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Il Foglio Rassegna Stampa
07.04.2022 Caroline Fourest: 'La nuova tirannia degli offesi sta distruggendo la libertà di parola'
Commento di Giulio Meotti

Testata: Il Foglio
Data: 07 aprile 2022
Pagina: 2
Autore: Giulio Meotti
Titolo: «'La nuova tirannia degli offesi sta distruggendo la libertà di parola'»
Riprendiamo dal FOGLIO di oggi, 07/04/2022, a pag. 2, l'analisi di Giulio Meotti dal titolo 'La nuova tirannia degli offesi sta distruggendo la libertà di parola'.

Informazione Corretta
Giulio Meotti

Informazione CorrettaGenerazione offesa. Dalla polizia della cultura alla polizia del pensiero - Fourest  Caroline, Nessun dogma, Trama libro, 9788898602612 | Libreria Universitaria
Le copertine francese e italiana


Roma. "Nel maggio del 1968 i giovani sognavano un mondo in cui sarebbe stato `proibito proibire'. La nuova generazione pensa solo a censurare ciò che la `offende"'. Così si apre il saggio della ex giornalista di Charlie Hebdo, Caroline Fourest, "Generazione offesa" (da oggi in Italia per le edizioni Nessun Dogma). In queste ore la Stirling University, in Inghilterra, ha eliminato Jane Austen dal corso di letteratura nel tentativo di "decolonizzare il curriculum" e la sostituirà con Toni Morrison (la famiglia dell'autrice di "Orgoglio e pregiudizio" aveva legami con la schiavitù). "Offendere". Basta pronunciare questo verbo per porre fine a qualsiasi conversazione. "Parte integrante di una riflessione necessaria per purificare il vocabolario dalle proprie scorie vessatorie nei confronti delle donne o delle minoranze, il `politicamente corretto' pare ora sovrapporsi alla caricatura liberticida annunciata sin dagli albori, ben prima di questa deriva, dai suoi oppositori conservatori", scrive Fourest. "Che adesso si fregano le mani dinanzi a cotanta inaspettata fortuna, che consegna loro il ruolo di difensori delle libertà". Sì, perché Fourest è una militante della laicità ed è di sinistra. Ma spiega che "un tempo la censura proveniva dalle fila della destra moralista e conservatrice. Oggi si leva invece dalla sinistra. 0, per meglio dire, da una certa sinistra, moralista e identitaria. Con buona pace dello spirito libertario, questa sinistra trascorre il tempo lanciando anatemi o ukase. Contro intellettuali, attrici, cantanti (donne), film oppure opere teatrali. Se almeno inveisse anche contro pericoli reali, ma no. Polemizza per nulla, si sgola e si infuria contro star, opere e artisti". L'attualità trabocca di assurde crociate condotte in nome della "appropriazione culturale". "Capita anche che ci si rifiuti di studiare quei grandi classici che conterrebbero dei passi `offensivi'. Negli atenei, in questi templi del sapere, regna ormai ilterrore di mangiare e persino di pensare". Ci si irrita al minimo disaccordo, che è vissuto come una "microaggressione", a tal punto da esigere dei "safe space". Luoghi sicuri, tutti per sé, in cui si impara a scappare dall'alterità e dal confronto. "Lo stesso diritto di espressione è soggetto ad approvazione, a seconda di genere e colore della pelle. Una vera e propria intimidazione che si spinge sino al licenziamento dei professori". L'Europa per ora resiste abbastanza bene (tranne l'Inghilterra). "Ciò non significa che qui non ci siano studenti che si scagliano contro mostre e rappresentazioni teatrali, arrivando a impedirne lo svolgimento o a mettere fisicamente al bando qualsiasi conferenziere non sia di loro gusto, a volte persino strappandone i libri. Autodafé che rievocano il peggio". Fourest parla di una vera e propria "polizia della cultura" che non è figlia di uno stato autoritario come la Russia di Putin, ma di una società che si considera "woke", consapevole e ipersensibile. "E sarebbe davvero straordinario, se non fosse che cadono nell'incasellamento o nell'inquisizione. I millennial sono perlopiù convertiti a questa sinistra identitaria che domina larga parte dei movimenti antirazzisti e lgbti, e capace di dividere persino il femminismo. La sua rete d'influenza cresce all'interno dei sindacati, delle facoltà, dei partiti politici e si spinge fin nel mondo della cultura. E i suoi complotti pesano sempre più sulla vita artistica e intellettuale di tutti noi". Il coraggio di resisterle si fa sempre più raro. "A tal punto che ci ritroviamo a vivere in un mondo estremamente paradossale, in cui la libertà di odiare raggiunge apici senza precedenti nei social network mentre nella vita reale la libertà di espressione e di pensiero non è mai stata tenuta tanto sotto sorveglianza". Da un lato, il mercato dell'incitamento all'odio, della menzogna e della disinformazione prospera come non mai. Dall'altro, basta che un gruppetto di inquisitori si dichiarino "offesi" per ottenere le scuse di chiunque. "Ieri, gli appartenenti alle minoranze si battevano insieme contro le ingiustizie e il dominio del patriarcato. Oggigiorno si battono per sapere se il femminismo è `bianco' o `nero'. La lotta delle `razze' ha soppiantato la lotta di classe". Il "Tu a nome di chi parli, compagno?" che imperversava nel Sessantotto per colpevolizzare in base alla classe sociale si è trasformato nel controllo dell'identità: "Tu dimmi che origini hai e io ti dico se puoi parlare!". Lungi dal contestare le categorie "etnicizzanti" della destra suprematista, la sinistra identitaria le legittima e vi si rinchiude. "Anziché ispirare un nuovo immaginario, rivisitato e più vario, si dedica alla censura. E il risultato è sotto gli occhi di tutti: un mucchio di rovine culturali e intellettuali". Come ogni tempesta che si rispetti, i venti ostili dell'Inquisizione moderna iniziano sempre a spirare dai social. "Terra di libertà, internet è ora terra di ogni processo possibile. Ci si scatena dietro l'anonimato, si è pronti a linciare per un nonnulla. Un vero e proprio branco di troll inferociti specializzati nel mettere il bavaglio a chiunque. Assistiamo all'avvento di quel `mondo di sagome', di quel mondo di false apparenze così temuto da Albert Camus". Grazie ai social, per protestare non occorre più spostarsi, fare cartelli o scendere in strada al freddo. "Si può strepitare restando comodamente al caldo, protetti dall'anonimato". Per non offendere gli studenti, e le loro identità, i professori sono ormai costretti a diffondere "trigger warnings", vere e proprie "avvertenze" (l'ultima in Inghilterra sul romanzo di Ernest Hemingway "Il vecchio e il mare"). "Un po' come le avvertenze per i minori in televisione prima di un film violento odi un porno. Peccato che si tratti di adulti e di corsi universitari e che le avvertenze riguardino opere classiche come 1"Antigone' o `Il grande Gatsby"'. Siamo a una svolta ideologica. "La caduta del Muro e la proclamata fine delle ideologie hanno lasciato campo libero a una tribalizzazione di ritorno del pianeta. La guerra fredda è finita ed è iniziata la guerra identitaria. Questa tirannia dell'offesa è soffocante. E' arrivato il momento di respirare, di imparare di nuovo a difendere l'uguaglianza senza nuocere alle libertà".

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