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La Repubblica Rassegna Stampa
08.04.2022 Art Spiegelman, la rivoluzione del fumetto
Analisi di Luca Valtorta

Testata: La Repubblica
Data: 08 aprile 2022
Pagina: 37
Autore: Luca Valtorta
Titolo: «Spiegelman, la rivoluzione del fumetto»
Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi 08/04/2022, a pag. 37, con il titolo "Spiegelman, la rivoluzione del fumetto", l'analisi di Luca Valtorta.

Comics artist Spiegelman takes off ′Maus′ mask | Culture | Arts, music and  lifestyle reporting from Germany | DW | 24.09.2012
Art Spiegelman

Un’intervista al grande autore americano e il nuovo torneo dei lettori sui graphic novel. Trovate tutto su Robinson Non c’è dubbio, Art Spiegelman ha rivoluzionato il fumetto. Ma non con il suo famosissimo Maus . O meglio, non solo. Maus , che è un capolavoro, mostra se non tutte, una gran parte delle possibilità di questo medium che, col tempo sta mostrando tutta la sua versatilità e la capacità di arrivare in luoghi inaspettati. Chi infatti, agli albori di quelli che allora venivano chiamati “comics”, avrebbe potuto immaginare un graphic novel (parola che a Spiegelman non piace) dedicato all’Olocausto (altra parola che a Spiegelman non piace)? Il termine “comics” nasce in riferimento alle strisce divertenti pubblicate sui principali giornali per aumentarne la tiratura negli anni ’20-’30 e, se ci si riflette, dal punto di vista etimologico è l’esatto contrario di un fumetto che racconta la più grande tragedia nella storia dell’umanità (che pure oggi sembra non aver insegnato nulla). Sicuramente aver rovesciato i termini della definizione è stato rivoluzionario ma in Giappone Gen di Hiroshima di Kenji Nakazawa già dal 1973 aveva iniziato a raccontare l’altro Olocausto, quello nucleare: non è questo dunque il merito maggiore di Spiegelman. Lo è invece di sicuro, il modo in cui l’ha raccontato.

Art Spiegelman's 'Maus' Is Vital Because It Is Troubling - ArtReview

E questo non può prescindere dai suoi esordi, quelli che legano Spiegelman inestricabilmente al fumetto underground di fine anni ’60 di artisti come S. Clay Wilson, Robert Crumb, Bill Griffith e Justin Green, tanto che Spiegelman nel ’71 si trasferì a San Francisco che era l’epicentro di quel movimento, collaborando a innumerevoli e bizzarre pubblicazioni quali Bijou Funnies , Young Lust , Real Pulp e Funny Aminals (scritto sbagliato non si sa se apposta o per questioni psichedeliche). Per quest’ultima Justin Green gli aveva chiesto tre tavole e Spiegelman voleva scrivere una storia sul razzismo in America con gli afro-americani visti come topi e i bianchi come gatti: «Gatti che bruciano le croci, topi linciati: il Ku Kluz Kats» racconta in una storia del ’71. Ma poi cambia idea rendendosi conto di non saperne nulla e disegna tre tavole intitolate Maus , sei anni prima di iniziare il Maus vero e proprio (questa importante testimonianza è stata di recente pubblicata da Einaudi anche in italiano ad accompagnare la riedizione di Maus nella fedele versione originale in due volumi). È dunque da cercare in questi anni, nelle audaci e spesso geniali sperimentazioni di stili, formati, visioni senza nessun tipo di censura quell’originalità artistica che porterà a realizzare Maus . Molto è dovuto anche alla visione artistica della moglie Françoise Mouly, incontrata quando era studentessa di architettura a New York. Francese di Parigi, sarà lei insieme a Spiegelman a inventare, editare e pubblicare l’innovativa rivista Raw uscita dal 1980 al 1991 dove trovano spazio una serie di formidabili talenti da Gary Panter a Charles Burns, da Jacques Tardi a Munoz e Sampayo fino a Lorenzo Mattotti come racconta nel suo libro In love with Art . Nel ’93 la direttrice del New Yorker , Tina Brown, chiede a Mouly di rinnovare il prestigioso giornale in qualità di art director ed ecco che il mondo del fumetto underground di Raw entra nel mainstream: le nuove copertine firmate da artisti come Chris Ware, Mattotti e ovviamente dallo stesso Spiegelman (il cui Maus , pubblicato a puntate dal 1980 al 1991 sempre su Raw nel ‘92 ha intanto vinto il premio Pulitzer) contribuiscono a raddoppiare le vendite del giornale. Ecco perché dunque, come racconta nella lunga intervista che trovate domani su Robinson , Spiegelman, non ci sta ad essere identificato sempre e solo come il creatore di Maus : «Lo so che grazie a lui posso entrare in qualsiasi salotto e non grazie alle altre cose che ho fatto ma è proprio grazie a queste cose che ho fatto lui», spiega. Per gli stessi motivi Spiegelman oggi si mostra preoccupato per le sorti del fumetto proprio nel momento del suo massimo boom: «Dopo il grande successo di Maus hanno incominciato finalmente a metterlo anche nelle riviste culturali. A poco a poco però sono tornati sui loro passi e nei giornali oggi si sta cercando di rimettere i fumetti dove erano e paradossalmente questo sta avvenendo proprio perché in questo periodo sono così incredibilmente popolari!». Questo ovviamente non è il caso di Robinson , che anzi, insieme alla copertina dedicata ad Art Spiegelman lancia proprio un nuovo, gigantesco torneo letterario a cura di Giorgio Dell’Arti, dedicato ai graphic novel. I titoli su cui sarà possibile votare sono infatti ben 212, ovvero praticamente tutti i titoli usciti lo scorso anno di autori italiani viventi. Crediamo che sia un’ottima occasione per divulgare ancora di più questo particolare tipo di industria culturale capace di coinvolgere tutti in maniera trasversale. Naturalmente sarà anche occasione di discussioni: lo è stata anche tra noi nella scelta dei titoli. Abbiamo infatti deciso di cercare di essere più “larghi” possibili eliminando le distinzioni tra “fumetto popolare” e “fumetto d’autore” mettendo nel novero dei “romanzi grafici” anche opere frutto di un lavoro collettivo di case editrici storiche del panorama italiano come Bonelli insieme a produzioni underground o ultrasperimentali. Da questo punto di vista siamo d’accordo con Igort, uno che se ne intende avendo fondato riviste come Valvoline e case editrici come Coconino Press e Oblomov: «Il termine graphic novel è stato solo un modo per porre maggiore attenzione a un mezzo considerato cosa da poco: il fumetto ». Un concetto su cui, ne siamo convinti, lo stesso Spiegelman potrebbe pensarla così.

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