Sanremo 1971: la manifestazione che diede il via alle lotte per i diritti Lgbt in Italia Oggi al Circolo dei lettori di Torino (ore 18:00) Angelo Pezzana con Elena Loewenthal, Luca Beatrice, Francesco Urbano Ragazzi, Roberto Mastroianni
Testata: La Repubblica Data: 05 aprile 2022 Pagina: 10 Autore: Federica Cravero Titolo: «Il blitz che 50 anni fa diede il via alle lotte per i diritti Lgbt»
Riprendiamo da REPUBBLICA - Torino di oggi, 05/04/2022, a pag.10, la cronaca di Federica Cravero dal titolo "Il blitz che 50 anni fa diede il via alle lotte per i diritti Lgbt".
«Abbiamo fatto la storia, ma in quel momento non ce ne rendevamo conto. In seguito ci hanno descritto come una massa di persone in rivolta, ma in realtà eravamo appena una quindicina, con un paio di cartelloni e non avevamo neanche chiamato un fotografo... I pochi scatti che restano li fece qualcuno di noi». Mezzo secolo dopo Angelo Pezzana, 82 anni, fondatore del Fuori! e uno dei padri del movimento di liberazione sessuale in Italia, ricorda quel giorno in cui per la prima volta gli omosessuali si presentavano con un'uscita pubblica. Sanremo, 5 aprile 1972. Al casinò era stato organizzato un convegno di psichiatri chiamati a discutere dell'omosessualità come malattia. In mezzo ad autorevoli coloni si infiltrarono anche Pezzana e Carlo Sismondi, partiti da Torino fingendosi medici e mandarono all'aria il programma. Anzi, il convegno nemmeno iniziò. Erano arrivati Mario Mieli da Londra e la scrittrice francese Françoise D'Eaubonne, «che prese il microfono dal tavolo dei relatori — racconta Pezzana — Iniziò a dire "io sono lesbica, siamo noi che dobbiamo parlare di noi stessi" e andò avanti per dieci minuti. Poi di Federica Cravero lanciammo delle fialette puzzolenti e tutta la sala si svuoto. Era stata la giornata della ribalta per noi che nella primavera di un anno prima eravamo usciti con il numero zero del Fuori! e che avevamo iniziato a farci conoscere attraverso una rete di amici in tutta Italia e all'estero, ma era qualcosa di privato».
Per il cinquantesimo anniversario di quell'evento il Circolo dei lettori di Torino, in via Bogino 9, organizza oggi alle 18 un incontro con Angelo Pezzana, la scrittrice Elena Loewenthal, il critico d'arte Luca Beatrice, il duo curatoriale Francesco Urbano Ragazzi e Roberto Mastroianni, presidente del Museo diffuso della Resistenza di Torino, che l'anno scorso ha ospitato la mostra sui 50 anni del Fuori! L'appuntamento, moderato da Maurizio Gelatti, è anche l'occasione per presentare due libri: il catalogo della mostra curato da Mastroianni con Chiara Miranda e anche una voluminosa raccolta dei primi dodici numeri del Fuori! «In vista del rifacimento della collezione permanente, stiamo ragionando a come valorizzare la collaborazione che abbiamo instaurato con la Fondazione Sandro Penna che ha l'archivio del Fuori! — spiega Mastroianni — La storia italiana è strettamente intrecciata alla lotta per i diritti combattuta dagli omosessuali». Un'idea che potrebbe trovare sinergie nella proposta, avanzata già da qualche tempo, di creare a Torino un museo della sessualità, sullo stampo di quello di Berlino, che sia anche luogo di ritrovo oltre che di spettacolo, di cultura e di memoria.
Proprio dagli archivi spunta anche la cronaca che di quella giornata a Sanremo fece il giorno dopo sulla Stampa l'inviato Luciano Curino. "Vivaci proteste in strada a Sanremo per il primo congresso di sessuologia" era il titolo e «fu la prima volta che su un giornale comparve la parola omosessuale. Fino a quel momento di noi si era parlato sui giornali solo per fatti di cronaca nera, chiamati in modi spregiativi». Il libraio torinese riavvolge il nastro della memoria e riaffiorano ricordi di una spiazzante attualità quando finisce a parlare del 1977, quando andò a Mosca per invocare la liberazione del regista Sergej Paracjjanov. «Ma non voglio passare come un coraggioso eroe — dice con sincerità — persi quattro chili in cinque giorni, non mangiavo più per la paura. Fui arrestato, mi chiesero i nomi di tutti coloro che avevo incontrato e ovviamente non li feci. Mi dissero che non avrei più messo piede in Unione Sovietica e mi caricarono su una macchina con quattro del Kgb, temevodi finire in Siberia invece mi misero su un aereo per l'Italia. Quando vedo quello che sta succedendo oggi e come l'atteggiamento di Mosca non sia cambiato, mi verrebbe voglia di ripartire. E lo farei, se avessi qualche anno di meno...».
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