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La Repubblica Rassegna Stampa
06.04.2022 L'Onu di fronte ai crimini di Putin in Ucraina
Commento di Paolo Garimberti

Testata: La Repubblica
Data: 06 aprile 2022
Pagina: 43
Autore: Paolo Garimberti
Titolo: «Il j’accuse all’Onu»

Riprendiamo da REPUBBLICA di oggi, 06/04/2022, a pag.43, il commento di Paolo Garimberti dal titolo "Il j’accuse all’Onu".

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Paolo Garimberti

La Russia contro la nuova
Vladimir Putin

Il lapsus freudiano dell’ambasciatore russo all’Onu Vasilij Nebenzya («tutti quei cadaveri nelle strade di Bucha non ci sono mai stati prima dell’arrivo delle truppe russe... pardon, prima della partenza») è stato un tragicomico squarcio di verità nella linea difensiva impostata dal Cremlino per negare l’autenticità di immagini che hanno fatto correre brividi di orrore in tutto il mondo. E hanno marchiato Vladimir Putin come criminale di guerra, mettendolo sullo stesso piano dei responsabili delle atrocità delle guerre balcaniche, dal mercato di Sarajevo a Srebrenica: Slobodan Milosevic, Radovan Karadzic, Ratko Mladic, tutti giudicati e condannati dalla Corte dell’Aja. Non sappiamo se l’ambasciatore Nebenzya resterà al suo posto. Putin e il suo ministro degli Esteri Sergej Lavrov, pallido emulo di quel grande maestro di bugie che era Andrej Gromyko, si sono mostrati spietati con chi sbaglia. Ma la tremolante e affannata recitazione del diplomatico al Consiglio di sicurezza di ieri, ripiegato sui fogli del discorso come se temesse di incorrere in altre gaffes, induce a pensare che fosse ancora sotto choc. Il confronto con Volodymir Zelensky, che aveva parlato prima di lui in collegamento video, è stato impietoso. Il presidente ucraino, nella tenuta militare d’ordinanza, ha recitato da attore consumato, quale era nella precedente incarnazione, un discorso di forte impatto. Nei toni e nei contenuti. Forse nessuno aveva mai messo a nudo con tanta forza oratoria l’impotenza dell’Organizzazione delle Nazioni Unite di fronte ad atrocità come quelle che si vedono ormai ogni giorno in Ucraina. Nessuno aveva mai detto con tanta chiarezza che il potere di veto di cui godono i cinque membri permanenti del Consiglio di sicurezza diventa una gabbia che finisce per tradire gli stessi scopi per cui l’Onu è stata creata: garantire la pace. Nessuno aveva mai osato ammonire che, se funziona così, tanto vale che l’Onu venga chiusa. Anche perché, di fronte alla sua inanità, le nazioni che ne fanno parte si sentiranno autorizzate a ricorrere alle armi, anziché alla diplomazia. Il mondo, ha ricordato Zelensky, non ha voluto guardare a quello che la Russia ha fatto con la Georgia, la Crimea, la Transnistria, per non parlare della Siria. E la guerra in Ucraina è la conseguenza di di questa indifferenza e di questa ipocrisia. Di fronte alla contro-narrazione russa delle atrocità di Bucha e di Borodyanka (ma anche di Irpin e Mariupol, documentate nel video mostrato al Consiglio a corredo del suo intervento) il presidente ucraino ha avuto buon gioco a ricordare qual è la tecnica della disinformazione usata da Mosca: offrire versioni discordanti, citare testimonianze che non possono essere verificate (l’ambasciatore Nebenzya ne ha inficiato il suo discorso al Consiglio di sicurezza) ricorrendo a media complici o compiacenti. L’esempio del volo della Malaysia Airlines, abbattuto nel cielo di Donetsk il 17 luglio 2014 (298 morti), è calzante. Per i russi fu colpito da un missile ucraino e lo stesso Putin ne incolpò l’esercito ucraino, che combatteva i separatisti del Donbass, con parole che ricordano le motivazioni usate oggi per giustificare l’invasione: «Non sarebbe successo se Kiev non avesse ripreso le operazioni militari». Tutti i media legati al Cremlino, come la rete televisiva Rti nella sua versione inglese e il sito internazionale Sputnik, hanno rilanciato la versione della colpevolezza ucraina. Cinque anni dopo la commissione internazionale di indagine ha incriminato quattro persone, tre russi del Gru, il servizio di spionaggio militare, e un separatista ucraino. La maskirovka, la tecnica del cammuffamento, fa parte della dottrina militare sovietica ed è stata descritta con precisione nel 1944 dall’Enciclopedia Militare Sovietica. Ma nella sue versioni più aggiornate prevede strumenti “strategici, politici e diplomatici”, compresa la “manipolazione dei fatti” per influenzare le opinioni pubbliche interna e internazionale. E quello che fanno sistematicamente, da quando è cominciata la guerra, i varii Peskov, Lavrov e lo stesso Putin nel suo oceanico comizio allo stadio Luzhniki di Mosca. La “denazificazione” dell’Ucraina, che ha occupato una buona parte del discorso al Consiglio di sicurezza dell’ambasciatore Nebenzya, rientra in questa strategia. Ma con le moderne tecnologie, ben diverse da quelle del 1944, è più facile smascherare le varie versioni della maskirovka. E sarà sempre più difficile per Putin, anche se resterà ancora a lungo al potere (il Cremlino è ben più inespugnabile del palazzo di Milosevic a Belgrado) allontanare da sé la macchia di quei crimini di guerra che le immagini dall’Ucraina fanno entrare ogni sera nelle nostre case.

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