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Il Giornale Rassegna Stampa
13.01.2003 Un giornalista che informa
La martellante propaganda antisraeliana e antisemita nelle prime classi delle scuole palestinesi.

Testata: Il Giornale
Data: 13 gennaio 2003
Pagina: 1
Autore: Federico Novella
Titolo: «Così alle elementari i palestinesi insegnano a diventare kamikaze»
A pagina 1 del Giornale di venerdì 10 gennaio è pubblicata in prima pagina una fotografia che lascia senza fiato.



Un bimbo palestinese di circa due o tre anni indossa una minuscola divisa militare, la bandana in testa con scritte in arabo, una manina è stretta attorno ad un fucile che – forse troppo pesante per lui – è appoggiato a terra mentre un adulto, del quale si intravede solo una mano, gli solleva la piccola manina nel saluto militare.

Questa immagine introduce un articolo, a firma Federico Novella, intitolato "Così alle elementari i palestinesi insegnano a diventare kamikaze".



L’articolo riporta in maniera lucida e rigorosa i risultati di una ricerca allarmante.

Da uno studio condotto sui libri di testo palestinesi è emerso che i ragazzi nei Territori sono sottoposti costantemente, fin dalle prime classi, ad una martellante propaganda antisraeliana e antisemita.

Riportiamo integralmente l’articolo di Federico Novella che si distingue per la sua obiettività e trasparenza.

Nei giorni scorsi s’è molto parlato della qualità dei libri di testo diffusi nelle scuole italiane. C’è chi sostiene, in Parlamento e fuori, che la maggior parte dei manuali scolastici sia viziata da un alto tasso di partigianeria ideologica. Però, sotto questo punto di vista, c’è chi sta peggio. Basti leggere, per esempio, cosa c’è scritto sui libri di scuola diffusi nei territori palestinesi. Il Cmip (Centro per il monitoraggio della dinamica della pace ) è una organizzazione non governativa che, al fine di creare un "clima di tolleranza fra i popoli" ha condotto uno studio approfondito sui 160 libri scolastici su cui studiano i ragazzi palestinesi. Ebbene, i risultati della ricerca appaiono sconcertanti. E’ emerso, come Il Giornale aveva anticipato nell’ottobre 2000 con gli articoli di Gian Micalessin, che i libri di scuola diffusi nei territori dell’Anp contengono innumerevoli frasi che incitano esplicitamente alla violenza e all’odio razziale. Frasi cariche di propaganda antisemita, che finirebbero fuorilegge in qualsiasi paese democratico. A titolo informativo, ecco un breve sunto, materia per materia, di ciò che i ragazzi palestinesi imparano sui banchi di scuola (per maggiori informazioni si può consultare il sito www.edume.org).

Grammatica. Nella seconda classe (7 anni d’età) si propongono esercizi di questo tipo: "Inserire la parola esatta: Essi, egli, ella…è il comandante delle forze islamiche per la conquista di Gerusalemme" (La nostra lingua araba pag. 42). Esercizio per la terza classe (8 anni): "Forma una frase contenente le seguenti parole: Muore come un martire, per difendere, nostro eroe, la Madrepatria" (La nostra lingua araba pp 8-9). E ancora classe quinta: "Trasforma il singolare in plurale: un martire è onorato da Allah, due martiri sono onorati da Allah" E poi altro esercizio: "Trasforma le seguenti frasi dalla forma passiva a quella attiva: il nemico è stato ucciso" . Per la sesta classe (11 anni) il compito consiste nel "Comporre frasi contenenti la seguente espressione: il pericolo sionista ha generato la Jihad".

E infine, per i più grandicelli, è previsto lo svolgimento del seguente tema: "Titolo: usa i seguenti concetti: unità araba, vera fiducia in Allah, armi ultramoderne e munizioni, uso del petrolio ed altre risorse naturali come armi nella battaglia di liberazione" (La nostra lingua araba pag. 15).

Letteratura. I bimbi palestinesi debbono imparare a memoria brevi e graziose poesie. Una di queste si intitola "Mamma" e recita: Mamma, io partirò presto, prepara il sudario/Mamma, io affronto la morte, io non vacillo/Mamma, non piangere per me se cadrò/Non ho paura della morte e il mio destino è morire come un martire" (La nostra lingua araba pag. 63). Da tener presente che questi versi sono rivolti a bambini di 12 anni.

Storia. Fin dal 1994 il ministero dell’Educazione palestinese possiede la responsabilità di definire i programmi e i contenuti dei libri di testo circolanti nelle scuole. In aggiunta a questo volumi l’autorità palestinese pubblica anche alcune guide per l’insegnante che accompagnano i testi scolastici con lo scopo di stabilire le linee generali dell’attività didattica. Nel "Manuale dell’insegnante" si legge: "La resistenza mussulmana all’invasione sionista. Obiettivi: presentare la politica mussulmana di rifiuto della conquista della Palestina da parte dei sionisti; essere convinti che la Jihad sia il mezzo per liberare la Palestina dall’invasione sionista; amare i combattenti della Jihad e i martiri il cui sangue è stato sparso sul suolo di Gerusalemme; aborrire i malefici imperialisti e sionisti, che hanno causato il furto della Palestina e l’espulsione della sua gente" (pag. 168).

E pure nel libro "La storia contemporanea degli arabi e del mondo" si legge: "Lo studente deve fissare le seguenti idee generali: il sionismo è un movimento razzista e aggressivo". Sempre sullo stesso libro si scrive che "gli ebrei erano specializzati in prestito di denaro a usura, e ciò ha avuto un’influenza sull’odio che le nazioni dl mondo hanno avuto nei loro confronti" (pp 121-122). Così, nel testo "Educazione islamica" si racconta che "quando il Profeta arrivò a Medina, trovò in mezzo alla popolazione delle tribù di ebrei. In molti casi questi ebrei, grazie alla loro nota furbizia e ai loro inganni, fomentavano lotte interne. Morale: bisogna stare attenti agli ebrei poiché essi sono sleali e traditori."

Il lato curioso della vicenda sta nel fatto che questi manuali intrisi di intolleranza sono stati pagati anche con i nostri soldi. O meglio, con i fondi dell’Unione europea di cui l’Italia fa parte. Difatti sin dagli accordi di Oslo nel 1993 l’UE e i suoi Stati membri stanziano ingenti finanziamenti per il sistema educativo palestinese. E anche l’ONU, tramite l’Agenzia per l’assistenza ai rifugiati (unrwa), ha contribuito economicamente alla diffusione di questo veleno ideologico nelle scuole della Palestina.

Geografia. La geografia insegnata ai palestinesi ignora completamente il termine "Israele". Difatti si parla sempre di ebrei, sionisti e invasori: mai di israeliani. Allo stesso modo, la lista delle regioni palestinesi include città e villaggi situati nel cuore del territorio israeliano (Haifa, Beersheba, Jaffa etc).

Inoltre le mappe politiche delle regioni mediorientali sono palesemente mendaci, perché la cartina della cosiddetta "Palestina occupata" comprende tutto il territorio di Israele.

Educazione religiosa. Nel testo Educazione islamica a pag. 87, si ribadisce il concetto: Tradimento e slealtà sono caratteristiche distintive degli ebrei e bisogna stare attenti a loro". E si rincara la dose: "Il mussulmano si sacrifica per la sua fede e combatte una Jihad per Allah. Non conosce la codardia perché capisce che la sua morte è stata già consacrata e che per lui morire da martire sul campo di battaglia è meglio che morire nel proprio letto".

Nella Guida dell’insegnante diffusa dal ministero dell’Educazione palestinese, a pag. 62, sta scritto chiaro e tondo che "alla fine della lezione lo studente deve essere in grado di rispettare i combattenti della Jihad e chiedere ad Allah pietà per coloro che muoiono", nonché "prendere esempio dai combattenti della Jihad che hanno combattuto per Allah." E ancora rivolgendosi all’insegnante: "Sviluppa nello studente il desiderio di proteggere la Madrepatria dall’ingordigia dell’invasore".

Insomma quello palestinese è un classico esempio di sistema pedagogico in cui vige la "libertà di insegnamento": libertà degli autori, libertà degli insegnanti. E libertà degli studenti di morire nel nome di Allah.
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