Esteri. Perché? Vittorio Feltri, Libero.
[Perché?] Pensi al partigiano ucraino che canta Bella Ciao: «E se io muoio da partigiano, tu devi chiedere una commissione internazionale d’inchiesta per appurare cosa davvero è avvenuto. Francesco Merlo, la Repubblica.
[Perché?] Il servizio d’Intelligence tedesco ha intercettato messaggi radio tra i vertici dell’esercito russo e le truppe: «Abbiamo sparato a una persona in bicicletta», informa un soldato. «Uccideteli tutti, maledizione. I civili, tutti, uccideteli tutti» è l’indicazione di un comandante di Mosca alle unità che da settimane assediano Mariupol. «Prima li interrogate, poi li uccidete». Claudia Guasco, il Messaggero.
Ho raccontato d’una maionese che monta nel paese mettendo insieme mondi trasversali dove l’Anpi si dà di gomito con la destra di Salvini. Pacifisti e anti-Nato, equidistanti e «Né-Né‚», quelli del No al riarmo e quelli che a Putin debbono pagare debiti, ciascuno con la propria identità, stanno tutti in questo movimento dei movimenti che ho chiamato, denunciando la difficoltà di trovargli un nome, «Federazione dei negazionisti e degli equidistanti», «la cosa putiniana», «la gioiosa macchina antiguerra». Il leader predestinato è ovviamente Conte, premiato dai sondaggi perché è ormai titolare di «un metodo» che sfida Andreotti e Forlani: il contismo come scienza politica della porta sempre chiusa che rimane sempre aperta, la stabilità del traballante. Se fosse negazionista non sarebbe Conte. Francesco Merlo, la Repubblica.
Stiamo uscendo faticosamente da due anni di pandemia, stiamo entrando nel secondo mese di un conflitto alle porte dell’Europa e ci sono uomini di stampa e di governo che parlano con troppa facilità di armi, bombe e missili. Matteo Salvini, larepubblica.it.
Il moralista non condanna il male perché è male. Lo condanna perché non ne trae sufficiente vantaggio. Roberto Gervaso.
Diego Gabutti