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La Repubblica Rassegna Stampa
31.03.2022 Kenneth Rogoff: 'Sanzioni alla Russia fondamentali per fermare la guerra'
Intervista di Eugenio Occorsio

Testata: La Repubblica
Data: 31 marzo 2022
Pagina: 14
Autore: Eugenio Occorsio
Titolo: «Rogoff: 'Sanzioni fondamentali per fermare la guerra di Putin'»

Riprendiamo dalla REPUBBLICA di oggi, 31/03/2022, a pag. 14, con il titolo "Rogoff: 'Sanzioni fondamentali per fermare la guerra di Putin' ", l'intervista di Eugenio Occorsio.

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Eugenio Occorsio

Kenneth Rogoff: “Criptovalute al bando, aiutano gli affari illegali” - la  Repubblica
Kenneth Rogoff

«Pagare gas e petrolio in rubli è impossibile, malgrado l’arroganza di Putin». Ieri il portavoce del Cremlino ha detto che il nuovo sistema entrerà in vigore gradualmente. «Parziale o totale, è un metodo inaccettabile. Ma da uno che avvelena i dissidenti col polonio, ha usato armi chimiche in Siria, minaccia di sganciare l’atomica, mi aspetto di tutto». Kenneth Rogoff a fine conversazione abbandona l’aplomb del rigoroso economista – il professore di Harvard è uno dei più prestigiosi monetaristi del mondo – per dare sfogo all’angoscia: «Come dal punto di vista militare, si oscilla fra larvate aperture e picchi di ostilità. La strada sarà lunga. Fa bene il presidente Biden a tenere alta la guardia alta».

Oggi scade il termine, inizialmente perentorio, per pagare in rubli gli idrocarburi. Alla ventitreesima ora la Russia parla di “gradualità”: che dobbiamo pensare? «Il problema rimane. Le compagnie occidentali dovrebbero procurarsi ingenti quantità di rubli (l’equivalente di un miliardo di dollari al giorno, ndr ) ma il mercato del rublo è bloccato dalle sanzioni. La Banca centrale ha limitazioni fortissime, e proprio per questo le sanzioni sono le più dure mai comminate. Può solo, come fa oggi, accettare che Gazprom quando riceve un pagamento in dollari ne riversi una parte presso di essa cambiandola in rubli per sostenere la valuta, e con un’altra parte ripaghi il debito estero (qualcosa del genere si faceva in Italia nella crisi degli anni ’70 presso l’Ufficio Italiano Cambi per le aziende esportatrici, ndr) ».

Quindi non si può aderire alle richieste di Putin? «No. La procedura di cui parlavo è tutta interna alla Russia. Qualsiasi movimento valutario esterno oltre al mero pagamento delle forniture presso Gazprombank, che non è embargata, incappa nei divieti previsti delle sanzioni, dirette e indirette. Il Tesoro Usa monitora chiunque fa affari con la Russia tramite l’Ofac ( Office of Foreign Assets Control ) e blocca senza eccezioni chi acquista rubli. Molte operazioni oltretutto sono “settled” (“chiuse”) dalla Fed».

Ma Putin aveva la facoltà di intraprendere un’iniziativa del genere? «Certo che no. In pratica ci chiede di sostituirci alla sua banca centrale. La prima reazione dei Paesi occidentali dovrebbe essere di denunciare per rottura dei termini contrattuali la Gazprom, sempre che non fosse prevista una simile variazione ma non credo, anche se i contratti sono custoditi gelosamente. Il problema è a quale Tribunale presentare l’appello e come far rispettare la sentenza. La Corte penale dell’Aja ha già rinviato a giudizio Putin per crimini contro l’umanità: in sede “civile” tutto è più complicato».

Anche al “cliente speciale” cinese Mosca chiede di pagare in rubli? «No, perché la Cina non è un “Paese ostile”. La relazione fra Mosca e Pechino è sempre più forte, ha diverse ambiguità ma è la chiave di tutto. La Russia considera la Cina l’acquirente ideale per i suoi idrocarburi, e Pechino lavora dietro le quinte per riscuotere domani un cospicuo “dividendo della pace” e perseguire il disegno di diventare la prima potenza mondiale. La Cina, va detto, non ha l’aggressività militare che sfoggia da decenni la Russia sotto qualsiasi regime, fin da Budapest 1956 e Praga 1968».

La Russia fallirà? «Non è importante, tecnicamente è già fallita più volte com’è successo a molti, compresi gli Stati Uniti. Bastano le sanzioni: forse non sono decisive ma giocheranno un ruolo fortissimo, specialmente se il conflitto si prolungherà».

La Germania annuncia piani di razionamento del gas e avvia il riarmo, discussione che coinvolge anche l’Italia. Sono collegati? «Capisco la resistenza delle opinioni pubbliche, il modo per superarle è che l’Europa lavori veramente insieme per non farsi trovare impreparata di fronte, che so, alla minaccia di Putin sugli Stati baltici. Capisco ancora di più le difficoltà dei bilanci nazionali già compressi dalla pandemia. Le spese per la difesa però a volte non sono un lusso ma una necessità».

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